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Bal al Moulin de la Galette

Il celebre dipinto Bal au Moulin de la Galette fu abbozzato en plein air, ma terminato in  atelier da Renoir. Fu realizzato nel 1876 ed esposto, l'anno successivo, alla terza esposizione impressionista, l'ultima alla quale Renoir partecipò.
La scena ritrae un ballo popolare all'aperto al Moulin de la Galette, un vecchio mulino abbandonato. Il nome del locale fa riferimento ai dolcetti che venivano offerti come consumazione, compresi nel prezzo d'ingresso di 25 centesimi.
Tramite un uso innovativo del colore, Renoir risce a trasmettere, oltre all'idea di movimento, anche lo stato d'animo gioioso delle persone presenti al ballo, riesce a riportare quella gioia di vivere, tipicamente parigina, che coinvolge anche le classi popolari.
La forma e il colore diventano un tutt'uno: la forma è costituita attraverso il colore, che assume un rilievo diverso in relazione a luci e ombre, toni caldi e freddi.
In questa tela Renoir approfondisce la tecnica delle ombre colorate e l'accostamento di piccoli tocchi di colore puro, che si combinano nell'occhio dello spettatore, dando la sensazione di una brillante e vibrante luminosità .
Ad esempio, nelle due coppie che ballano, rappresentate sulla sinistra, gli abiti delle donne spiccano in contrasto con gli abiti machili, a causa della diversa luminosità .
E' costante nelle opere di Renoir lo studio dell'effetto della luce solare, che passa dalle fronde degli alberi, su personaggi ed ambienti: per la cui rappresentazione si serve di una pennellata leggera, a tocchi paralleli, con i contorni sfumati, che dona alle figure una grazia particolare.
Attraverso lo studio dei classici, Renoir attua uno studio sulla composizione: benchè non vi sia un soggetto principale, nessun personaggio è isolato, ognuno è posto all'interno di un gruppo determinato.
L'insieme dei gruppi determina la profondità  della scena, non vi è, infatti, disegno.
I bordi sono tagliati di netto, in modo da suscitare la sensazione che la scena continui al di là  dei limiti del quadro, infatti i margini della tela sembrano corrispondere ai confini del campo visiviìo del nostro occhio.

 

G. Salvigni


Bibliografia

Maria Teresa Giunti. Renoir. Giunti editore. 1993
Francesca Castellani e Ilaria Cicali. Renoir e la sensualità  della pittura. Edittrice e-ducation.it. 2008
Giorgio Cricco e Francesco Paolo Di Teodoro. Itinerario nell'arte. Zanichelli. 2006

 

 
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