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Casa Milà

Casa Milà, costruita per Roser Segimon de Mila fra il 1905 e il 1910, è caratterizzata dall'audacia innovativa tipica dello stile di Antoni Gaudì.
Le superfici ondulate e scabre sembrano dovute ad antichissimi eventi geologici, come se si trattasse di una formazione rocciosa sagomata e consumata dall'erosione di mari preistorici e di altri agenti atmosferici. Proprio per via di questo aspetto è conosciuta come «La Pedrera», che significa: «la cava di pietra».

Anche dal punto di vista compositivo e planimetrico Gaudì segue un criterio "organiforme". La pianta, infatti, ha una forma dal profilo curvilineo. Attorno ai due cortili interni, di forma rotondeggiante si articolano tutti gli ambienti della costruzione, sviluppati su cinque piani. L'imponente edificio, soprattutto se visto da lontano, sembra un grande roccione di pietra. Anche i balconi rispecchiano la visione naturalistica, poichè le ringhiere in ferro battuto sembrano ispirarsi a forme vegetali o a intrecci di alghe.

Seguendo una simbologia mistico-religiosa, Gaudì decide di utilizzare esclusivamente linee curve, secondo la convinzione che esprime lui stesso: «La retta è la linea degli uomini e la curva è la linea di Dio». Esiste una notevole differenza rispetto alla precedente Casa Vicens, nella quale prevalevano le linee rette, soprattutto verticali e una ricca policromia dovuta alla decorazione in ceramica.

La facciata è tutta percorsa da linee ondulate, che fanno risaltare gli intervalli dei solai tra un piano e l'altro. Le finestre si conformano all'aspetto generale e alludono a grotte e aperture naturali.
Per aumentare l'effetto dinamico e naturalistico, i balconi sono volutamente inseriti fuori dell'asse di simmetria.
Per sostenere il tetto, Gaudì ha progettato archi paraboloidi di dimensioni e altezze differenti, costruiti con mattoni inseriti in profondità e che con uno spessore minimo sono in grado di sviluppare la massima forma portante.

Grande attenzione è stata riservata alla lavorazione dei materiali: sulla superficie dei muri esterni, un raffinatissimo lavoro artigianale ha permesso di realizzare l'effetto di scabrosità e porosità tipica della superficie della pietra.
Dietro l'impressione di apparente arbitrarietà e di irrazionale abbandono alla decorazione e alla stravaganza, ogni più piccolo dettaglio è studiato e progerttato con cura, risponde a un sapere scientifico e tecnico di altissimo livello e a una logica altamente razionale.

A. Cocchi


 

Bibliografia e sitografia.

L. Quattrocchi. Gaudì. Art Dossier n. 84. Giunti, Firenze, 1993
R. Bossaglia Storia dell’arte. Dal Neoclassico all’arte del nostro tempo. Vol. 1. Principato editore, Milano 2003
G. Dorfles, A. Vettese Arti visive. Protagonisti e movimenti. Il Novecento. Edizioni Atlas, Begamo, 2004
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell’arte. Vol. 3. Editori Laterza, Roma-bari-2006
N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984

 
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