Abbazia di Sant'Ellero

Cenni storici

Le modifiche e i restauri

San'Ellero oggi

La basilica paleocristiana

Sarcofago di Sant'Ellero

Bibliografia

 

 

Cenni storici

 

Abbazia di sant'Ellero. V sec. Facciata. Galeata.

 

Monumento di grande importanza storico-artistica del territorio romagnolo, l'Abbazia di Sant'Ellero a Galeata è stata uno dei più antichi monasteri del mondo occidentale, fondamentale centro religioso e di cultura medievale. La chiesa si trova su un colle appena fuori Galeata, su un colle ad un'altezza di ca. 200 metri raggiungibile sia mediante una strada percorribile in automobile sia per un'antica mulattiera.

 


Celletta con la Via Crucis. XIX sec. Galeata.

 

Lungo la mulattiera si trovano alcune Cellette, costruite nella metà del XIX secolo da alcune famiglie di Galeata in cui sono inseriti i quadretti della Via Crucis, in ceramica policroma.

 

Colonnina che segna il luogo d'Incotro tra Sant'Ellero e Teodorico.

 

 

Vicino all'abbazia, una Colonnina sormontata da una croce segna il punto in cui secondo la leggenda è avvenuto l'incontro di Sant'Ellero e Teodorico.

Il luogo in cui si trova l'abbazia, circondato da una ricca vegetazione con pini e cipressi, è molto gradevole e permette di vedere la vallata e le montagne dell'Appennino.

 

 

 

Sant'Ellero. Rilievo sec.XI-XII. Marmo bianco venato.
Museo Civico Mambrini, Galeata.

 

Una pima costruzione sorse alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, inizialmente come un eremo. La fondazione avvenne alla fine del V secolo, per opera di Hilarius, un giovanissimo eremita, che eresse una modesta costruzione. In poco tempo, richiamando la presenza di altri monaci, l'eremo subì un primo ampliamento, caratterizzandosi come luogo di Culto. La costruzione assunse via via le caratteristiche di una chiesa, erette utilizzando pietra locale e materiale di reimpiego proveniente dalla vicina Mevaniola, una città romana abbandonata probabilmente per via delle incursioni barbariche e oggi ritrovata grazie agli scavi archeologici.

 

 

Cella di sant'Ellero. V sec. Cripta dell'Abbazia di sant'Ellero, Galeata.

 

 

A cinquant'anni dalla fondazione a Sant'Ellero esisteva già un monastero che si sviluppò in breve tempo e acquisì sempre maggiore importanza, fino a diventare organo di controllo religioso di circa quaranta parrocchie tra Romagna e Toscana assumendo un considerevole potere economico, giuridico, politico e militare su un vasto territorio.  Tra il VI e il IX secolo, in conformità alla sua crescente importanza, la chiesa si ingrandì, corredandosi di un campanile a destra e di un chiostro a sinistra, oltre ad ingentilirsi con la decorazione scolpita.

 

Abbazia di Sant'Ellero. Part. frammento decorativo di età bizantina murato sulle pareti esterne.  Galeata.

 

 

Molti frammenti scultorei provenienti da Sant'Ellero oggi custoditi al Museo Civico Mambrini, attestano l'incremento della produzione artistica in un luogo che divenne sempre più prestigioso, poichè oltre al valore di santuario si aggiunse l'importanza politica e strategica dovuta anche alla sua posizione di frontiera, ai confini del territorio vescovile. Inoltre, la vita abbaziale era sostenuta da una proprietà terriera che dalla prima donazione, risalente al tempo della sua fondazione, si estese nei secoli a venire.

