La rappresentazione del demonio

Il demonio
Il demonio nel Bahaismo
Il demonio nel Cristianesimo
Il demonio nel Neopaganesimo
Il demonio nelle eresie cristiane
Il demonio nell'Ebraismo
Il demonio nell'Islam
Il demonio nello Zoroastrismo
Il diavolo nel Medioevo e nell'arte romanica

 

Il Diavolo è una figura soprannaturale che, nella religione cristiana, in quella islamica e in altre religioni, rappresenta un'entità malvagia e potente e al contempo tentatrice dell'umanità. Comunemente si ritiene che il Diavolo influenzi gli eretici, gli infedeli e altri miscredenti.
Il nome "Diavolo" deriva dal greco diabolos, che significa letteralmente "diffamatore" o "accusatore". 

 


Paul Gustave Dorè. Lucifero. Incisione dal canto XXXIV° della Divina Commedia.



Nel Cristianesimo, Dio e il Diavolo sono di solito ritratti come spiriti non uguali che combattono per le anime degli esseri umani, con il secondo che cerca di allontanarle dal primo e di portarle nell’ Inferno. Il diavolo è altresì a capo di una forza di spiriti malvagi a lui subalterni, noti solitamente con il nome di demoni.
Questa entità è comunemente chiamata con vari nomi come Satana, Abaddon, Angra Mainyu, Belzebù, Asmodai, Lucifero, Belial e Iblis. Molte altre religioni hanno una figura tentatrice o forviante che è simile al Diavolo. La moderna concezione del Diavolo include il pensiero che esso rappresenti la natura più infima propria dell'uomo o la pienezza del peccato.

 

Il demonio nel Bahaismo

 

Nelle Scritture del Bahaismo, il "diavolo" o il "satanico" può assumere diversi significati. A volte viene usato per riferirsi all'interpretazione Bahá'í di Satana. Altre volte si riferisce a persone che sono comandate dalla loro stessa bassa natura. In questo senso, la fede Bahá'í pensa che alcune persone malvagie siano diavoli incarnati, non nel senso di essere governati da una forza malvagia esterna, ma dai propri desideri egoistici. Bab definisce i suoi persecutori come "i seguaci del diavolo". La possessione demoniaca menzionata nella Bibbia è considerata essere un altro esempio di individui che sono comandati dai loro bassi istinti. Nel contesto della tentazione di Gesù nel deserto, il diavolo viene interpretato come la natura umana di Gesù. Questa gli ha mostrato ciò che poteva ottenere con i suoi poteri, se avesse seguito le vie del mondo. Tuttavia, lo Spirito Santo all'interno di Cristo si rifiutò di sottomettersi alla natura più spregevole, scegliendo di seguire invece la volontà di Dio.
La fede Bahá'í insegna che Satana è anche un metafora dell'"ego insistente" o dell'"ego più infimo" che è un'inclinazione innata all'interno di ogni individuo. Questa tendenza viene spesso citata nelle Scritture Bahá'í come "il Malvagio".

 

Il demonio nel Cristianesimo

 


Hans Memling. Inferno. 1485 ca. Bruges

 

 

Nella corrente principale del Cristianesimo il Diavolo è noto anche con il nome di Satana e talvolta come Lucifero, sebbene la maggior parte degli studiosi riconoscano che il riferimento in Isaia 14:12 a Lucifero, o la Stella del Mattino, sia in relazione al re babilonese. Alcuni pensano che il Diavolo sia un angelo che si è ribellato a Dio ed è stato condannato al Lago di Fuoco. Viene descritto come un essere che odia tutta l'umanità, o più precisamente la creazione (in contrapposizione a Dio), che diffonde menzogne e causa distruzioni nelle anime del genere umano. Altri Cristiani (ad esempio i Cristadelfiani) pensano che il diavolo nella Bibbia si riferisca figurativamente al peccato e alla tentazione umani e a qualsiasi sistema umano in contrapposizione a Dio. Nella Bibbia il diavolo viene identificato con il serpente nel Giardino dell'Eden, col dragone nell'Apocalisse di Giovanni, e col tentatore dei Vangeli. È menzionato più frequentemente nei Vangeli, specialmente in riferimento alla forza trainante dietro la crocifissione di Cristo.

