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Lo Sposalizio della Vergine


Raffaello Sanzio. Sposalizio della Vergine (1503-04) Milano, Pinacoteca di Brera


Quando esegue questo dipinto Raffaello ha circa vent'anni. Ha appena compiuto la sua formazione presso il maestro Pietro Perugino ed ha già  realizzato le sue prime opere.
Lo Sposalizio è il capolavoro conclusivo del suo periodo giovanile. àˆ firmato e datato 1504 sul fregio del porticato del tempio, e gli è stato richiesto dalla famiglia Albizzini, per la cappella di San Giuseppe, nella chiesa di San Francesco a Città  di Castello, ora si trova a Milano al Brera.
L'opera di Raffaello, naturalmente, risente degli insegnamenti del maestro, come già  aveva notato il Vasari, e precisamente si riferisce a due opere peruginesche: l'affresco con La Consegna delle Chiavi, del Vaticano, e la pala con Lo sposalizio della Vergine, conservato a Caen. Ma si tratta di un'influenza soltanto formale ed esteriore, perchè Raffaello conquista presto la sua autonomia stilistica. Nel confronto tra le composizioni del Perugino e la tavola di Raffaello si possono rilevare somiglianze e differenze.

Nell'affresco vaticano Perugino dispone un gruppo di figure in primo piano, sullo sfondo di una piazza con un tempio ottagonale e due archi trionfali ai lati.
Lo stesso motivo il Perugino lo riprende e lo semplifica nella tavola di Caen.
Lo schema compositivo della tavola di Raffaello riprende l'affresco della Consegna delle chiavi per:

• la presenza dei due gruppi di personaggi a destra e a sinistra
• il tempio a pianta centrale nel fondo
• la prospettiva indicata dalla pavimentazione della piazza

Mentre si riferisce allo Sposalizio del Perugino per:

• la scelta dello stesso soggetto
• la forma centinata della tavola
• diversi personaggi e gli stessi atteggiamenti di alcuni di essi
• la porta aperta del tempio che lascia vedere il paesaggio in lontananza

Le differenze rispetto al maestro sono molto più numerose delle somiglianze. Raffaello, si riferisce all'opera di Caen, più che all'affresco di vent'anni prima, ma introduce alcune trasformazioni fondamentali.

• La tavola di Raffaello è molto più piccola di quella di Perugino
• I personaggi si invertono da destra a sinistra
• Nella tavola di Perugino i personaggi sono schierati su una linea e si affollano, mentre Raffaello li dispone secondo una curva, sembrano meno vicini tra loro e lascia vuoto lo spazio davanti al sacerdote.  Nel modo in cui sono raggruppate le figure si scorge anche una 'misura di intervalli' più equilibrata rispetto al Perugino.
• Il sacerdote del Perugino è perfettamente diritto e costruito sull'asse centrale del dipinto. Appare fermo e rigido. Quello di Raffaello è sbilanciato verso destra, piega la testa e il busto e appare più sciolto e dinamico.
• Sulla destra Raffaello introduce maggiore movimento nei singoli personaggi: San Giuseppe sta muovendo un passo avanti, il ragazzo che spezza il rametto assume una posa molto più naturale di quello del Perugino.
• Ma le differenze più importanti si riscontrano nella costruzione dello spazio e nell'immagine del tempio al centro. Il tempio ottagonale del Perugino, massiccio e pesante, grava sulle figure, tende ad avvicinare e chiude lo spazio dello sfondo. E' come un fondale architettonico in uno spazio che ha una profondità  determinata, composto da piani paralleli in successione. E' massiccio, pesante.
Il tempio di Raffaello non è incombente come quello di Perugino. E' molto più leggero, costituisce una sosta per l'occhio, dà  respiro al quadro. Diventa un organismo aereo e armonioso. E' il centro visivo da cui si genera uno spazio circolare, infinito, molto suggestivo. L'effetto di rotazione è intensificato dal numero dei lati, che da 8 diventano 16, dal portico che circonda il cilindro centrale, più slanciato; e dalle sinuose volute di raccordo. Sorge su una gradinata più alta e sembra essere allontanato prospetticamente dal digradare delle lastre bicrome del pavimento.
Il tempio di Raffaello diventa il perno di uno spazio circolare, alle cui leggi si sottomette tutto ciò che c'è intorno, la piazza, il paesaggio e le figure: disposte a curve concentriche e gruppi.
Nelle forme e in alcuni particolari manifesta che Raffaello era a conoscenza degli studi che venivano condotti da Bramante e Leonardo sull'architettura a pianta centrale, rispondenti a un modello ideale di perfezione. Proprio in quagli anni Bramante alla costruzione del Tempietto di San Pietro in Montorio a Roma, ed è molto probabile che Raffaello si sia ispirato al progetto bramantesco, forse anche come omaggio all'amico e maestro Bramante, a cui doveva preziosi insegnamenti.


L'innovazione artistica di Raffaello

Quindi Raffaello introduce alcune novità  fondamentali. Sostituisce allo schema per piani orizzontali paralleli una composizione a 'pianta centrale', ma in questo modo il centro, l'origine della composizione prospettica, segnalata dal tempio,  passa dall'esterno del quadro a dentro il quadro.
Altra importante conquista di Raffaello, che che gli porterà  grande ammirazione è la naturalezza e spontaneità  delle figure. Anche se nelle figure il legame con il maestro è più forte: si ritrovano gli stessi motivi e le stesse fisionomie del Perugino, gli stessi atteggiamenti aggraziati e un po' leziosi. Ma sono tradotti con forme più pure, i personaggi di Raffaello si muovono con più disinvoltura, hannno una naturalezza particolare, che il Perugino non possiede. Sono più sciolte e più libere nei movimenti e nei gesti, vivono in una piena circolazione d'aria.
Il disegno è più esatto, le superfici e i colori sono più luminosi e immersi in un'atmosfera limpida, trasparente, primaverile.
Ma soprattutto grandissimo il senso dell'equilibrio, di questa armonia cosí naturale, che distingue sempre l'opera di Raffaello e la rendono inconfondibile.
Lo Sposalizio segna il momento in cui Raffaello, ventenne, si svincola dalla soggezione del maestro e ritorna, con più consapevolezza, all'idea proporzionale così viva nell'ambiente urbinate in cui si è formato.  

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia

P. De vecchi, M. Prisco L'opera completa di Raffaello in Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
C. Strinati Raffaello Dossier Art n. 97 Giunti, Firenze 1995
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Vivere l'arte. A cura di C. Fumarco e L. Beltrame. Vol. 2 Dal Rinascimento al Rococò. Bruno Mondadori Editore, Verona 2008
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R. Bossaglia Storia dell'arte. Vol 2 Dal Rinascimento al Barocco al Rococò. Principato Editrice, Milano 2003.
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III, Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Begamo 2006

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