 Così, nei secoli del Medioevo Sant'Ellero divenne un centro di fervente attività soprattutto culturale, politica ed economica. La sua potenza fu ostacolata dalla chiesa ravennate che voleva estendere i suoi domini e la sua difesa era affidata ai monaci guerrieri.
Tra l'XI e il XII secolo le proprietà di Sant'Ellero abbracciavano gran parte della Valle del Bidente ed in conformità a tale ricchezza, è particolarmente cospicua la produzione scultorea giunta fino a noi e databile tra il X e il XII secolo, di grande interesse artistico anche per la particolare inflessione locale del gusto romanico.
Nel secolo XII l'abbazia raggiunse il momento di massimo splendore, strutturandosi come un complesso architettonico ricco di opere d'arte. Sant'Ellero nella seconda metà del '200 era protetta da un suo piccolo esercito e da un sistema di difesa di tutto rispetto. Includeva tre rocche: il Castello di Santa Sofia, la Rocca di Civitella e il vicino Castello di Pianetto.
Trovandosi in una posizione strategica, fu teatro di complesse vicende storiche. Nel corso dei secoli ha subito una serie di distruzioni e ricostruzioni, ma la rovina del grande complesso medievale non è tanto dovuta agli scontri militari, quanto ai devastanti terremoti. Il 30 aprile 1279 si narra che avvenne una scossa sismica particolarmente forte che distrusse il monastero dalle fondamenta. Alla ricostruzione che seguì gran parte delle opere d'arte che impreziosivano il santuario era andata perduta. Dalla fine del XII secolo ebbe inizio la sua decadenza.

 


Le modifiche e i restauri

 


Il 13 aprile 1496 vennero scoperte le reliquie di Sant'Ellero seppellite sotto le macerie  dei precedenti terremoti. Il clamoroso ritrovamento, circondato da un'aura miracolosa, rinnovò il culto di Sant'Ellero, stimolando i fedeli alla ricostruzione dell'edificio ormai in grave deperimento. Per l'esistenza dell'abbazia, l'episodio fu particolarmente positivo poichè questa nuova ondata mistica, pregna di aspetti magico-religiosi e leggendari molto sentiti e popolari restituì alla vecchia abbazia il suo ruolo di santuario, investendola di un nuovo fervore devozionale e protettivo. Di qui in poi i restauri si susseguirono numerosi.

 

Foro nella Cella di sant'Ellero. V sec. Abbazia di sant'Ellero, Galeata.

 


Nel 1595 si ripristinarono le pareti e il pavimento in marmo policromo della chiesa e un altro intervento restaurativo avvenne nel 1602. L'aula basilicale di Sant'Ellero mostra ancora chiaramente l'impronta seicentesca, ma è degno di considerazione che anzichè indulgere al fastoso decorativismo barocco si è voluto seguire una linea più rigorista, come per rispetto o a ricordo della primitiva austerità della costruzione. Nel 1625 venne rinnovato l'arredamento e il corredo della chiesa.

 


Reliquiario contenente il capo di Sant'Ellero. 1727.
Argento dorato. Abbazia di Sant'Ellero. Galeata.

 


Un altro restauro venne fatto nel 1704, in questa occasione venne anche imbiancata la facciata e nel 1727 la chiesa si arricchì del prezioso Reliquiario d'argento donato da Giovanni Paolo Calbetti di Civitella, poi vescovo di Sarsina. Nel 1894 venne costruito il campanile. Dopo il terremoto del 1918 venne ricostruita la facciata che conserva ancora l'antica impronta romanica. Infine dopo il terremoto del 1952, nel '57 venne compiuto un restauro in cui si ricostruì completamente la canonica in forme moderne.

Attualmente si conserva solo una parte del complesso originario, poichè rimane solo la chiesa dove sono ancora leggibili i caratteri romanici dei secoli IX e X. Sul campanile e sulle pareti della canonica novecentesca  si trovano murati alcuni frammenti della decorazione scultorea originale con motivi di fiori, foglie di acanto e girali classici. Altri pezzi, tutti frammentari, appartenenti a fasi diverse della sua storia sono conservati al Museo Civico Mambrini a Galeata. Si tratta di sculture che offrono in'importante documentazione sull'attività artistica che si svolse presso l'abbazia dall'età bizantina a quella romanica.

 


Sant'Ellero oggi

 

La chiesa deve il suo aspetto attuale ai restauri attuati negli anni '50.
La primitiva chiesa in stile bizantino del VI secolo venne trasformata e ricostruita in forme romaniche tra il X e l'XI secolo. All'esterno mantiene ancora oggi il suo stile romanico, ma è improntata ad un criterio di rigorosa semplicità ancora bizantineggiante che ne garantisce un aspetto austero e solenne.


