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Ufficiale dei cavalleggeri alla carica

L'Ufficiale dei cavalleggeri della Guardia imperiale alla carica è l'opera di esordio "professionale" del pittore francese Theodore Gericault, allora ventiduenne, venne realizzato in meno di un mese, e si conquistò un buon apprezzamento da parte della giuria e una recensione sulla "Gazette de France". Oggi il quadro è esposto al Louvre.

Principale modello dell'opera di Gericault è il Napoleone valica il Gran San Bernardo di David, da cui oltre al tema del ritratto equestre riprende anche la composizione diagonale. Però l'interpretazione del giovane pittore francese è molto innovativa rispetto al modello neoclassico. Privo dell'idealizzazione del Napoleone di David, l'Ufficiale di Gericault offre una visione più umana del soldato e nella pittura le componenti romantiche di Gericault si manifestano già in maniera evidente. Il quadro di Gericault sembra proporre una rottura di quell'equilibrio e di quel rigore che caratterizzano la pittura di David e ne rifiuta l'intento celebrativo.

L'inquadratura della scena per David corrisponde ad un piano visivo perfettamente parallelo al disporsi del cavallo napoleonico e perpendicolare alla direzione dello sguardo di Napoleone, direttamente rivolto allo spettatore.  Per Gericault si tratta invece di una visione accidentale, l'animale é visto da tergo e rappresentato in scorcio prospettico, inoltre manca il rapporto dialettico con lo spettatore. 

A livello compositivo, la linea diagonale si combina con un'ellisse che parte dalla testa del cavallo, si trasmette nella criniera e nel mantello del soldato, prosegue nella spada ricurva e ritorna seguendo la groppa e la pancia del cavallo. Ciò determina un movimento circolare, una sorta di turbine che sembra investire cavallo e cavaliere.

Un'altra differenza tra i due dipinti è dovuta ai movimenti, studiati a lungo, come dimostrano i bozzetti del giovane artista.
I parallelismi ordinati in cui si dispongono i corpi di cavallo e cavaliere nell'opera davidiana non si rintracciano nel dipinto di Gericault, sostituiti da una vera coreografia di movimenti che interessano uomo e animale: lo scalpitare disordinato delle zampe posteriori del cavallo, il volgersi dell'animale impennato, le rotazioni della testa e del busto del cavaliere, il distendersi della gamba  del soldato, lo spingersi indietro del braccio destro con la rotazione del polso, l'avanzare del pugno sinistro con le redini. Il gioco di vettori che seguono direzioni diverse crea un'immagine caotica e coinvolgente, fatta di contrapposti, scatti improvvisi e variazioni in una contemporaneità di azioni, volontà, fattori accidentali e condizioni emotive che rendono tutta la complessità del momento e rinviano al senso di precarietà e di imprevedibilità degli eventi che caratterizzano una battaglia.

All'atteggiamento distaccato e sicuro di sè del Napoleone di David che si rivolge allo spettatore, Gericault sostituisce un cavaliere inquieto rivolto verso qualcosa fuori dal quadro, con un'espressione preoccupata, accostata a quella del suo cavallo agitato, con lo sguardo atterrito, le narici dilatate e le vene ingrossate, immagine inquietante di una natura imprevedibile, difficile da controllare.

Antitetico alla nobile compostezza in cui si muovono cavallo e cavaliere davidiani, l'atteggiamento complessivo del militare che affronta la battaglia su un cavallo spaventato e nello stesso tempo rivolto indietro, forse verso i suoi soldati, offre un'immagine di eroe più realistica e drammatica. 
Per il neoclassico David, invece, tutto sembra sotto controllo, governato dalla precisa volontà del cavaliere, ogni movimento sembra è sincronizzato e ogni azione è diretta verso una prevedibile e scontata vittoria. 

Anche lo spazio, concepito per piani paralleli di profondità dell'opera di David, come se tutto fosse subordinato ad una superiore o divina razionalità, nel quadro di Gericault diventa uno spazio pluridirezionale e circolare in cui agiscono molteplici elementi, rispondenti a ragioni a  noi sconosciute.

L'uso del colore e dei giochi di luce e ombra rappresentano forse le componenti più propriamente romantiche e moderne di Gericault. L'artista introduce il contrasto di luminosità: accosta macchie di colore puro, assoluto, a  zone di colore spento, mischiato con le terre, con il grigio o con altri colori. Il risultato è un colore che assume un valore emozionale nuovo, molto coinvolgente, prettamente romantico. Inoltre, le macchie dei rossi, dei bianchi, i riflessi dorati in netto contrasto con le ombre e le zone scure del quadro, acquisiscono un'energia e una luminosità che preannunciano tutto un filone di ricerche cromatiche che vanno da Delacroix agli impressionisti.

Per quanto riguarda la tecnica pittorica, Gericault non usa troppo la velatura ma privilegia la stesura a macchia, che toglie definizione ai contorni e suggerisce la momentaneità della visione.
Le luci e le ombre, usate per far risaltare qualche dettaglio o nascondere altre parti, suggeriscono un senso di mistero e di inquietudine.

