La pittura tormentata di Francis Bacon rivela una visione sconcertante. Nei suoi dipinti l'espressione angosciata in cui trapela il suo drammatico vissuto personale si intreccia con un'amara riflessione sul proprio tempo, lacerato tra i due conflitti mondiali.
Francis Bacon è riconosciuto come l'ultimo dei grandi maestri del Novecento.
Era omosessuale ed era emarginato dalla società di allora che lo riteneva un “diverso”. Il suo Atelier diventa il luogo in cui può esprimere liberamente la sua visione della società crudele e infame. Quella di Bacon è quindi una pittura che nasce dal tormento esistenziale.
La dichiarata angoscia che travaglia Bacon, e a cui l'artista dà forma poetica, è causata tanto dall'esperienza vissuta di un periodo storico tragicamente segnato dalla violenza dei due conflitti mondiali, quanto dal clima altrettanto violento dei rapporti familiari.
Eventi esterni e interiori segnarono profondamente la personalità dell'artista e fu grazie all'affermazione nel campo della pittura che egli trovò modo di dare piena e compiuta espressione alla propria identità.
Head I (1948) e Head II (1949) possono essere considerate le prime forme che l'artista propone come rappresentazione di sé.
In queste opere trova espressione un groviglio interno di sentimenti, emozioni e sensazioni che necessiteranno ancora di un lungo percorso prima di sciogliersi in immagini di più chiara autorappresentazione: Head I e Head II rivelano una percezione di sé nei termini di un'umanità incompleta e un'identità in cui prevale l'elemento legato alla natura dell’istinto. La componente animale, che si raffigura nell'immagine della scimmia, è fusa alla componente umana, con una netta prevalenza della bestia sull'uomo, della scimmia sull'artista.
Nel repertorio simbolico la scimmia rappresenta da un lato la tensione dell'uomo, e in particolare dell'artista, a imitare e riprodurre l'atto della creazione; dall'altro, è anche figura dell'umano ridotto ai suoi istinti.
Francis Bacon nasce a Dublino nel 1909.
Nel 1925 si trasferisce a Londra.
Nel 1926 è a Berlino, dove ha modo di conoscere l'espressionismo.
La sua carriera artistica inizia a Parigi negli anni in cui il giovane Bacon entra in contatto con alcune opere che ne segneranno il cammino artistico, da "La strage degli innocenti" di Poussin, all'urlo dell'infermiera ferita sulla scalinata di Odessa ne "La corazzata Potemkin", pellicola del 1925 di Eisenstiein. Fino all'esposizione parigina di Picasso del 1927, l'incontro fatale che gli mostrerà «tutto un territorio ancora, in un certo senso, non esplorato, di forme organiche relative alla figura umana che la distorcono completamente.» Quel territorio da allora sarà il suo e la pittura la sua arte di riferimento.
La potenza della sua pittura, l'individualità della sua espressione artistica, fanno di Bacon un solitario nel panorama dell'arte del XX secolo.
Nel 1928 Francis Bacon torna a Londra. Disegna mobili di successo e si cimenta con la pittura a olio, realizzando dipinti di derivazione cubista e surrealista.
Nel 1933 dipinge Crucifixion. Herbert Read pubblica una delle tre versioni in "Art Now".
Nel 1936 invia alcune opere alla Mostra internazionale del Surrealismo. Ma vengono respinte perché non ritenute "sufficientemente surrealiste". Deluso, smette di dipingere.
Nel 1944 Francis Bacon distrugge quasi tutti i lavori, tranne Crucifixion e qualche altro quadro. Lo stesso anno dipinge il trittico Three Studies for Figures at the Base of Crucifixion, che viene esposto nel 1945, presso la Lefevre Gallery di Londra.
Con gli anni '50 il lavoro di Francis Bacon comincia ad essere apprezzato da critica e mercato.
Nel 1953 la Tate Gallery di Londra acquista Three Studies for Figures at the Base of Crucifixion.
Nel 1949 Bacon inizia a lavorare al ciclo ispirato a Papa Innocenzo X di Velasquez.
Nel 1949 ha luogo la prima di una lunga serie di mostre personali presso la Hanover Gallery di Londra.
Dopo una lunga serie di mostre nel 1962 Bacon ritorna sul tema dei Tre studi di figure per la base di una crocifissione ed esporrà in tante città importanti.
Francis Bacon muore a Madrid nel 1992.
L'opera di Bacon è conosciuta e apprezzata da un vasto pubblico per la capacità con la quale il grande artista ha saputo interpretare le universali inquietudini del suo secolo.
Bacon considerava il Ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez uno dei quadri più importanti della storia ed era ossessionato dalla sua perfezione.
Realizzò alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte moderna ispirandosi a questo quadro di Velà zquez che aveva analizzato con attenzione. Da questi dipinti viene fuori l'immagine del papa a metafora della condizione umana, tra disperazione e follia.
Le angosce e i disagi esistenziali dell'artista, vengono espressi mediante l'uso di colori violenti e irreali, immagini deformate, consumate dal tormento interiore. L'artista ha una visione della realtà profondamente permeata dal senso incombente e angoscioso della morte. Il colore fa quasi forza a se stesso per uscire dalla tela, il volti si sfigurano per esprimere la propria totalità, le persone e le cose perdono consistenza "reale" per infuocarsi di elementi simbolici.
