Pluteo con grifoni. Proveniente dall'Oratorio di santa Maria alla pusterla.
Inizi VIII sec. Pavia, Museo Civico Malaspina
I Longobardi produssero un'arte ben caratterizata e omogenea nello stile. Gli apporti culturali della tradizione germanica si fusero con influenze bizantine e classiche fino a determinare un linguaggio autonomo e originale.
Cripta di sant'Eusebio. VII sec. Pavia
Per più di 200 anni, tra il VI e l'VIII secolo in Italia si assiste alla dominazione dei Longobardi, stanziati in due grandi territori, uno corrispondente a tutta l'area settentrionale e occidentale fino alla Toscana, l'altro nella zona centro-meridionale, comprendente i ducati di Spoleto e Benevento. Il Longobardorium Imperium, inizia esattamente tra il 568, quando i Longobardi provenienti dalla Pannonia, entrano in Italia conquistando le regioni settentrionali, stabilendo la loro capitale a Pavia e termina il 774 quando furono sconfitti dai Franchi, alleati del papato.
Chiesa di Santa Sofia. Benevento.
Durante l'VIII secolo l'impero longobardo si espande e intreccia rapporti commerciali con l'impero bizantino, già organizzato in Esarcato e raggiunge un momento di massimo splendore sotto il re Astolfo, nel 751.
Oratorio di Santa Maria in Valle. VIII sec. Cividale del Friuli
I centri in Italia dove sono concentrate le più importanti testimonianze di arte longobarda sono Pavia, Cividale del Friuli, Spoleto e Benevento. Ma esistono numerosi resti e manufatti che l'archeologia riporta continuamente alla luce anche in molte località minori un tempo appartenenti alla dominazione longobarda.
Nonostante la mancanza di una vera unità politica e territoriale, I Longobardi produssero un'arte ben caratterizzata e omogenea nello stile. Gli apporti culturali della tradizione germanica si fusero con influenze bizantine e classiche fino a determinare un linguaggio autonomo e originale.
Alcuni elementi peculiari dello stile longobardo si rintracciano nel repertorio figurativo, molto diverso da quello tardo-romano. Mentre la figurazione classica è tutta centrata sull'uomo, l'arte longobarda, come tutte le correnti germaniche, privilegia immagini desunte dalla natura, come animali (aquile, serpenti, draghi, leoni) e piante (fiori, foglie), a cui aggiunge oggetti (tenaglie e altri attrezzi) armi e simboli (croci, trecce, intrecci di nastri, nodi). Poiché nella maggior parte dei casi si tratta di rappresentazioni simboliche, dal punto di vista stilistico è nettamente contrario al principio di 'mimesis' o verosimiglianza, orientandosi verso una severa e astratta stilizzazione e deformazione. Spazio e volume non sono rappresentati, le proporzioni non sono rapportate al soggetto rappresentato ma alle dimensioni e caratteristiche del supporto, le composizioni rispondono a criteri concettuali e ad un gusto decorativo incline al cosiddetto horror vacui, la tendenza, cioè, a riempire ogni spazio senza lasciare vuoti.
A. Cocchi
Un gruppo di oggetti di straordinaria fattura e particolarmente preziosi raccolti sotto il nome di Tesoro di Teodolinda sono conservati nel Museo del Duomo di Monza. Si tratta di opere di oreficeria realizzati con tecniche raffinatissime da anonimi artisti Longobardi.
Corona ferrea. Metà del IX secolo. Oro gemme e smalti.
Diametro 15 cm, altezza 3,5 cm.
Duomo di Monza, Cappella di Teodolinda.
La Corona ferrea o del Ferro, è un diadema formato da sei lamine d'oro rettangolari unite da cerniere.
E' decorata da 46 gemme, poste all'interno di una raffinata lavorazione floreale a sbalzo in oro smaltato.
L'interno della corona ha una sottile lamina di ferro che secondo la leggenda sarebbe stata forgiata con uno dei chiodi della crocifissione di Gesù. Per questo per molto tempo fu il simbolo del regno italico e fu usata per incoronare re ed imperatori, da Carlo Magno a Ferdinando I d'Austria nel 1838 ("Il santo chiodo è posto sul capo degli Imperatori"). In seguito, nel 1859 fu portata a Vienna e fu restituita all'Italia nel 1866 dove si trova tuttora custodita nella Cappella di Teodolinda all'interno del Duomo di Monza.
Evangelario di Teodolinda. 603. Monza, Museo del Duomo.
Ne rimane solamente la legatura composta da due placche (34,10 x 26,50 cm) in oro decorate da smalti, pietre preziose e cammei.
Le pietre sono incastonate a freddo.
In ogni lastra, all'interno di una cornice decorata a fiori stilizzati, troviamo una croce latina con i quattro bracci leggermente più ampi alle estremità: al centro di questa si trova una pietra levigata rotonda, mentre nei bracci troviamo pietre preziose e pietre rotonde alternate tra loro. Le pietre preziose, di forma quadrata o ovale, sono state disposte in modo da accostare forme e colori diversi.
L'evangelario secondo la tradizione fu donato a Teodolinda da papa Gregorio I nel 603, per ringraziarla dell'opera di conversione del popolo longobardo al Cristianesimo.
Poi dalla regina venne regalato alla basilica di San Giovanni Battista, dove è conservato ancora oggi.
Chioccia con sette pulcini. VI secolo e interventi successivi.
Argento sbalzato e dorato. Monza, Museo del Duomo
L'opera è in argento dorato impreziosito da rubini (negli occhi della chioccia) e smeraldi (negli occhi dei pulcini).
La chioccia, quasi sicuramente più antica del resto delle composizione, fu lavorata a sbalzo, mentre i pulcini furono ottenuti per fusione.
