Cefalopodi

Comingio Merculiano. Octopus vulgaris. 1896. Acquerello. in Jatta Giuseppe  I Cefalopodi viventi nel Golfo di Napoli.
Comingio Merculiano. Octopus vulgaris. 1896. Acquerello. 
In: Jatta Giuseppe  I Cefalopodi viventi nel Golfo di Napoli. 

 

 

I Cefalopodi sono animali dotati di grandissima mobilità e con un sistema nervoso molto sviluppato. 

Animali con i tentacoli

 

Tra i Molluschi, i Cefalopodi sono una classe di animali marini dotati di tentacoli provvisti di ventose. Ad essi appartengono i Polpi, le Piovre, i Calamari, le Seppie. Tra gli Invertebrati sono quelli che raggiungono le dimensioni maggiori e hanno grandi possibilità di movimento. Sono anche capaci di raggiungere notevoli velocità che su corte distanze superano quelle di molti Pesci. 
Hanno un corpo a sacco con i tentacoli disposti tutti intorno al capo. Nelle loro forme i Cefalopodi sono animali a simmetria bilaterale, solitamente perfetta e di suddividono in due sottoclassi: i Tetrabranchiati e i Dibranchiati.

I Tetrabranchiati sono quasi tutti estinti e conosciuti solo attraverso i fossili, tranne l'unico superstite: il Nautilus, uno degli animali più antichi tutt'ora esistente e distinto in quattro specie.

I Dibranchiati sono dotati di braccia munite di ventose, chiamate comunemente tentacoli, che a seconda del loro numero contraddistinguono i Decapodi (con dieci braccia), di cui fa parte ad esempio la Seppia e gli Ottopodi (con otto braccia) a cui appartiene il Polpo.

Nonostante le differenze tra le specie, i Cefalopodi possiedono diverse caratteristiche comuni.
Il piede, organo locomotore dei Cefalopodi, è unito alla testa dell'animale (di qui il nome Cefalopodi) e dotato di numerose e mobilissime braccia dette anche tentacoli, che si dispongono a corona intorno alla bocca.
Quest'ultima è un organo complesso, formato di due labbri circolari, due mascelle cornee a forma di becco e una radula, cioè una lingua dotata di denti.
Altro organo che caratterizza questi animali è l'imbuto, utile ad espellere l'acqua ma funzionale anche come propulsore, in caso di pericolo.

Molto sviluppato in tutti i Cefalopodi è il sistema nervoso che si manifesta soprattutto nei loro magnifici occhi.
Gli occhi di questi animali, molto simili ai nostri, sono in realtà più efficienti. Le cellule del ganglio ottico dei molluschi infatti sono poste dietro alla retina e questa si pone direttamente davanti al cristallino, priva della zona cieca, detta macula, che caratterizza il sistema visivo dei Vertebrati, compresa la specie umana. Alcune specie, come quelle che vivono negli abissi hanno occhi sporgenti e telescopici, capaci di mettere a fuoco oggetti a distanze diverse e vedere anche nel buio.
Due papille dietro agli occhi sono gli organi del sistema olfattivo.
La pelle dei Cefalopodi permette all'animale di cambiare colore, attraverso i cromatofori, cellule contenenti pigmenti gialli, rossi o bruni.
Molte specie sono anche dotate di fotofori, sofisticati organi luminosi ricchi di complessi accorgimenti ottici con lenti, riflettori, schermi, ecc, che gli animali usano in modo molto ingegnoso.

Un'altra caratteristica dei Cefalopodi è la conchiglia interna, presente nella maggioranza delle specie. Uno degli esempi più noti è la conchiglia interna della Seppia, il cosiddetto "osso di seppia", ma esistono delle eccezioni, ad esempio il Calamaro che ha una conchiglia molto
sottile, flessibile e trasparente o il Polpo che ne è privo.

I Cefalopodi attuali sono il risultato di una lunghissima evoluzione che ha inizio nel periodo Cambriano, quando compaiono i primi Nautiloidi. Dai reperti fossili si deduce che questi animali hanno raggiunto il loro massimo sviluppo durante il Siluriano, mentre comparvero le prime Ammoniti, rappresentate dalle Goniatitidi e le Belemniti. Alla fine dell'era Paleozoica i Nautiloidi subirono un decremento finché rimase l'unico genere superstite del Nautilus, mentre le altre specie raggiunsero l'apogeo nel Carbonifero e continuarono ad evolversi nel Mesozoico per poi scomparire nel Triassico. Le Ammoniti vennero sostituite da altre specie e numerose nuove famiglie di animali come i Pinacoceratidi e gli Arcestidi comparse tra il Triassico e il Giurassico che si estinsero nel Cretaceo.

 

Asaki San

 

 

 

Bibliografia

 

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