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Pala di Castelfranco

Con la Pala di Castelfranco il pittore veneto Giorgione offre un'interpretazione nuova e altamente poetica del tema tradizionale della "sacra conversazione".
La composizione è ridotta all'essenziale in una semplice struttura a piramide.
Lo spazio non è costruito geometricamente, attraverso un disegno prospettico, ma suggerito dal colore, attravenso le sapienti modulazioni cromatiche giocate sulle variazioni dal verde al giallo dorato.
Il colore, in questo come negli altri dipinti di questo artista è protagonista del quadro. E' il colore che costruisce e fonde le forme e gli spazi, crea un'armonia generale nell'accostarsi e sciogliersi dei toni.
La tecnica pittorica del Giorgione, basata sulla pittura tonale, consiste nell'uso diretto del colore senza disegno. Non esistono linee di contorno, ogni cosa compare e si definisce dall'accostarsi e sovrapporsi leggero delle pennelate. Non viene usato neppure il disegno prospettico.
L'effetto dello spazio, tuttavia, è molto forte: si estende sia in profondità sia lateralmente nello splendido paesaggio, ma si percepisce anche attorno ai personaggi, che risultano come volumi geometrici morbidi e dalle masse ariose compenetrate dall'atmosfera sospesa che c'è intorno.
La tecnica di Giorgione è innovativa anche rispetto all'uso tradizionale del colore a olio.
Di solito si usava stendere il colore per velature sempre più scure su una preparazione in gesso, insistendo di più sulle parti in ombra e lasciando trasparire il gesso nelle parti chiare, in modo da creare degli effetti di luce. Giorgione invece lascia la tela grezza e ruvida e interviene sul suo colore grigiastro con toni sempre più chiari e poco diluiti, in modo da farli rimanere opachi e ottenere una resa materica e contorni come sfuocati. Questo spiega come, nonostante la naturalezza e spontaneità dei suoi quadri, in realtà Giorgione lavorava con grande attenzione, calibrando con cura ogni pennnellata.

La scena è ambientata in un luogo indefinito e quasi spoglio. Il pavimento, il trono e il parapetto sono ridotti a semplici piani e forme solide geometriche, come se si trattasse di una scenografia allestita per una rappresentazione teatrale.
Le linee orizzontali e vericali di questi elementi di dispongono nello schema della croce. Sull'asse verticale si dispongono lo stemma di famiglia del committente Tuzio Costanzo, il tappeto, il gruppo della Madonna col Bambino. Il nostro sguardo viene fatto salire fino ad uscire dal quadro, con l'alto schienale del trono di cui non si vede la fine, secondo un simbolico percorso dalla realtà terrena al mondo divino. L'asse orizzontale suggerisce una dilatazione dello spazio, ribadito dal paesaggio disteso e dall'orizzonte immerso nella foschia. Anche il pavimento a scacchiera, che sembra ribaltarsi in avanti, suggerisce una continuità oltre i limiti del quadro, in una sorta di gioco tra indefinito e infinito dello spazio.

La scelta del punto di vista rialzato, permette all'occhio di perdersi in profondità.  Oltre al parapetto, lo sguordo può vagare liberamente, verso il castello sulla collina, nell'ampio prato a valle, può superare il bosco, verso le montagne avvolte nella nebbia, fino all'orizzonte.
L'uso della luce calda, dorata, diffusa dagli ultimi raggi del sole, permette una perfetta unificazione tra primo piano e sfondo, tra interno ed esterno, nella stessa atmosfera. Le forme arrotondate e le variazioni tonali del paesaggio, la stessa luminosità contenuta, entrano in perfetta coerenza anche con l'atteggiamento rilassato, assorto dei personaggi, isolati nella loro intensa malinconia.
Domina un senso di unità, di fusione totale, che rispecchia l'espressione di un sentimento religioso universale, che unisce divinità, umanità e natura.

I personaggi di Giorgione sembrano respirare insieme alla natura, hanno un'aura indefinita, non sono caratterizzati nelle fisionomie, i loro tratti sono idealizzati in una perfezione geometrica, le forme dei corpi sono morbide e arrotondate, e sembrano come trapassate dall'atmosfera e dalla luce.
La Madonna ha un atteggiamento insieme solenne e rassegnato, la testa dipinta in un ovale perfetto, lo sguardo rivolto verso il basso in un punto imprecisato. Tiene la sinistra appoggiata al bracciolo del trono, con la destra sostiene il Bambino, disposto obliquamente in grembo, addormentato e con la testa reclinata su una spalla. I panneggi ricordano quelli della Madonna nell'Annunciazione di Leonardo agli Uffizi, ma sono più sobri, meno ridondanti.
Il santo in armatura (San Giorgio, San Liberale o San Giovanni) è ritratto in posa marziale, sostiene il suo vessillo con una mano e i guanti con l'altra, ma sotto l'elmo rivela un viso di adolescente velato da un'ombra, ha i capelli lunghi sulle spalle e guarda tristemente verso lo spettatore. Il personaggio più dinamico è san Francesco, che protende la mano verso di noi e mostra le stimmate con un gesto di richiamo.
A destra le forme imponenti di un castello sono sfregiate da una guerra: si vedono i segni dell'aggressione sulla torre e sull'avancorpo. A sinistra due soldati in armatura  sembrano riposarsi su un prato, come se fossero colti in un momento di tregua o fossero due sopravvissuti a una battaglia.
L'interesse per la resa dei fenomeni della natura si coglie nei particolari del paesaggio e nell'attenta ricostruzione di un pomeriggio di tarda estate, sul far della sera.
Per un'analisi sulla committenza, i significati e il contesto storico si rinvia alla lettura iconologica del dipinto.

A. Cocchi


 

Bibliografia.

A. Gentili. Giorgione. Dossier Art n.148. Giunti. Firenze, 1999
V. Lilli. L'opera completa di Giorgione. Classici dell'arte Rizzoli.  Milano, 1966
Vasari, Vite, 1568
G. Cricco, F. P. Di Teodoro Itinerario mnell'arte. Vol. 3 Dal Rinascimento al Manierismo. Zanichelli Editore, Ozzano Emilia  2006
Vivere l'arte. A cura di C. Fumarco e L. Beltrame. Vol. 2 Dal Rinascimento al Rococò. Bruno Mondadori Editore, Verona 2008
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
R. Bossaglia Storia dell'arte. Vol 2 Dal Rinascimento al Barocco al Rococò. Principato Editrice, Milano 2003.
P. Adorno, A. Mastrangelo. Arte. Correnti e artisti vol. II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III. Fratelli Fabbri Editori
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Begamo 2006

 

 

 
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