La costruzione è realizzata in muratura di mattoni e blocchi di pietra, mentre la facciata e gli elementi di rifinitura come le lesene  e le cornici del portale e delle finestre sono in pietra arenaria locale.
Con il ridimensionamento dovuto ai frequenti crolli, ricostruzioni e restauri, è andato irrimediabilmente perduto gran parte del complesso medievale, solo alcune tracce e alcuni frammenti ricordano la presenza delle parti scomparse. Altri dettagli della muratura raccontano diverse fasi costruttive, comprese tra il IX-X secolo e il XII secolo.

 

Abbazia di Sant'Ellero. V sec. Dett. delle protomi animali. Galeata.

 

La pianta basilicale con abside rettangolare, il trattamento dei muri esterni e la generale concezione dello spazio, risentono ancora fortemente della tradizione paleocristiano-bizantina, più in linea con la rigorosa regola monastica benedettina. Non è presente nella pianta una suddivisione geometrico-modulare di unità-campate romaniche.   Prevale invece lo sviluppo ad aula unica preferito dalle chiese abbaziali del medioevo.

La parte 'più romanica' della chiesa è la facciata con la sua forma a salienti, il grande oculo in alto e il portale disposti ad asse.  Nelle proporzioni la facciata appare massiccia e larga, con spioventi poco inclinati e una suddivisione segnata da una semplice cornice dove l'ordine inferiore copre i due terzi dell'intera altezza.

 

Abbazia di Sant'Ellero. Dett. dei Capitelli a sinistra del portale. VIII sec. Pietra arenaria. Galeata.

 


Il portale della chiesa si inserisce in un arco a tutto sesto, con profondo sguancio decorato con cornici multiple scolpite, colonnine su mensole e capitelli figurati scolpiti a rilievo.
I capitelli di sinistra che rappresentano monaci in preghiera si contrappongono a quelli con le sirene con due code, simboli di lussuria, a destra.

 


Abbazia di Sant'Ellero. Dett. dei Capitelli a destra del portale. VIII sec. Pietra arenaria. Galeata.

 

Altri elementi tipicamente romanici sono le protomi scolpite in forma di animali che sporgono sulla sommità della facciata. Sulla facciata si trovano anche tracce di elementi architettonici appartenenti a periodi precedenti e alcuni rilievi decorativi con motivi floreali e d'intreccio, di età bizantina sono stati inglobati nella muratura anche sulle altre pareti.

 

 

 

Abbazia di Sant'Ellero. V sec. Veduta del fianco e del campanile. Galeata.

 

 

Sui fianchi della chiesa i muri perimetrali sono scanditi da lesene, mentre oltre agli ingressi laterali si aprono piccole e rare finestre rettangolari poste molto in alto. Esempio emblematico di questa particolare corrente artistica, che si può definire protoromanica, è la chiesa di San Pietro a Tuscania, dell'VIII secolo, mentre in Romagna un altro esempio è offerto dalla Pieve di san Pietro in Sylvis di Bagnacavallo, del VII secolo, che introduce i pilastri rettangolari, finestre strette e strombate e un generale appesantimento strutturale.

Sul fianco sinistro rimangono i resti di una antica torre (non è chiaro se fosse una struttura difensiva o un campanile). Alla chiesa doveva affiancarsi il campanile perduto, poi sostituito con quello ottocentesco ancora visibile oggi. Sul lato sud della chiesa si vedono ancora i segni delle arcate che fanno pensare ad un chiostro intorno al quale si sviluppava il monastero. Tra le parti più importanti che sono scomparse vanno appunto ricordati il chiostro e soprattutto l'importante monastero, che per secoli ha svolto una funzione storico-culturale emblematica, nella sua posizione di confine tra Romagna e Toscana. Ogni tentativo di ricostruzione ipotetica dell'aspetto globale dell'intero complesso si vanifica nella mancanza di disegni o descrizioni sufficientenmente precise. Sappiamo solo che l'aspetto complessivo, caratterizzato dalla presenza e articolazione delle diverse parti architettoniche e degli ambienti annessi, doveva essere più ricco e grandioso. Un effetto completamente diverso a quello dell'isolamento desolante in cui si conserva l'unica struttura sopravvissuta.

