Gli ateliers

Gli ateliers più famosi della moda della Belle époque:

Gli abiti di Paul Poiret

Paul Poiret agli inizi del Novecento propose una nuova immagine femminile, ispirandosi alla foggia esotica e fantasiosa dei costumi del Balletto Russo, conosciuti attraverso uno spettacolo che ebbe grande successo nella Parigi della Belle époque. La sua donna-odalisca, fu accolta con successo nel panorama della moda internazionale, poichè presentava una figura nuova, misteriosa, seducente e decoratissima, avvolta in tuniche e drappeggi in un gioco di trasparenze e drappeggi. Poiret, ispirandosi all'eleganza orientale del sari e del kaffetano ha avuto anche il merito di abbandonare il busto e il corsetto, liberando il corpo femminile da costrizioni rigide e consentendone movimenti più sciolti e naturali. Nel 1906 propose una forma di abito tubolare, dalla forma fluida e morbida, eliminando anche le sottogonne. Altra importante novità introdotta da Poiret sono i pantaloni all'orientale.

La collaborazione di Emilie Flöge e Klimt

Gustav Klimt, artista più rappresentativo della Secessione viennese ha collaborato per la sartoria di Emilie Flöge, sua compagna nella vita, proponendo una serie di abiti particolarmente innovativi.
In perfetta corrispondenza con il suo stile pittorico, gli abiti di Klimt rappresentano un'interpretazione occidantale, pretttamente europea, delle forme morbide dei costumi dei popoli dell'Oriente. Sono di un'eleganza raffinata, mettono in evidenza le linee sinuose e sciolte, liberando i movimenti del corpo. Alla razionalità dei tagli geometrici si accompagna un decorativismo ricco basato su motivi floreali e colori luminosi.  Gli abiti a sacco di Klimt spesso presentano uno sprone liscio, tagliato dal collo a metà seno, da cui parte la gonna. Questa può essere più aderente o più larga con pieghe che si aprono verso il basso.

Gli abiti di Klimt, disegnati per sè e per Emilie, nascono come abiti d'artista, indipendenti dalle esigenze di mercato, ma ebbero una diffusione grazie al lavoro che Emilie svolse insieme alle sorelle Pauline ed Helene in una delle case di moda più importanti di Vienna, la Scwestern Flöge.


La moda Wiener Werkstatte

Nel 1903 il pittore Koloman Moser e l'architetto Josef Hoffmann fondarono a Vienna la scuola d'arte applicata Wiener Werkstatte e nel 1911 venne aperta la sezione moda, sotto la direzione di Eduard-Jones Wimmer-Wisgrill. La scuola, che ebbe un importante ruolo nel panorama artistico d'inizio secolo, venne chiusa nel 1932.  Le creazioni della Wiener Werkstatte sono concepite più come immagini che come modelli reali, ma ebbero una grande influenza sull'estetica e il costume di quegli anni.

I modelli del 1911-12, si ricollegano allo stile klimtiano e propongono l'abito a sacco, ma con proporzioni più slanciate e forme più semplici. Verso il 1914 viene proposta la linea a clessidra, con pantaloni all'orientale, ispirati a quelli di Poiret, chiusi alle caviglie da fiocchi.
Dal 1914 e durante la Prima guerra mondiale, la nuova tendenza proposta dalla Wiener Werkstatte è improntata da una decisa razionalità e una chiara accezione nazionalistica, nella volontà di allontanarsi dallo stile parigino.
Viene così introdotta la "gonna tedesca", dalle forme ampie, e una linea di tailleur ispirato alle uniformi militari, con spalle evidenziate e vita sottile.
Negli anni Venti prevalse la ricerca di praticità e l'attenzione all'esecuzione accurata dei capi, in funzione del nuovo e più dinamico stile di vita.

La moda italiana di Rosa Genoni

Rosa Genoni (Tirano, 1867 – Varese, 1954), storicqa dell'abbigliamento e creatrice di moda, rappresenta una figura fondamentale nella moda italiana. Nei primi anni del XX secolo Rosa Genoni affrontò uno studio accurato dei costumi tradizionali  e popolari rilasciando osservazioni e riflessioni sul complesso sistema di simboli legato al costume. Attraverso un'indagine storica condotta sugli studi di archeologia e avvalendosi di riferimenti alla letteratura e all'arte dei suoi tempi, portò avanti un'interessante ricostruzione dei modelli appartenenti alle civiltà passate.

Come stilista lanciò una linea italiana, ispirandosi all’opera di artisti del Medioevo e del Rinascimento.
All'Esposizione di Milano, nel 1906 propose alcuni modelli riscuotendo grande successo. Tra questi, gli abiti Pisanello, ispirato all'arte del grande pittore tardogotico, e Primavera, riferito al celebre dipinto di Sandro Botticelli.

Creatrice di moda e intellettuale, Rosa Genoni concentrò le sue molteplici attività intorno a temi come l'unità nazionale, la pace e la difesa delle donne. Giornalista e scrittrice, studiosa di storia del costume, scrisse la Storia della Moda in tre volumi, di cui è stato pubblicato solo il primo, nel 1925.

Lo stile sperimentale di Mariano Fortuny

Mariano Fortuny, nel suo atelier di Venezia si dedicò ad una personale ricerca espressiva nella quale attraverso uno studio approfondito delle civiltà antiche sperimentò nuovi tipi di tessuti e di decorazioni a stampa.
Nel suo lavoro di stilista seppe abbinare un gusto di raffinata eleganza con la predilezione per le linee semplici e modelli che potessero garantire la massima naturalezza e libertà di movimento per il corpo femminile. Una delle sue creazioni più celebri fu l'abito delphos, ispirato all'antica Grecia.

A. Cocchi


 

Bibliografia

V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume. Calderini Editore, Firenze 2005
L. Kybalovà, O. Herbenovà, M. Lamarovà. Enciclopedia illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda. Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore, Ginevra-Milano 2006
F. Podreider. Guida alla raccolta di stoffe di Rosa Genoni Podreider. Dattiloscritto. Archivio Storico della Società Umanitaria di Milano.

 

 
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