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Cacciata di Adamo ed Eva

Si trova sul pilastro sinistro, di fronte, e in corrispondenza a quello con la Tentazione di Masolino.
Masolino
propone una scena idilliaca: le figure sono idealizzate, hanno una psicologia indefinita, dialogano fra loro con gli sguardi.
Il disegno è molto morbido, curvilineo, il colore addolcisce i corpi che  hanno forme delicate, proporzioni longilinee e un'anatomia appena accennata. Sono atteggiate con grazia e sembrano molto leggere.
In confronto alla scena dei Masolino, che appartiene a una visione ancora tardogotica, quella di Masaccio è più violenta: c'è una resa drammatica e concreta dell'episodio biblico. Ma è anche più moderna, perchè vengono introdotti nuovi elementi stilistici. Ancora più vivo è il contrasto luce-ombra da cui nascono le forme dei corpi, i loro movimenti, la tragica espressione dei volti con tratti appena accennati, ma in cui si fissa una maschera di dolore.
La concretezza e verità  delle figure di Masaccio è dovuta sia alla mancanza di idealizzazione, sia a una conoscenza molto più precisa dell'anatomia, basata, probabilmente da studi dal vero e dall'osservazione di situazioni reali.  Adamo ha il petto gonfio in fase inspiratoria e il ventre contratto come in un singhiozzo e si copre il viso con le mani, in preda al pianto. Anche Eva ha il viso stravolto dal pianto, la testa rovesciata all'indietro e la bocca urlante.
Non mancano i riferimenti all'antichità : l'Adamo di Masaccio sembra riferibile agli esempi tardo-ellenistici del Marsia o del Laocoonte.
Eva
è più vicina a modelli classici, sul tipo della Venere pudica greco-romana, desunta probabilmente attraverso la conosccenza dell'allegoria della Temperanza, realizzata da Giovanni Pisano nel suo Pulpito del Duomo di Pisa.
Le deformazioni dei volti, così accentuati e patetici derivano dalle maschere del teatro greco e romano. I modelli classici testimoniano dell'avanzato livello di studi sull'antichità  che sostengono la nuova espressività  di Masaccio.
I due nudi dovevano anche entrare in rapporto con il dipinto perduto presente in casa Rucellai a Firenze. "un maschio et una femmina" citata dal Vasari e oggi scomparsa.

Tra i riferimenti più attuali si può notare l'espressione di Eva, quasi grottesca con la bocca aperta che urla la sua disperazione, analoga alla testa in pathos di Isacco nella formella di Brunelleschi con Il Sacrificio di Isacco, per la porta del Battistero di Firenze.
L'effetto drammatico, con le espressioni tragiche, le forme piene dei corpi e i loro movimenti, nascono soprattutto dal contrasto luce-ombra che fa risaltare con forza la presenza fisica, concreta dei due personaggi. 
I colori caldi accentuano il tono drammatico, sottolineato anche dall'assenza di dettagli che possano distrarre l'osservatore.
Anche l'ambiente sembra rispecchiare il dolore devastante dei protagonisti: Masaccio ambienta la scena in un deserto, una natura, quindi ostile agli uomini, che accresce la sua accezione negativa proprio in contrasto con il favoloso giardino dell'Eden, rappresentato da Masolino nella scena di fronte.

L'angelo, librato in volo e rappresentato di scorcio è un'invenzione di Masaccio che inserisce nell'opera la novità  della prospettiva applicata alla figura umana.

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia

AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
S. Borsi Masaccio. Dossier Art Giunti, Firenze 1996
P. Volponi, L. Berti L'opera completa di Masaccio. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006

 

 

 
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