 

Il demonio nel Neopaganesimo

 


William Blake. Satana. 1826-27. Incisione. Londra, Tate Gallery

 

La tradizione cristiana ha spesso identificato le religioni pagane e la stregoneria con l'influenza di Satana. Nel Medioevo la Chiesa accusò presunte streghe di essere spose e cospirare con Satana. Alcuni scrittori moderni conservatori, come Jack Chick e James Dobson, hanno descritto il neopagano odierno e le religioni stregonesche come esplicitamente satanici. Poche tradizioni neopagane ricostruzioniste riconoscono apertamente Satana o il Diavolo. Tuttavia, molti gruppi neopagani venerano una specie di dio cornuto, come ad esempio il consorte della Grande Madre nella religione Wicca. Queste divinità solitamente rispecchiano figure mitologiche come Cernunnos o Pan, e qualsiasi somiglianza che hanno con il Diavolo cristiano appare risalire solamente al XIX secolo, quando una reazione cristiana alla crescente importanza di Pan nella letteratura e nelle arti portò a far si che la sua immagine venisse identificata con quella del Diavolo.

 

Il demonio nelle eresie cristiane

 


Gustave Dorè. Il Paradiso perduto di Satana. sec. XIX. Incisione. Parigi

 

L’ interpretazione della figura e del ruolo del diavolo fu una delle origini delle eresie cristiane.
Il bogomilismo, ad esempio, riteneva che Dio avesse due figli: Satanael (il diavolo), il primogenito, Michele (l'Arcangelo). Satanel si ribellò al padre e si trasformò in una creatura malvagia la quale, una volta cacciata dal regno dei cieli, creò l'inferno e la terra, cercando nel contempo, di generare l'uomo: non riuscendovi chiese aiuto al padre che soffiò l'anima nel corpo inanimato. Così ormai padrone dell'uomo per aver creato la sua parte materiale, Satanel permise ad Adamo di colonizzare la terra.

 

Il demonio nell'Ebraismo

 

Nell'Ebraismo non esiste il concetto di diavolo come nel Cristianesimo o nell'Islamismo. In ebraico, il termine biblico ha-satan (שָׂטָן) significa "l'avversario"o l'ostacolo, o anche "l'accusatore" (sottolineando così che Dio viene visto come il Giudice finale).

Nel Libro di Giobbe (Iyov), ha-satan è la qualifica, non il nome proprio, di un angelo sottomesso a Dio: egli è il capo-accusatore della corte divina. Nell' Ebraismo ha-satan non è malvagio, ma piuttosto indica a Dio le cattive azioni ed inclinazioni dell'umanità. Essenzialmente ha-satan non ha potere a meno che gli umani non compiano azioni malvagie. Dopo che Dio fa notare la devozione di Giobbe, ha-satan chiede il permesso di mettere alla prova la sua fede. A quest'uomo retto vengono sottratte la famiglia, le proprietà, ed in seguito, la salute, ma rimane ancora pieno di fede verso Dio. Alla fine di questo libro Dio appare come un mulinello d'aria, spiegando a tutti che la giustizia divina è imperscrutabile. Nell'epilogo vengono restituiti a Giobbe i suoi averi ed egli ha una seconda famiglia per "rimpiazzare" la prima che era deceduta.
Nella Torah, ha-satan viene menzionato diverse volte. L'occasione principale è durante l'incidente del vitello d'oro: come fonte dell'inclinazione malvagia del popolo, o yetser harah, è responsabile per la costruzione da parte degli Israeliti del vitello d'oro mentre Mosè era sul Monte Sinai a ricevere la Torah da Dio.
Nel Libro delle Cronache, ha-satan incita Davide ad un censimento illegale.
Di fatto, il Libro di Isaia, Giobbe, Qoelet e Deuteronomio hanno tutti passi in cui a Dio viene attribuito l'esercizio del controllo sovrano sul bene e sul male.

