Monumenti funerari degli Zampeschi

Monumenti funerari degli Zampeschi

Monumento a Brunoro I

Monumento a Brunoro II

 

Dopo la distruzione di Forlimpopoli da parte del cardinale Albornoz si verificò una rinascita militare e strategica in cui si ricostruì la Rocca, dominio prima degli Ordelaffi e poi di Girolamo Riario, quindi di Caterina Sforza.

Solo dal XVI secolo la città tornò a rifiorire allorché lo stato della Chiesa concesse in feudo il territorio a nobili famiglie. Ci fu la signoria dei Rangoni, e successivamente quella degli Zampeschi che ottennero il dominio sulla città e sulla Rocca.

Antonello Armuzzi Zampeschi ottenne il privilegio di tramandare ai discendenti maschi il vicariato. Fino alla morte di Brunoro II (1574) Forlimpopoli godette di  una relativa tranquillità, inoltre il governo dei nuovi diede un nuovo impulso alla crescita culturale della città romagnola. Gli Zampeschi si rivelarono anche degli ottimi mecenati. Il mecenatismo degli Zampeschi interessò l’ambito artistico e culturale: accogliendo presso la loro dimora, appositamente ricavata nella Rocca Albornoziana, artisti, letterati e poeti, contribuirono ad arricchire la biblioteca, misero insieme una raccolta di quadri e fecero donazioni alla chiesa di San Rufillo.
Non ci resta molto dei tesori che gli Zampeschi concentrarono a Forlimpopoli,  Fortunatamente, proprio nella chiesa di San Rufillo, divenuta cappella di famiglia,  Tutto ciò che era stato raccolto purtroppo si perse sia a causa delle numerose flotte e distruzioni che caratterizzarono la pianura romagnola, sia per la dispersione delle opere in diversi musei e collezioni private.  Fortunatamente nella chiesa di San Rufillo si custodiscono ancora alcune importanti testimonianze artistiche commissionate dagli Zampeschi. Si tratta due tavole a tempera e olio su tavola eseguite dai manieristi Luca Longhi e Francesco Menzocchi.

Seguendo la consuetudine delle maggiori famiglie principesche del Cinquecento, anche gli Zampeschi ricorsero ad opere celebrative, in particolare, commissionarono i due monumenti funerari della Chiesa di San Rufillo, dedicati a Brunoro I e Brunoro II Zampeschi. Realizzati in pietra d'Istria, in origine erano stati sistemati nel presbiterio della chiesa. Con l'intervento di ristrutturazione del 1821, venne aggiunto un pronao di stile neoclassico alla facciata e si decise di spostare i due monumenti, per collocarli ai lati del portale di ingresso, dove si trovano turtt'ora. 

La realizzazione del Monumento funerario di Brunoro I, più antico,  è attribuita allo scultore Jacopo Bianchi da Dulcigno, e venne fatto erigere da Antonello Zampeschi in onore del padre Brunoro I. Questo fu un uomo dalla personalità ferrea, ma di indole mutevole ed incostante, morto nel 1525.

Il Monumento funerario di Brunoro II è stato realizzato da Formaino da Ravenna.

Entrambi i monumenti riprendono la struttura con arco a nicchia e sarcofago, tipica della tradizione quattrocentesca fiorentina e sono decorati con motivi classicheggianti.

 

Monumento a Brunoro I

 

Monumento funerario a Brunoro I Zampeschi. dett. della statua. sec. XVI Pietra d'Istria. San Rufillo. Forlimpopoli.

 

Brunoro I fu un valoroso cavaliere al servizio di papa Giulio II a partire dal 1504.
Come condottiero combattè anche a fianco di Lorenzo dei Medici nel 1515, e attraverso questi passò al servizio del papa Leone X. Da lui ottenne diversi feudi in Romagna, tra cui Santarcangelo.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1525, il figlio Antonello Zampeschi volle seppellirlo nella chiesa di San Ruffillo a Forlimpopoli. A tale scopo commissionò a Jacopo Bianchi da Dulcigno questo monumento funerario.

L’opera riprende lo schema tradizionale fiorentino quattrocentesco dei monumenti funerari. E' composto da un arco cieco a tutto sesto con pilastri e basamento. All'interno della nicchia, distesa su un sarcofago che riprende quelli romani, vi è la figura di Brunoro I Zampeschi.
L'uomo è ritratto addormentato, coricato sul fianco ed appoggiato sul gomito per sostene il capo con la mano sinistra. Indossa l'armatura ed ha appoggiato vicino a sè l’elmo e la spada, come se il guerriero si stesse riposando tra una battaglia e l'altra. La figura è ben proporzionata e la lavorazione manifesta una certa raffinatezza e cura nei dettagli.

