Museo Archeologico del Casentino

 

 

 

 

Antefissa con Testa di Minerva. II sec. a. C. Proveniente da un Tempio etrusco.
Antefissa con Testa di Minerva. II sec. a. C. Proveniente da un Tempio etrusco.

 

Il Museo Archeologico del Casentino documenta la storia del territorio dai più antichi resti preistorici all'alto Medioevo.

Questa pagina documenta la collezione archeologica raccolta nell'ex Museo Archeologico di Partina, costituito nel 1996 e aperto al pubblico fino al 2010, anno in cui è stato trasferito nella sede attuale in Palazzo Niccolini a Bibbiena, dedicato a Piero Albertoni, col nome di Museo Archeologico del Casentino.
A pochi chilometri da Badia Prataglia, il Museo Archeologico di Partina offriva al visitatore un'interessante e accurata ricostruzione della
storia più antica del Casentino. Nonostante i piccoli spazi, l'ordinata esposizione dei reperti, accompagnata da utili cartelli esplicativi, corredati da schemi e illustrazioni, sviluppava un agile percorso e una piacevole esperienza alla scoperta del passato.
Le vetrine del museo esponevano oggetti che testimoniano le principali vicende del territorio seguendo diverse tappe storiche corrispondenti alle sezioni. Nella nuova grande sede di Bibbiena, più moderna e ampliata, si è comunque mantenuto l'ordine cronologico della disposizione del vecchio Museo.

Oggi il Museo documenta l'antica storia del territorio fin dalle prime tracce di popolamento di età preistorica. La raccolta è organizzata in tre sezioni: la prima dedicata ai reperti fossili degli animali vissuti presso il lago villafranchiano, poi scomparso e i resti degli stanziamenti umani con diversi manufatti preistorici in pietra. La seconda sezione raccoglie reperti di origine etrusca proveniente da villaggi e luighi di culto. La terza sezione è dedicata ai reperti di età romana e alto-medievale


Sezione preistorica.
 

Resti fossili di zanne e dentatura di Elephans Meridionalis. Foto: A. Cocchi

Nel primo settore, alcuni cartelli descrivono un processo geologico risalente a circa trecento mila anni fa, in cui sono emerse le prime  formazioni rocciose da un antichissimo bacino sommerso. Sono gli eventi che hanno originato le montagne e un antico lago che si estendeva da Borgo alla Collina a Bibbiena. Tra Pleistocene superiore e Olocene, con il graduale svuotamento del lago, si formarono i corsi d'acqua e i depositi lacustri.

 


Resti fossili di Hippopotamus Antiquus. Foto: A. Cocchi

 

La prima vetrina del Museo contiene i fossili appartenenti ad alcuni grandi mammiferi che popolavano la zona, si tratta della zanna dell'Elephans Meridionalis e di alcune ossa dell'Hippopotamus Antiquus.

 


Crani fossili di Australopiteco e Homo abilis. Foto: A. Cocchi

 

 


Impronte fossili di ominidi preistorici. Foto: A. Cocchi

 


Nelle vetrine seguenti, alcune ossa e una sequenza di crani, appartenenti alle diverse specie di ominidi che hanno vissuto in questa zona, fino alla comparsa dell'Homo sapiens Sapiens, testimonia come il Casentino sia stato uno dei più antichi territori abitati da specie pre-umane e umane. Ha rappresentato evidentemente anche una "culla culturale", poichè questi antichissimi stanziamenti sono testimoniati anche da una preziosa collezione di manufatti litici che coprono le diverse fasi della Preistoria. La disposizione dei reperti mostra con grande chiarezza come l'evoluzione della tecnica abbia affiancato le trasformazioni fisiologiche e antropologiche.

 


Chopper prodotti per scheggiatura risalenti al Paleolitico. Foto: A. Cocchi

 

 

 
Manufatti paleolitici. Chopper e amigdale. Foto: A.Cocchi

 

I pezzi più antichi esposti in questa sezione risalgono al Paleolitico e sono stati rinvenuti da siti di superficie dei depositi fluviali. Si tratta di  chopper e amigdale, e come mostra un esempio della lavorazione, sono prodotti mediante percussione e scheggiatura.
Al Paleolitico Medio risalgono infatti numerosi manufatti litici, tra cui le amigdale.

