Animali in quadri famosi

Da Leonardo Da Vinci a Picasso, passando per Cassius Marcellus Coolidge e Raffaello Sanzio gli animali, dopo le donne, gli angeli e gli uomini in generale, sono stati gli elementi prediletti di molti pittori.
Per seguire la moda o la cultura, come significato simbolico o semplicemente come gesto d’amore nei confronti del proprio fedele amico essi sono i protagonisti di molti quadri famosi rendendoli tali proprio grazie alla loro presenza.
Il forte valore simbolico che ruota intorno alla figura dell’animale comincia dal Rinascimento quando si era soliti accostare al protagonista ritratto un oggetto o un animale che ne avvalorasse le proprie virtu’, ad esempio ritrarre qualcuno accanto ad un cane significava esaltarne la fedeltà e la lealtà.

 


Leonerdo da Vinci. La dama con l'ermellino. 1485-90.
Olio su tavola. cm. 54X40,3. Cracovia, Czartoryski Muzeum.

 

La Dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci si colloca in questa tipologia di ritratti.
In quest’ opera, che raffigura la nobildonna Cecilia Gallerani, Leonardo riesce a cogliere e a raccontare un frammento di vita della giovane cogliendo il suo stato d’animo e ritraendola con lo sguardo rivolto altrove. La stessa espressione si ritrova anche nell’ermellino, che secondo molti studiosi si tratta in realtà di un furetto, il cui manto candido rappresenta alcune virtù come la purezza, la genuinità e la pacatezza, oltre ad essere connesso alla nobiltà e alla regalità. Esso inoltre era il simbolo del casato di Ludovico il Moro, di cui Cecilia era l'amante, ed in greco ermellino è detto galé, termine che per assonanza richiama il cognome Gallerani.

 


Raffaello Sanzio. dama con il liocorno. 1505-06.
Olio su tavola. cm 65X51. Roma, Galleria Borghese.

 


Dopo Leonardo anche Raffaello Sanzio ha realizzato una famosa opera che ritrae una donna con un animale, si tratta de La dama con liocorno (1505-1507) che ha una storia alquanto singolare perché ha subito negli anni una serie di rimaneggiamenti.

 


La Dama col Liocorno in una foto prima del restauro del 1935

 

 

Nel quadro è raffigurata una fanciulla bionda con in grembo un piccolo unicorno, ma da una foto risalente al 1930, si può vedere chiaramente
che l’unicorno non c’era, le spalle della donna erano coperte da un mantello e sono presenti la palma ela ruota, simboli lcollegati a Santa Caterina d’Alessandria. Successivamente, un esame radiografico del 1935 rivelò che tali elementi erano stati aggiunti da una mano diversa da quella dell'Urbinate, mentre emerse l'immagine dell'unicorno, riportato poi alla luce dal restauro effettuato. L’unicorno, simbolo di castità, è legato alla tipologia del ritratto nuziale per esaltare le virtù della giovane sposa.

 


Tiziano Vecellio. Venere di Urbino. 1538. Olio su tela.
cm. 119X135. Firenze, Galleria degli Uffizi


Il 500 e’ molto ricco di opere d’arte in cui sono ritratti degli animali. Molti di questi sono poco visibili o per lo meno resi tali dalla figura umana predominante, tra gli esempi più importanti troviamo la Venere d’Urbino e il Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere di Tiziano Vecellio. In entrambe le opere. Esposte nella Galleria degli Uffizi, e’ stato ritratto un piccolo cagnolino bianco e marrone (probabilmente apparteneva all’artista) che rammenta il dovere di lealtà verso lo sposo.

 


Tiziano Vecellio. Ritratto di Eleonora Gonzaga. 1538.
Olio su tela. cm. 114X102,2. Firenze, Galleria degli Uffizi


La Venere di Urbino fu ispirazione di molte opere successive che fu portato avanti per tutto il XIX secolo, fino all’Olympia di Édouard Manet che invece del cane, mise ai piedi del letto un grazioso gattino nero quasi invisibile perché si mimetizza con lo sfondo scuro.