 

La genesi del dipinto

 

Dopo i numerosi studi sui cavalli ai quali si dedicò a partire dal 1911, Gericault decise di partecipare al salon di settembre del 1812, ma senza avere un'idea precisa sul dipinto da presentare. Ma un giorno, recandosi ad una festa, la scena di un cavallo imbizzarrito a cui si trovò ad assistere per caso, gli offrì lo spunto per il soggetto che stava cercando.
La scelta del soggetto sembra quasi obbligata, visto che Gericault era un grande appassionato di cavalli ed aveva già eseguito diversi studi dal vero di cavalli di razza, molto belli. In questo caso però l'artista ha scelto un animale non bello, ma interessante per suo comportamento, per la sua indole aggressiva. L'animale, attaccato ad una carrozza, si era ribellato e si impennava in mezzo alla strada, agitandosi con la schiuma alla bocca, gli occhi lampeggianti, la criniera al vento e il mantello grigio lucente sotto al sole. Il pittore rimase affascinato da quella violenza, dalla fierezza dell'animale, dall'effetto di confusione. Nacque l'idea di una scena di guerra, con un cavaliere colto nel pieno di una battaglia, su un cavallo impazzito per gli spari dei cannoni, infastidito dalla polvere, spaventato dal fuoco. Gericault cominciò subito a lavorare.
La maturazione dell'opera può essere ricostruita grazie agli schizzi preparatori che sono giunti fino a noi. Gericault eseguì numerosi studi, ora dispersi in parecchie collezioni, che gli furono necessari per analizzare il movimento del cavallo, per dipingere il ritratto del cavaliere e per comporre insieme entrambe le figure. L'artista racconta di aver portato ogni giorno un cavallo nel suo atelier per poterlo osservare dal vero.
Il modello per il soldato è l'amico Robert Dieudonné, luogotenente della Guardia imperiale di Francia, che accettò di posare per lui indossando la sua divisa.
Facendo riferimento alla composizione diagonale, desunta dalla sua breve formazione neoclassica, Gericault fissò sulla tela il primo abbozzo che contiene già i principali elementi dell'opera definitiva. L'effetto fortemente dinamico, i decisi contrasti di colore e il gioco di luci e ombre sono già presenti fin dall'inizio.
Nei primi schizzi preparatori il cavallo impennato, rivolto verso sinistra, sembra derivare da esempi tratti da Gros e soprattutto dal Napoleone Valica il Gran San Bernardo di David, anche se il risultato di Gericault è molto lontano dai modelli neoclassici. Fin dall'inizio l'artista si concentra più sul movimento e sull'effetto di concitazione piuttosto che sull'esaltazione eroica del cavaliere.  Altri bozzetti definiscono meglio il cavallo, il cavaliere e i dettagli. Il rovesciamento della composizione verso destra avviene solo alla fine del percorso preparatorio, nell'ultimo schizzo prima dell'esecuzione definitiva. Anche il gesto del cavaliere, ora con la spada rivolta verso il basso, viene modificato, ottenendo una posa più realistica.
Bellissimi sono gli studi del cavallo, come quello, più classico, del Museo delle Belle Arti di Rouen o il Cavallo grigio pomellato ora in una collezione privata in Svizzera, che offre una versione più romantica. Tra gli schizzi, il Ritratto del Luogotenente Dieudonné è uno dei ritratti più belli di Gericault. L'immediatezza espressiva e la costruzione cromatica a macchia, preannunciano i lavori di Manet e le soluzioni dell'impressionismo.

 

In diversi schizzi, ma anche nel dipinto finale, gli strappi cromatici e la costruzione per macchie di colore puro, in particolare nei rossi e nei bianchi, richiamano la copia del Martirio di San Pietro di Tiziano, eseguita da Gericault qualche tempo prima, quando l'opera del grande maestro veneto era esposta al Musée Napoleon a Parigi.

 

La fortuna critica e la storia del dipinto.

 

L'Ufficiale dei Cavalleggeri di Gericault fu accolto al Salon del 1812 in modo favorevole, il quadro dell'artista ancora sconociuto venne appeso accanto al Ritratto equestre di Murat, re di Napoli di Gros.  L'accostamento del quadro di Gericault al dipinto del famoso maestro neoclassico è da leggersi come un segnale di grande considerazione.

 

I pareri espressi sul quadro furono discordanti. Il critico Delecluze, giudicò un po' forzati il movimento del cavallo e del cavaliere, rilevò alcune insicurezze, ma ne apprezzò la vivacità. Alcuni, come ad esempio David, il massimo pittore francese del momento, sottolinearono negativamente il modo di dipingere: le pennellate decise e i contrasti di colore senza definizione dei contorni, davano l'impressione di un abbozzo anzichè di un lavoro finito. Altri invece, come il direttore del museo Vivant-Denon, seppero cogliere proprio in questi aspetti il carattere innovativo dell'opera del giovane artista.
Al termine della mostra comunque, il dipinto rimase invenduto e venne relegato in un angolo dello studio di Gericault fino alla sua morte, insieme al Corazziere ferito.
Venne acquistato per 3.500 franchi dal duca d'Orleans alla morte dell'artista.
Dopo la dispersione delle collezioni reali l'opera venne acquistata dal Museo del Louvre nel 1851 per 23.400 franchi.

 

 

 A. Cocchi

 
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