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Nello studio

Nello studio del 1861, conservato al Museo d'Orsay di Parigi rappresenta l'opera conclusiva del periodo di formazione di Monet. Viene dipinto al ritorno dal suo servizio militare in Algeria, durante un perido di convalescenza da una malattia.
La costruzione dello spazio è tutta solidamente impostata sul disegno. Soprattutto la scrivania è molto strutturata, i volumi sono resi con attenzione allo sviluppo plastico.
Ma già  in questa fase Monet comincia a sperimentare un  nuovo modo di concepire il colore, cercando di farlo fermentare, dotandolo di libertà  propria.
Le note di rosso del libro, il bianco e il giallo della tavolozza e il giallo della tela a sinistra, sono colori che vivono a sè, non appartengono al contesto in cui si trovano. Non sono immersi nella stessa penombra della stanza e non c'è nessuna fonte di luce che ne possa giustificarne la luminosità . Sono luminosi in sè, perchè sono tinte pure, non sono smorzate dai grigi e dalle ombre come tutto il resto. Inoltre sono macchie che appiattiscono, tolgono l'effetto di spazio, galleggiano sulla tela, tendono a venire avanti.
Il colore viene valorizzato come essenza cromatica ha un valore tutto suo, indipendente dal soggetto rappresentato, è bello per sè stesso.

Da qui in poi Monet inizia la sua ricerca espressiva tutta basata sul colore e la sua luminosità  propria, eliminando via via il chiaroscuro e i passaggi graduati. Poi eliminerà  anche il disegno prospettico e si concentra sullo studio della luce e delle qualità  dei colori.

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia:

L. Rossi Bortolatto. L'opera completa di Claude Monet. Classici Dell'arte Rizzoli, Milano, 1966
G. G. Lemaire. Monet. Dossier Art. Giunti, Firenze 1990
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerario nell'arte vol. 3 Dall'età  dei lumi ai nostri giorni Zanichelli, Bologna 1996
G.C. Argan L'Arte Moderna 1770/1970 Sansoni, Firenze 1980
AAVV La nuova enciclopedia dell'arte Garzanti 1986
G. Dorfles, F. Laurocci, A. Vettese. Storia del'arte. L'Ottocento. Vol. 3. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2005


 

 

 
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