La Bambina malata è il capolavoro che conclude la fase giovanile di Munch e ha suscitato grande scandalo. à il quadro con cui Munch ricorda la sorella, ne esistono cinque versioni in pittura e diverse varianti grafiche.
Qui Munch abbandona il disegno e il chiaroscuro. Il formato è quasi quadrato, la composizione è impostata sulle diagonali.
Al centro geometrico del quadro c'è l'intreccio delle mani, solo abbozzato da macchie di colore informi, non c'è descrizione, è un'evocazione. Eppure queste macchie informi comunicano tutta l'intensità di un legame affettivo e della disperazione di due persone che non vogliono lasciarsi.
La stanza è piccola, stretta. Il letto sembra compresso tra il comodino e una parete, sulla quale pende un tendaggio verde. E’ uno spazio compresso, dà un senso di disagio e claustrofobia. Si respira un’aria pesante, viziata. Munch vuole farci sentire l’odore della malattia, il senso di chiuso, gli aromi acuti delle medicine.
Ci sono colori freddi, toni scuri e strane luci. L’unica luminosità proviene dal cuscino e dal volto pallido della ragazza. Ma non è luce riflessa, la federa e la pelle emanano una loro luminescenza spettrale.
Anche la pittura sembra malata: è tutta corrosa, graffiata, la materia del colore è tutta disfatta, sembra avere il cancro, sembra rovinarsi sotto i nostri occhi. I colori scuri sembrano sporchi. I colori chiari sono freddi, bianchi e verdastri ed emanano fosforescenze inquietanti.
In questo quadro non sono rappresentati dei personaggi, il protagonista è la malattia intesa come processo di disfacimento che avviene sotto i nostri occhi.
In questo disfarsi della materia anche le figure non sono persone in carne e ossa, ma sono presenti solo i loro spiriti, che sembrano molto più concreti dei loro corpi disfatti: la loro presenza viene fatta sentire come grumi fatti di sentimenti, di passioni, talmente intensi da diventare concreti.
La critica accoglie l’opera del pittore, poco più che ventenne, in modo impietoso. Il messaggio di Munch non viene compreso.
La tecnica nervosa ed essenziale in cui era stato dipinto creò sconcerto e disprezzo nella critica, tanto che le mani delle due donne, congiunte e quasi fuse, in un saluto estremo, vennero paragonate a "purea di aragosta".
Al posto della tradizionale descrizione naturalistica dei corpi, l’artista sostituisce dei semplici abbozzi di colore, al di fuori di qualsiasi regola mai prima sperimentata; anche tutte le convenzioni del disegno e delle lumeggiature accademiche vengono trasgredite. Ma queste scelte, consapevoli e coraggiose vengono invece fraintese come un’offensiva trascuratezza pittorica. Gli intenti espressivi di Munch sono nuovi e diversi. Egli vuole rappresentare sentimenti, presenze immateriali, non oggetti o corpi materiali, l’anima delle persone, non le persone in carne e ossa. Per questo elimina il disegno e il chiaroscuro, la definizione e la prospettiva che rendono invece la concretezza delle cose. Si rende conto che il colore suscita più direttamente l’emozione. I suoi personaggi sono involucri di passioni o di angosce, grumi emozionali resi con il colore.
A. Cocchi
Bibliografia e sitografia
G. Cricco F.P. Di Teodoro, Itinerario nell'arte Zanichelli Bologna 1996
E. di Stefano. Munch. Dossier Art n. 96, Gruppo editoriale Giunti, Firenze 1994
O. Calabrese, Comunicarte. Storia dell’arte, storia delle idee. Vol. 5
G. Dorfless, A. Vettese Arti visive. Protagonisti e movimenti. Il Novecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2006