Questi oggetti sono stati realizzati con la tecnica della percussione e scheggiatura: percuotendo due ciottoli uno contro l'altro si ottenevano forme sbozzate dai bordi taglienti e schegge che rappresentavano armi, utensili e lame affilate, molto usati nella Preistoria.

 

 

 Ciottoli scheggiati mediante percussione. Foto: A. Cocchi

 


Alcuni oggetti in pietra levigata, risalenti al Neolitico, sono sorprendentemente interessanti, come diverse lame molto sottili , punte di freccia che venivano assicurate ad assicelle per essere scagliate con gli archi, propulsori e asce di varie dimensioni.
 


Punta di freccia e lame del Neolitico. Foto A. Cocchi

 

In particolare si segnala la piccolissima punta di freccia, di raffinata fattura e visibile attraverso una lente d'ingrandimento.

 


Una piccolissima punta in petra levigata risalente al Neolitico. Foto: A. Cocchi


In seguito, nell'Eneolitico e nell'Età del Bronzo, le presenze umane sono state più scarse, ma sono stati rinvenuti reperti interessanti, alcuni dei quali sono stati portati anche in altri musei, tra cui il Museo Pigorini di Roma e il Museo Archeologico di Arezzo, con l'indicazione della provenienza da Poppi e da Bibbiena.


Sezione etrusca.

 

Ben documentata è la presenza degli Etruschi, che nei primi decenni del I Millennio a. C. transitavano in questa zona, creando una rete di
comunicazioni stradali, favorevoli ai commerci transappenninici.
Risalgono agli Etruschi le prime vie di collegamento tra la Pianura Padana e la Tuscia. Il ricordo della cultura etrusca è inoltre ravvisabile in queste zone anche dalla toponomastica locale.
Il santuario di Socana è uno dei più importanti siti archeologici etruschi. Luogo di culto del V secolo a. C., dedicato alla venerazione di una misteriosa divinità., probabilmente femminile, ancora sconosciuta.
In Falterona gli archeologi hanno scoperto un importante deposito votivo detto "Lago degli Idoli, dove gli scavi hanno riportato alla luce i resti di un santuario venerato fino all'età romana imperiale. Agli dei protettori delle acque delle sorgenti dell'Arno gli Etruschi offrirono numerosi doni. Molti di questi ex-voto sono presenti nel Museo di Partina: si tratta di deliziose statuette, teste, parti anatomiche e
animali. Una delle divinità più venerate e raffigurata in numerose statuette è Heracle. Molti pezzi proveneienti dal Lago degli Idoli sono
dispersi in diversi musei del mondo, come il British di Londra, il Louvre di Parigi e l'Hermitage di San Pietroburgo.

 

Sezione romana

 

I numerosi materiali da costruzione, i laterizi e i coppi con le sigle delle fornaci testimioniano la presenza dei Romani. Gli stanziamenti di
età romana in Casentino sono stati nuymerosi, gli architetti hanno rinvenuto circa un centinaio di siti, tra villaggi e abitazioni isolate.
Tra i più grandi finora ritrovati è il sito di Domo, presso Bibbiena, in cui sono state riportate alla luce le fondamenta di un impianto termale.

 

Sezione alto-medievale

 

Alla caduta dell'Impero Romano la Toscana venne invasa dai Goti e dai Longobardi. Il Casentino divenne terra di frontiera e teatro di scontri tra biantini e Longobardi. A poggio Castagnoli si trova un importante sito archeologico che testimonia come l'antico abitato romano sia stato occupato dai Goti nei primi decenni del VI secolo d. C.. Il ritrovamento di alcune monete d'oro dell'Imperatore Foca a Faltona e a Lierna, presso Poppi, dimostrano l'esistenza della dominazione bizantina del VII secolo d. C.

 

A. Cocchi

 

Bibliografia:

A. Fatucchi. La pieve antica di Partina e il suo vasto territorio, in: AA.VV.Profilo storico di Partina. Stia 1993
A. Scarini. Pievi romaniche in Casentino. Grafiche Calosci Cortona 1999
A. Piroci Branciaroli, A. Chessa. Casentino. Terra di santi e cavalieri. Aska editrice 2008
AA.VV. Profilo di una valle attraverso l'archeologia: Il casentino dalla Preistoria al Medioevo.A cura del Gruppo Archeologico Casentinese. Arti Grafiche Cianferonio. Stia (AR) 1999

 

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