 

Abbazia di sant'Ellero. V sec. e rifacimenti XVIII sec. Interno. Galeata.

 

L'interno è un ambiente molto suggestivo e poco illuminato, per via delle scarse finestre. La chiesa è navata unica, è suddivisa su ogni lato in tutta la sua lunghezza in cinque nicchioni mediante pilastri addossati sostenenti archi a tutto sesto e cappelle laterali coperte da volte a botte. Le cappelle con i pilastri, le lesene e la trabeazione che corre in alto in senso longitudeinale fanno parte delle trasformazioni settecentesche.
In fondo alla navata il presbiterio è soprelevato sulla cripta e diviso da una transenna in marmo traforata. Il breve coro quadrato, coperto da volta a crociera è illuminato da un'unica finestra aperta sulla sinistra.

 

Abbazia di Sant'Ellero.  V sec. Veduta della cripta. Galeata.

 


La cripta, in cui si conserva il Sarcofago di Sant'Ellero, del VII-VIII secolo, è la parte più antica  e più sacra della chiesa, meta di continui pellegrinaggi. Secondo la tradizione corrisponderebbe al sacello originario e dietro ad essa si trova la cella del santo, una nicchia quasi cubica, di un metro circa in cui sembra che Sant'Ellero si ritirava in preghiera. Sul soffitto del sacello è presente un foro utilizzato dai fedeli per calarvi cibi e oggetti da benedire. L'ambiente ipogeo piccolo, spoglio e di forma irregolare viene fortemente caratterizzato dalla presenza solenne del sarcofago e dell'altare, assumendo la funzione di sacro complesso funerario.

 

 

La Basilica paleocristiana

 

Della primitiva costruzione ilariana, benchè tradizionalmnte identificata conn la cripta della chiesta attuale, non rimangono documenti o tracce sicure da cui risalire alle forme originarie. le testimonianze più antiche in nostro possesso sono rappresentate dai frammenti di marmi scolpiti, risalenti alla seconda metà del VI secolo. Quindi essi risalgono già a circa cinquant'anni dopo alla fondazione dell'eremo. In questo momento avvenuto un primo ampliammento e alla chiesa si affiancava il monastero.

 

 

I resti scultorei di età bizantina

 

Fregio con  girali e trecce. V sec. Marmo. Frammento murato sulle pareti esterne
dell'Abbazia di Sant'Ellero, Galeata.

 

Dall'analisi dei resti scultorei risalenti al VI secolo emergono importanti indicazioni. Innanzi tutto si tratta di marmi antichi riscolpiti o riusati, spesso lavorati sulle due facce, provenienti probabilmente dalle rovine dell'antica Mevaniola, da qualche edificio preesistente alla vicina Pieve di San Pietro in Bosco o qualche altra costruzione antica. Tale operazione di reimpiego, molto frequente durante l'altomedioevo, prova la presenza sul posto di un cantiere attivo.
Da un esame stilistico dei pezzi, il linguaggio bizantino, di diversi livelli culturali, presenta una forte impronta ravennate, su cui s'innestano componenti barbariche, specialmente riferite ei Goti, insieme e interessanti interpretazioni autoctone.
Anche dal punto di vista iconografico e compositivo prevalgono gli elementi di matrice bizantino ravennate. Le raffigurazioni del pavone, dell'agnello mistico, della croce e delle foglie d'acanto stilizzate, come pure l'uso della composizione affrontata, simmetrica, sono una chiara conferma.
 L'influenza barbarica può apparire talvolta nella composizione più piena e ricca di elementi e nellam comparsa di simboli solari, come la ruota, la croce o il fiore nel cerchio e i girali trasformati in pale ruotanti.

 

Rosette entro lacunari. Marmo. Frammento di origine romana
murato sulle pareti esterne dell'Abbazia di Sant'Ellero, Galeata.