Mano a mano entrano in scena figure umane comuni, da sole o in coppia, intente a svolgere attività banali, come radersi, o impegnative, come accoppiarsi. Da queste figure non traspare mai alcun segno di serenità e armonia. Si presentano contorte, deformate, spesso bloccate in angosciose urla di dolore. Le loro forme appaiono goffe, ammassi di carne, percorsa da spasmi impotenti.
Gli scenari che le accolgono sono stanze anguste, occupate da pochi miseri oggetti di arredamento, più simili a strumenti di tortura (poltrone, divani, toilettes, ecc.). Inscatolati in questi spazi claustrofobici i personaggi di Bacon sembrano animati da un disperato desiderio di fuga. Ma la coscienza del loro destino li condanna alla sconfitta.
Questi esseri balzano allo sguardo dell'osservatore come gli emblemi dello squallore, sono i protagonisti impotenti di una società perversa. La condizione di disagio dell'artista si amplifica, assume valore universale.
Negli anni Cinquanta realizza ritratti di amici eseguiti su commissione. Questi dipinti mantengono un carattere piuttosto misterioso e sinistro: figure incorporee e spettrali, volti argentei e sfocati, corpi che svaniscono nell'oscurità nero-inchiostro e in questo decennio realizza i lavori più importanti.
Nel decennio successivo, i suoi personaggi iniziano ad apparire in uno spazio meglio definito e brillantemente illuminato. Non si tratta più di presenze vaghe e indistinte, ma di figure che possiedono solidità e volume, unitamente a un'accresciuta espressività .
Una volta raggiunta la piena maturità stilistica, Bacon porta all'esasperazione l'attenzione rivolta al soggetto, come se l'artista perseguisse un unico obiettivo: quello di penetrare i misteriosi e oscuri meandri dell'animo umano. Un viaggio nell'interiorità dell'individuo e al tempo stesso nell'attualità di una società sconvolta, scandito dalle figure anonime che urlano nelle loro gabbie, dalla sensualità e dall'erotismo provocatoriamente esibiti e dal senso della morte presenti nei suoi capolavori.
Negli ultimi anni l'opera di Bacon subisce ora un processo di riduzione all'essenza del racconto, in alcuni casi spinto fino all'estremizzazione, con poche macchie di colore raggrumato in uno sfondo neutro.
In un mondo ancora in preda all’orrore della seconda guerra mondiale, Bacon riduce le sue figure umane a esseri urlanti. Il grido di aiuto nel silenzio e nella solitudine diventa quasi un suo marchio di fabbrica.
Attraverso il paradosso della deformazione, fissa sulla tela tutto cio’ che di un volto o di un corpo colpisce i sensi nel profondo.
Il suo atelier era una fonte caotica ed inesauribile di immagini e ritagli di giornale (gerarchi nazisti, incidenti d’auto, scatti dei suoi modelli), ed il cinema di Ejzenstejn, i testi di radiologia o con fotografie di presunte apparizioni, denotandone un percorso artistico ed un immaginario assolutamente personale.
Lo specchio di un horror in cui i suoi personaggi crocifissi si accasciano o si dissolvono urlando dopo il fallimento del loro tentativo di conferire significato alla propria esistenza, abbattendosi e frantumandosi.
Guardando i suoi quadri si avverte la sensazione di stare assistendo ad un'esperienza vissuta, come presenziare ad un incidente stradale o subire un intervento chirurgico in anestesia locale, a tal proposito Bacon confessa "si tratta di un tentativo per far sì che la figurazione raggiunga il sistema nervoso nel modo più violento e straziante possibile. La vera pittura è una misteriosa e ininterrotta lotta con il caso, misteriosa perché la vera essenza può agire direttamente sul sistema nervoso.
La bocca è sempre stata la parte del corpo umano che più di tutte ha attirato l'attenzione di Bacon e l'artista ha sempre ritenuto che la bocca, molto più degli occhi, fosse il vero e proprio specchio dell'anima umana.
Soggetto ricorrente dei quadri di Francis Bacon è l'essere umano con immagini grottesche che suscitano incubi. Affronta la realtà cercando di rendere nel modo più nudo e crudo l’apparenza, ponendo al centro dell’opera la figura umana, costruendo intorno ad essa spazi minimi, false prospettive per corpi che sembrano liquefarsi, in movimento, vivi e allo stesso tempo degradanti sotto la patina che li ricopre e li maschera. Si fa interprete di una pittura figurativa che esprime in tutta la sua violenza lo squallore e la desolazione della condizione umana.
Nella scelta del suo repertorio, Bacon trae spunto da varie fonti:
- artisti del passato, come Vélazquez o van Gogh
- gli album fotografici di Muybridge
- spezzoni di film
- riferimenti letterari (Isherwood, Kafka, Sartre, Camus e Becket)
- la vita quotidiana.
E. Visani
E. Bernini, R. Rota Figura 2. Profili di Storia dell'arte. Editori Laterza. Bari,2000