 

Monumento funerario a Brunoro I Zampeschi. Part. del fregio con i cheriubini. sec. XVI Pietra d'Istria. San Rufillo. Forlimpopoli.

 

Sulla parete di fondo campeggia una grande croce e più in alto si nota un fregio con teste di cherubini.

Nella lunetta è inserito un rilievo con la Madonna col Bambino, che secondo lo storico Rosetti, venne scambiato, nel trasferimento avvenuto nel 1817, con quello della Pietà del Monumento a Brunoro II. Lo stile, molto sintetico di questa lunetta, infatti è diverso da quello del resto del momumento.

 


Monumento funerario a Brunoro I Zampeschi. Part. della lunetta. sec. XVI Pietra d'Istria. San Rufillo. Forlimpopoli.



È curata minuziosamente e con grande sensibilità, tutta la parte ornamentale e decorativa tipicamente rinascimentale, che presenta motivi a grottesche, con innumerevoli elementi floreali, animali e armi.

 

Monumento funerario a Brunoro I Zampeschi. Part. della decorazione. sec. XVI Pietra d'Istria. San Rufillo. Forlimpopoli.

 

Monumento a Brunoro II

 

Monumento funerario a Brunoro II Zampeschi. Part. sec. XVI. Pietra d'Istria. San Rufillo. Forlimpopoli.

 

Ultimo discendente maschio della famiglia Zampeschi, Brunoro II ebbe una vita breve (morì nel 1578 a 38 anni) e intensa, trascorsa solitamente lontano da Forlimpopoli. Nonostante la piccola statura e la corpratura gracile, fu un abile condottiero e capitano di ventura, combattè in diverse guerre, divenne governatore di Crema, della Dalmazia, e dell'isola di Candia, al servizio della repubblica di Venezia. Giovanissimo, sposò la principessa Battistina, della famiglia Savelli di Roma. Appassionato di letteratura, scrisse un trattato amoroso e acuni sonetti.

Il Monumento funerario di Brunoro II è collocato a destra della porta d’ingresso e ricalca la composizione del Monumento a Brunoro I.

L'opera, attribuita al maestro Formaino da Ravenna, ispirata probabilmente alla precedente della stessa famiglia, presenta la stessa composizione con arco trionfale impostato su pilastri e sarcofago, con ornamentazione a grottesche e stemmi.
Ma anzichè la figura giacente, come nel vicino Monumento a Brunoro I, Formaino ha preferto inserire un altorilievo con Brunoro II a cavallo. Il signore di Forlimpopoli viene quindi presentato come un condottiero, nel momento del suo massimo splendore, quando in armatura sul cavallo passava in rassegna i suoi soldati prima della battaglia.
Lo stile di questo artista non sembra seguire un ideale di perfezione e armonia, ma piuttosto si concentra sulla resa espressiva, attraverso un linguaggio semplice e ditretto. All'incedere un po' convenzionale del cavallo e la posa irrigidita dall'armatura del cavaliere, si contrappone il movimento esuberante delle piume del cimiero, che conduce l'attenzione sullo sguardo corrucciato dell'uomo, con la visiera sollevata e voltato verso sinistra. Le increspature create da dettagli come la criniera, le piume, le decorazioni della corazza e dell'elmo, inoltre, danno più vivacità alle superfici, contrastando con le ampie superfici lisce del corpo del cavallo. Il gioco dei contrasi di superficie si ripete con coerenza anche tra la parete liscia dello sfondo che mette in risalto la scena equestre, la decorazione dei pilastri con stemmi e maschere e il fregio a festoni. Anche il sarcofago, di foggia classicheggiante, presenta una decorazione fittamente intrecciata con foglie d'acanto e girali nella fascia inferiore, motivi di armi in quella superiore. Come nell'altro monumento, è sostenuto da zampe di leone.
Nella lunetta  in alto è realizzata a bassorilievo una Pietà, che come si è già detto, secondo il Rosetti, apparteneva originariamente al Monumento di Brunoro I.  Alcuni elementi della scultura del Formaino sono in contrasto con gli ornamenti e con il Cristo che si distaccano dallo stile rinascimentale. L’opera infatti è collocata intorno alla fine del XVI secolo, dopo la morte di Brunoro II nel 1578.

Sul basamento si trova l’epigrafe che la moglie Battistina Savelli fece scrivere per il compianto marito. L’opera è stata notevolmente danneggiata, ma è ancora in gran parte leggibile. 

 

 

M. Amaducci, B. Donini, G. Rotondo, B. Siroli (alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)


 

 Bibliografia e sitografia

S. Baldassarri. Il ritorno di San Rufillo. Soc.Tip. Forlivese, 1965
A. Aramini. Storia di Forlimpopoli narrata ai ragazzi. in: Storie Forlimpopolesi - Quaderno n. 2,  1990 circolo culturale AICS Il dibattito

 

 

 
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