Esistono anche alcune caratteristiche autoctone dovute all'accertata presenza di artisti locali dei quali è stata riconosciuta la tecnica esecutiva. Inoltre il simbolo della ruota compare molto spesso nelle decorazioni galeatesi di questo periodo, tanto da far pensare che proprio in questo luogo esso si leghi ad un particolare significato. La ruota, nelle rappresentazioni medievali, quali ad esempio i rosoni delle cattedrali, in genere rappresenta la ciclicità della natura,mediante l'alternarsi del soltizio d'estate e del soltizio d'inverno. Unisce i simboli del sole e della Luna e rinvia al continuo rinnovarsi degli astri secondo la volontà divina; è quindi legato al tema dell'eternità. Non sappiamo però se in riferimento all'Abbazia galeatese poteva avere un preciso valore.


Tecnica, stile e temi rappresentati in tutti i frammenti raccolti permettono comunque di considerare tali reperti un corpus unico.
Alla fase collocabile tra la metà e la fine del VI secolo appartengono anche alcune lastre marmoree che facevano parte di un pluteo e due piccole parti di decorazione architettonica.
Tra gli oggetti di maggior valore artistico, appartenenti a questo periodo,  si segnalano la Lastra con pavone, la Lastra con agnello, le Lastre con ruote, conservati presso il Museo Civico Mambrini di Galeata.
Nella cripta della chiesa è invece ancora visibile il Sarcofago di San'Ellero.

 


Sarcofago di Sant'Ellero

 

Sarcofago di Sant'Ellero.  VIII sec. ca. Marmo greco. Abbazia di Sant'Ellero, Galeata.

 

 
Il Sarcofago di Sant'Ellero è situato nella cripta posta sotto al presbiterio della chiesa. E' ricavato da un monolite di marmo greco scolpito, nella faccia anteriore, a motivi simbolici molto stilizzati, secondo il gusto bizantino. La datazione è controversa, ma l'ipotesi più accreditata la colloca tra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo.
L'arca marmorea è sormontata da un pesante coperchio di pietra sbozzato.
Il sarcofago è sostenuto da due pilastrini angolari e due basse colonnine centrali poggianti sul piano di un altare di marmo a sua volta poggiante su quattro colonne doriche. Ancorato tra le strette pareti e le bassa crociera, l'ingombrante sarcofago rimane incastrato in uno spazio molto ridotto.
Sulla faccia visibile del sarcofago la composizione a bassorilievo si sviluppa orizzontalmente su tre fasce sovrapposte di altezze diverse.

 


Sarcofago di Sant'Ellero.  VIII sec. ca.  Dett. Marmo greco. Abbazia di Sant'Ellero, Galeata.


La prima fascia dall'alto, di media altezza rispetto alle altre, si piega ad angolo alle estremità, continuando anche sui lati corti della superficie rettangolare. E' composta da un motivo di foglie di acanto arricciate a spirale racchiudenti fiori "a girandola", un tipo di decorazione presente in altri frammenti decorativi appartenenti alla Chiesa di Sant'Ellero. Motivi molto simili si trovano anche nei frammenti di decorazione architettonica della Pieve di Santa Maria Annunziata di Montesorbo.
Nella fascia centrale è rappresentato un portico con pilastri corinzi, un soggetto che deriva dai sarcofagi romani molto ripreso dall'arte bizantina ravennate, un esempio è il sarcofago del Vescovo Tiberio, del V secolo nella chiesa di San Francesco a Ravenna.
Tipicamente bizantini sono il motivo ad intreccio di vimini che si snoda sugli estradossi dei quattro archi e quelli delle croci con fiori e palmette all'interno degli archi.
In basso l'ultima fascia, più bassa riporta il rilievo con una treccia di vimini.
Dal punto di vista stilistico, la forte stilizzazione e la lavorazione a rilievo piatto, bassissimo, esaltano i valori di superficie e geometrismo decorativo e rinviano ad uno stile bizantino già maturo, mentre la decorazione fitta, priva di vuoti indica un chiaro riferimento al gusto barbarico.

 

A. Cocchi

 

Bibliografia

 

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