Sotto, un basamento circolare di rame sostituisce l'originale in argento.
Secondo la tradizione questo lavoro di oreficeria fu ritrovato nella sepoltura della regina, e secondo i Bavari (popolazione germanica da cui proveniva Teodolinda) questo soggetto era ritenuto il simbolo del rinascere della vita.
Croce di Teodolinda, Monza, Museo del Duomo.
E' una croce pettorale in cristallo di rocca appartenuta alla regina longobarda. Sopra vi è incisa una piccola Crocifissione in stile bizantino.
E' anche detta Croce di Adaloaldo: infatti sembra corrispondere a quella donata a Teodolinda dal papa Gregorio Magno nel 603 per il battesimo del figlio Adaloaldo.
Questa croce inoltre è stata indossata dal papa Paolo VI durante il suo viaggio in Terrasanta nel 1963.
Croce di Agilulfo, inizio VII secolo, 22,50 x 15 cm, Monza, Museo del Duomo.
E' una croce latina in oro con i bracci leggermente svasati alle cime.
E' decorata con pietre preziose e raffigurazioni di Cristo, di arcangeli e di apostoli.
Sei pendenti di perle sono appesi a catenelle, sempre in oro: quattro ai bracci laterali e due al braccio inferiore.
Le pietre sono incastonate a freddo e seguono uno schema rigidamente simmetrico: alternando pietre bianche e verdi, rotonde e rettangolari secondo una composizione chiara e ordinata.
Nei bordi della croce ci sono motivi a rilievo.
Corona di Teodolinda. VI-VII secolo, oro e gemme, Monza, Museo del Duomo
Questa corona votiva è un altro esempio di oreficeria longobarda.
Si tratta di un diadema in oro, madreperla e gemme che richiama un gusto bizantino.
Le gemme che la decorano sono di forma circolare o quadrata e racchiuse da sottili lamine d'oro, infine sono disposte in cinque ordini paralleli.
Lungo i bordi superiore e inferiore si possono notare anche dei piccoli fori ai quali si possono agganciare delle decorazioni pendenti.
Questa corona anche se meno nota e meno importante storicamente di altri pezzi del tesoro è comunque uno dei gioielli più belli
Fratelli Zavattari. Banchetto delle nozze di Teodolinda. 1444.
Affresco. Cappella di Teodolinda, Duomo di Monza
Teodolinda, figlia di Garibaldo, duca di Baviera, re dei Bavari, entra nelle cronache alto medioevali, tanto spesso tragiche e sanguinose, come una donna amata e rispettata. Già quando Paolo Diacono, ascoltando la poesia orale del suo popolo, trascrisse sulla pergamena tradizioni e leggende, sottolineò come la regina, con il suo operato, fosse benvoluta sia dal popolo sia dai grandi di quell'epoca.
Il merito di Teodolinda fu quello di spianare la strada all'integrazione fra Longobardi e Romani, poiché attraverso coraggiose scelte di carattere religioso, portò pace e benessere alle terre da lei governate. La pace tra Longobardi e l'Impero Romano fu un impegno costante che venne benevolmente accolto anche attraverso contatti epistolari con papa Gregorio Magno.
La sua collaborazione con il Papa non si svolse solo sul piano religioso, ma anche su quello politico. I loro sforzi congiunti favorirono un accordo che garantì una pace decennale nel VII secolo. Gregorio serbò riconoscenza alla regina per il suo impegno sociale e politico, e le inviò numerosi doni per suggellare il rispetto e l'amicizia.
G. Gozzi
Il video illustra i luoghi in Italia del Longobardorum Imperium, una dominazione lunga più di 200 anni e sviluppatasi tra il 568 e il 774 d.C. Particolare attenzione è rivolta all'architettura e alle arti.
Patrimoni dell'UNESCO. I luoghi del potere longobardi in Italia
Un breve e interessante video alla scoperta del Duomo di Monza e il tesoro di Teodolinda
Monza, il tesoro di Teodolinda.- Italia.it
Breve documentario ci guida in uno dei più suggestivi monumenti corstruiti dai Longobardi in Italia: il tempietto di Cividale del Friuli.
Il Tempietto longobardo di Cividale del Friuli.- shortymedia
Interessante documentario riferito alla Historia Langobardorum di Paolo Diacono con interviste a eminenti storici, archeologi, storici dell’arte e testimonial d’eccezione (Toni Capuozzo, Vincenzo Cerami, Philippe Daverio, Giuseppe D’Avino, Maurizio Mastrini, Omar Pedrini, Peppino Principe). Il film è girato nei sette luoghi italiani inseriti nella World Heritage List UNESCO come sito seriale: “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)"
L'Italia dei Longobardi. - Archeoframe IULM
Un efficace video didatico con sintesi sulla storia dei Longobardi in Italia.
I longobardi. Hub scuola.
La storia dei Goti e dei Longobardi rivisitata da Alberto Angela.
Goti e Longobardi. - Materiali didattici
Arte medievale.
Mappa concettuale sulle correnti e gli stili artistici del Medioevo. Esempi e caratteristiche. Autore: A. Cocchi
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Durante il Medioevo si sono avvicendati stili e correnti artistiche in una situazione ricca di importanti novità. La Mappa concettuale di geometrie fluide mette a fuoco il panorama artistico del Medioevo evidenziando i passaggi e le caratteristiche principali, offrendo una visione facilmente comprensibile.
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- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.
- Paolo Diacono, Storia dei longobardi, Milano, Electa 1985
- Hubert et alli, L'Europa delle invasioni barbariche, Milano, Rizzoli editore, 1968.
- Aa. Vv., Magistra barbaritas, i barbari in Italia, Milano, Libri Scheiwiller 1984.