 

Il demonio nell'Islam

 

Nell'Islam il Diavolo prende il nome di Iblis (un termine che si riferisce ad esseri malvagi simili al diavolo). Secondo il Corano, Dio creò Iblis dal "fuoco senza fumo" (insieme a tutti gli altri jinn) e creò l'uomo dall'argilla. La caratteristica principale del Diavolo, oltre alla hýbris, è che non ha altro potere se non quello di gettare suggestioni malvagie nel cuore degli uomini e delle donne.
Secondo la teologia musulmana, Iblis venne espulso dalla grazia di Dio quando gli disobbedì scegliendo di non rendere omaggio ad Adamo, il padre dell'intera umanità. Egli sostenne di essere superiore ad Adamo, basandosi sul fatto che l'uomo, a differenza di sé, era fatto di terra. Come per gli angeli, essi si prostrarono ad Adamo per mostrare il loro omaggio e la loro obbedienza a Dio. Tuttavia a Iblis, inamovibile dal punto di vista che l'uomo era inferiore, e a cui, a differenza degli angeli, venne data la capacità di scegliere, fece la scelta di non obbedire a Dio. Ciò lo portò ad essere espulso da Dio, un atto di cui Iblis accusò l'umanità. Inizialmente, il Diavolo riuscì ad ingannare Adamo, ma una volta che le sue intenzioni divennero chiare, Adamo ed Eva si pentirono dei loro peccati davanti a Dio e vennero liberati dai loro misfatti e perdonati. Dio diede loro un forte avvertimento riguardo Iblis ed i fuochi dell'Inferno, e chiese a loro e ai loro figli (umanità) di stare lontano dalle illusioni dei loro sensi causate dal Diavolo.
Secondo i versi del Corano, la missione del Diavolo fino al Qiyamah o Giorno della Resurrezione (yaum-ul-qiyama) è di ingannare i figli di Adamo (l'umanità). Dopo di ciò, egli verrà posto tra i fuochi dell'Inferno insieme a coloro che ha illuso.
Il Diavolo è noto anche come uno dei jinn, poiché essi sono tutti stati creati dalle fiamme senza fumo. Il Corano non raffigura Iblis come il nemico di Dio, poiché Dio è supremo a tutte le sue creazioni ed Iblis è solo una di queste. Il solo nemico di Iblis è l'umanità: egli vuole scoraggiare gli uomini dall'obbedire a Dio. Perciò l'umanità è avvertita del fatto che dovrà lottare (jihad) contro le malizie del Diavolo e le tentazioni che egli instillerà in loro: coloro che riusciranno in questo verranno ricompensati con il Paradiso (jannath ul firdaus), raggiungibile solo con una condotta giusta.

 

Il demonio nello Zoroastrismo

 

Nei Gatha, i più antichi testi dell'Avesta zoroastriana, che si crede siano stati composti da Zoroastro stesso, il poeta non fa menzione di un avversario manifesto. La Creazione di Ahura Mazda è "verità". La "bugia" (druj) è manifesta solamente come decadimento o caos, ma non è un'entità.
In seguito, nello Zurvanismo (Zoroastrismo zurvanita), Ahura Mazda e il principio del male, Angra Mainyu, sono i "gemelli" figli di Zurvan, 'Tempo'. Non esiste nessuna traccia dello Zurvanismo dopo il X secolo.
Oggi, i Parsi d'India accettano ampiamente l'interpretazione del XIX secolo secondo la quale Angra Mainyu è l' 'Emanazione distruttiva' di Ahura Mazda. Invece di lottare contro Mazda stesso, Angra Mainyu combatte Spenta Mainyu, l' 'Emanazione creativa di Mazda.

 

Il diavolo nel Medioevo e nell'arte

 


Giotto. Giudizio universale. 1304-06 Part. affresco.Cappella Scrovegni, Padova

 