 


Edouard Manet. Olympia. 1863. Olio su tela. cm. 130,5X190. Parigi, Musée d'Orsay

 


Al di là della pittura, molti furono gli artisti vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, che, oltre a ritrarre gli splendidi felini, possedevano dei gatti.
Henri Matisse, uno dei maggiori esponenti del fauvismone aveva piu’ di uno e molte sono le sue opere che videro protagonisti i suoi deliziosi compagni di vita tra le quali Gatto e pesci rossi.

Oltre ai gatti anche altri animali nell’ 800 e nel ‘900 hanno trovato ampio spazio nelle opere d’arte.Il piu’ famoso e’ il quadro di Cassius
Marcellus Coolidge, che ritrae dei cani al tavolo verde, ma prima di lui il pittore americano William Holbrook Beard, molto appassionato di natura ed animali selvatici, ha ritratto in maniera umanistica degli animali. In particolare il quadro The Game Poker è particolarmente inquietante nella sua rappresentazione di scimpanzé in abiti rinascimentali che giocano a carte.


Coolidge invece in una serie di nove dipinti raffigurò dei cani che giocano a poker, in Friend in Need a differenza di quanto avviene nel quadro con gli scimpanzé non vuole antropomorfizzare la figura del cane ma la rappresenta cosi com’è pur aggiungendo elementi non proprio canini, come sigari, pipe e bicchieri di whiskey.

Tra i cani più famosi dell’arte c’è anche il Ragazzo col cane, di Picasso. Forse non tutti sanno che l’artista possedeva un bassotto di nome Lump che era diventato suo inseparabile compagno di vita e che di tanto in tanto egli amava ritrarre in un angolino in alcune delle sue opere. Tuttavia nel Ragazzo col cane non troviamo il bassottino ma un altro cane che viene accarezzato dal malinconico protagonista del ritratto. Lo sguardo triste dell’animale enfatizza lo stato d’animo del ragazzo.

 

Negli autoritratti realizzati dall'artista messicana Frida Kahlo troviamo gli animali più disparati. Gli animali che l’artista ritrae accanto a sé nelle sue tele non sono altro che il suo alter ego, creature del suo mondo interiore. Nonostante la grave malformazione di cui era affetta (spina bifida) e il grave incidente in cui rimase vittima all’età di 18 anni che la costrinse a subire piu’ di 30 interventi e a convivere con il suo corpo martoriato, Frida e’ rimasta sempre molto attaccata alla vita e gli animali che ha scelto per le sue opere lo dimostrano. Ritroviamo, infatti, le scimmie, che nella cultura messicana rappresentano sia la morte sia il clown, il gatto nero, animale dalle nove vite che cade sempre in piedi e sconfigge la morte ed anche i pappagalli, ovvero gli animali sacri del Messico che Frida ha sempre amato.

Uno dei suoi più famosi capolavori l’Autoritratto con collana di spine e colibrì (1940) rappresenta al meglio tutta la sua complessa personalità e il suo particolare stile di dipingere. Ancora una volta Frida rappresenta tutta la sua sofferenza fisica con una collana di spine che le trafigge il petto ed il collo facendoli sanguinare. Il dipinto è stato realizzato dopo un forte periodo di crisi con il marito e collega Diego Rivera e il difficile rapporto con il coniuge viene rappresentato nella figura del colibrì, simbolo della prigionia nella quale Frida si sentiva costretta.La scimmia alla sue spalle in questo caso rappresenta il figlio tanto voluto e mai arrivato, il gatto è la visualizzazione del male ma allo stesso tempo (dato che ha nove vite) della continua rinascita mentre le farfalle e le libellule sono il simbolo della libertà dalla sofferenza fisica che Frida tanto desiderava.

Elisa Moreno

 

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