Arte villanoviana

 

Urna a capanna dalla necropoli dell'Osteria di Vulci IX-VIII secolo a.C., Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Roma
Urna a capanna dalla necropoli dell'Osteria di Vulci IX-VIII secolo a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma    Foto di Sailko

 

 

La civiltà villanoviana deve la sua importanza sia all'artigianato molto sviluppato nella lavorazione dei metalli e delle ceramiche, sia al fiorente commercio dell'ambra collegato alla produzione di monili e gioielli di grande raffinatezza.

La civiltà di Villanova

 

La necropoli scoperta a Villanova, presso Bologna, ha dato il nome alla più importante e vasta cultura della prima età del Ferro (dalla fine del X all'VIII sec a. C.), la civiltà villanoviana, presente nell'Italia centro settentrionale e tra il Tirreno e l'Adriatico. Tracce consistenti degli antichi insediamenti sono stati rinvenuti in parte dell'Emilia Romagna (Verucchio, presso Rimini), Toscana, Lazio (Bolsena) e in alcune aree della Campania (Salerno).
La sovrapposizione della civiltà etrusca negli stessi luoghi occupati dai villanoviani presenta ancora qualche dubbio che si tratti di due diverse civiltà o della stessa che attraversa momenti diversi di evoluzione culturale. A partire dall'VIII sec. la produzione villanoviana si intreccia con quella etrusca e continua a evolversi in successive fasi stilistiche, influenzate da altre culture, come quelle orientali e quella della Grecia.

La civiltà villanoviana deve la sua importanza sia all'artigianato molto sviluppato nella lavorazione dei metalli e delle ceramiche, sia al fiorente commercio dell'ambra collegato alla produzione di monili e gioielli di straordinaria raffinatezza.

In una prima fase della civiltà villanoviana, il rito funebre più comune è ancora quello dell'incinerazione e le tombe sono a pozzetto. In queste piccole tombe si inserisce il tipico cinerario biconico, di forma più o meno allungata, decorato con motivi geometrici e con ciotola di terracotta oper copertura, qualche volta sostituita da un elmo (tombe dei guerrieri) o da una lamina in bronzo.
Più avanti il rito dell'incinerazione è riservato solo ai maschi adulti, per gli altri si ricorre all'inumazione nelle tombe a fossa.  I corredi funebri si arricchiscono (fibule, anelli, fermacapelli, collane, vasi di grandi dimensioni e in miniatura, armi e scudi) e mostrano chiaramente le differenze sociali fra i morti collegate al censo.
Accanto alle necropoli sono state scoperti i resti di numerosi villaggi di capanne dai quali sono riemersi numerosi oggetti d'uso quotidiano (asce, falci, coltelli, ecc.) segno di una fiorente industria. Il fenomeno dell'urbanizzazione villanoviana sarà la base su cui intorno al V sec. a. C. si sovrapporrà la civiltà etrusca.

A. Cocchi

 

 

 

Oreficeria e metallurgia

 

L'artigianato villanoviano dei metalli si manifesta negli oggetti d'uso pratico dapprima in bronzo e poi in ferro, nelle armi e nella vasta produzione di gioielli e monili in oro e ambra.

Le armi di loro produzione sono elmi, spade, frecce, scudi, e accessori come cinture, pendagli e morsi per i cavalli. Sono oggetti caratterizzati da forme semplici ma molto precise nei dettagli, studiati per essere molto pratici ed efficaci.

 

 

Elmo crestato. VII sec. a. C. Bronzo. Verucchio, Tomba Lippi 89

 

 

Non mancano armi decorate, come gli elmi e lo scudo provenienti da Verucchio, ritrovate presso le tombe principesche. Tra i prodotti di oreficeria e gioielleria, i Villanoviani hanno realizzato fibule e spille, anelli, collane, pettorali, ciondoli, orecchini, fermacapelli, armille e bracciali.

Le tecniche di lavorazione dei metalli variano dalla semplice fusione e forgiatura per le armi e gli attrezzi d'uso, alla tecnica dello sbalzo, dell'incisione e a quelle raffinatissime della filigrana, del traforo e della granulazione per l'oro.


A. Cocchi

 

 

 

La lavorazione dell'ambra

  

L'ambra, ancora più dell'oro e dell'argento ha goduto grande successo. Le ragioni vanno cercate nella bellezza della materia luminosa e trasparente e nelle virtù magiche e terapeutiche ad essa attribuite. Ciò è certamente legato alla proprietà di questa resina che si elettrizza per strofinamento: è noto che il nome della nostra elettricità deriva da quello greco dell'ambra: elektron.
Fino a epoche recenti in molte regioni d'Italia era consuetudine regalare alle donne collane di ambra come preziosi portafortuna. In epoca romana, Plinio racconta che si credeva che l'ambra potesse guarire le tonsilliti e gli altri malanni causati dalla nebbie padane.
Verucchio la quantità di ambra nei corredi orientalizzanti è davvero sorprendente e qualifica soprattutto le tombe femminili dove sono presenti fino a oltre 60 monili. Gli abilissimi artigiani si sono sbizzarriti a creare oggetti belli e compositi: soprattutto le fibule, le spille con cui si fermano le vesti, nelle quali l'ambra gioca con l'osso, il bronzo, l'oro nel creare effetti cromatici e decorativi di grande bellezza. 
La maestria tecnica si evidenzia nella complessità costruttiva: in un esemplare (Fibula a sanguisuga della tomba 47) l'arco è composto da oltre 300 inserti cruciformi di osso e una trentina di castoni di ambra, il tutto su un oggetto che non supera i 10 cm. di lunghezza. In alcuni monili sono state inserite lastrine di stagno per rifrangere la decorazione geometrica dipinta o graffita nella parte interna dell'ambra. Altri vaghi di fibule hanno una serie di forellini passanti che creano eleganti effetti di trasparenza.

 

A. Cocchi

 

 

 

Bibliografia

 

ARTE Enciclopedia Universale, Leonardo Arte editore, Milano 1997.

Archeo n. 124, giugno 1995
AA.VV. Romagna protostorica. Atti del convegno San Giovanni in Galilea 20 ottobre 1985
D. Guasco Popoli italici. L'Italia prima di Roma. Giunti, Firenze, 2006

 

 

 

 
Approfondimenti
Loading…