La Chiesa era ben consapevole dell’analfabetismo diffuso della popolazione, e fece un uso intenzionale dell'immagine per informarlo e, soprattutto, per formarlo. Per un tempo assai lungo, nelle immagini dipinte o scolpite prevalse l’aspetto didattico ed ideologico su quello propriamente estetico. Anche i colori, oltre alle forme, divennero dei simboli (pensiamo, ad esempio, al primato del rosso, colore imperiale).
L’idea di diversità, di rovesciamento dei connotati umani e divini, sta alla base della rappresentazione iconografica del maligno. Sia che esso venga raffigurato in forma umana che ferina, la sua corporeità presenta elementi esagerati e mostruosi. Lo scopo era quindi quello di impressionare e spaventare i peccatori con le minacce dei tormenti infernali e le fattezze mostruose e bestiali dei diavoli li distinguevano dalla dignità angelica. 
Nelle rappresentazioni dei primi secoli cristiani, fino al IX secolo circa, il demonio ha fattezze umanoidi: con un aspetto di un essere piccolo e deforme, oppure quello di un vecchio; oppure come un essere grande e grosso, con fattezze umane, ma con artigli ai piedi. A volte anche come un angelo vestito di bianco. Tra gli attributi più frequenti del diavolo in forma umanoide ricordiamo una capigliatura liscia e scura e, successivamente, serpentina; gli occhi di fuoco, e il naso lungo e ricurvo (particolare, quest’ultimo, connesso allo stereotipo razziale degli ebrei al fine di demonizzarli). 
Come animale o mostro il diavolo incomincia ad apparire con maggiore frequenza a partire dall’XI secolo. Le rappresentazioni ferine o mostruose seguivano l’immaginario medievale e quasi sempre richiamavano in qualche modo serpenti, gatti, lupi, caproni e pipistrelli. Fra gli attributi più comuni si possono ricordare la coda, le orecchie animali, la barba caprina, gli artigli e le zampe - specialmente quelle posteriori - da capro. Le corna, in un primo momento non molto diffuse, lo divennero verso l’XI secolo (basti pensare al gran numero di citazioni di questo attributo nei proverbi popolari). Il diavolo era spesso alato: nell’Alto Medio Evo le sue ali erano quasi piumate, mentre dal XII secolo cominciarono a comparire le ali da pipistrello

 


Diavolo Quadricefalo. sec. XIV. Favria,(Torino) Chiesa di San Pietro Vecchio.


Per quanto riguarda i colori, il diavolo, di solito, era raffigurato con il nero, altrimenti poteva apparire blu o viola, tutti colori che comunque stavano ad evidenziare la sua natura infima. Secondo lo schema galenico dei quattro elementi, egli era costituito di aria scura e densa, in contrapposizione agli angeli che, composti di fuoco etereo, erano di colore rosso o bianco.
Solo nel tardo medioevo il rosso divenne un colore diabolico, associato al sangue e alle fiamme infernali. Altre volte, ma meno frequente, troviamo il diavolo raffigurato anche in marrone o grigio pallido, il colore dei malati e dei morti. 

 


Diavolo. Codex Gigas, sec. XIII, Stoccolma, Biblioteca Nazionale di Svezia Stoccolma


Accanto alle raffigurazioni del diavolo, l’iconografia medievale rappresentava e associava i simboli di morte a quelli diabolici, per evidenziare la contrapposizione duale tra l’anima e il corpo, la luce e il buio, la vita e la morte. In questo modo, anche la morte diviene un principio negativo legato al “male”, e la si demonizza” (basti pensare alle varie danze macabre che, soprattutto dopo la peste nera, vengono rappresentante un po’ ovunque). Il diavolo, privo di bellezza e armonia proprio per rappresentare una ripugnante deformazione della natura umana e angelica, intesa come modello di bellezza e perfezione (umana e divina), nella rappresentazione folklorica assume, spesso, anche un carattere grottesco e burlesco (frequenti sono le parodie e storielle, che parlano delle sue sfide con i Santi, a suon di peti). 
A partire dal ’300, l’immagine di Dio comunemente rappresentata è quella di un giudice terribile e implacabile, che permette immani flagelli, come la peste (soprattutto dopo la peste nera del 1348-49) e carestie, per punire le colpe degli uomini. Satana occupa un posto di rilievo e ovunque sono dipinti e raffigurati demoni e tutti coloro che la Chiesa reprimeva per la loro devianza dottrinale, attraverso il Tribunale dell’Inquisizione, ovvero eretici, ebrei, atei, ma soprattutto streghe, conseguenza dell’ossessione misogina della Chiesa nei confronti della donna.

 

 

Jacopo Rossi 


Bibliografia

-The Origin of Satan, di Elaine Pagels (Vintage Books, New York 1995)
-The Old Enemy: Satan & the Combat Myth, di Neil Forsyth (Princeton,New Jersey,1987)
-The Devil: Perceptions of Evil from Antiquity to Primitive Christianity, di Jeffrey Burton Russell (Meridian, New York ,1977)
-The Devil in Legend and Literature, di Maximilian Rudwin (Open Court , La Salle, Illinois,1931,1959)
-Bestiari medievali, di L.Morini,Einaudi,Torino 1996
-I bestiari nel medioevo,Luni Editrice,Milano 2001

 

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