Piermatteo d'Amelia

 

Piermatteo d'Amelia. Annunciazione. 1475 ca. Tempera su tavola. Boston, Isabella Stewart Gardner Museum
Piermatteo d'Amelia. Annunciazione. 1475 ca. Tempera su tavola. Boston, Isabella Stewart Gardner Museum

 

 

Riscoperta di recente, la pittura di Permatteo d'Amelia è di straordinaria qualità, punto d'incontro tra la tradizione umbra, la maniera romana e il disegno fiorentino.

Cenni biografici e produzione artistica

 

Piermatteo d'Amelia è stato uno dei protagonisti della pittura umbra della seconda metà  del '400. Ai suoi tempi era molto noto e il suo vero nome era Piermatteo Lauro de' Manfredi di Amelia.

Fu attivo soprattutto in Umbria, nell'alto Lazio e a Roma, dove lavorò presso i papi Sisto V, Innocenzo VIII e Alessandro VI. La sua opera è molto ben indicata da documenti antichi , tuttavia la figura di questo artista è rimasta a lungo  dimenticata, poichè gran parte dei suoi lavori non sono firmati nè documentati. Nel 1953 Federico Zeri  intraprese una ricerca che lo portò ad identificare l'artista.   Prima di lui altri studiosi come Longhi e Berenson avevano raggruppato alcune delle opere di Piermatteo come appartenenti ad un anonimo Maestro dell'Annunciazione di Gardner, usando il titolo del dipinto del Museo di Boston come nome convenzionale dell'artista.
Nel 1985 è stato ritrovato il contratto del Polittico eseguito per la Chiesa di San Francesco a Terni, e ciò ha permesso di confermare l'intuizione di Zeri. Dagli studi più recenti è quindi stato possibile ricostruire il profilo e la carriera artistica di questo maestro umbro.

Ora è possibile ricostruire almeno in parte la sua figura umana e artistica. 

Piermatteo de' Manfredi nacque ad Amelia nel 1448 e  la sua formazione si svolse in Umbria, nell'ambito di Pietro Perugino.  Nonostante l'insegnamento diretto ricevuto da alcuni dei più importanti maestri del momento come il Perugino, Filippo Lippi, Antoniazzo Romano e le numerose collaborazioni, lo stile di Piermatteo si è mantenuto piuttosto autonomo e originale, rappresentando una sintesi fra tre maniere: la tradizione umbra in cui si avverte la dolcezza stilistica del Perugino, la visione romana di Antoniazzo e il gusto lineare dello stile fiorentino.
Fu allievo di Filippo Lippi tra il 1467 e il 1469, negli anni in cui il maestro stava eseguendo la sua ultima opera: gli affreschi nell'abside del Duomo di Spoleto con le Storie della Vergine.
Alla morte del maestro, Piermatteo si spostò nella bottega fiorentina di fra' Diamante, uno dei più importanti allievi del Lippi. A Firenze entrò in contatto anche con Andrea del Verrocchio, da cui derivò il disegno incisivo e preciso. 

Intorno al  1480  Piermatteo è documentato a Roma, poichè venne chiamato per affiancare il Perugino agli affreschi della Cappella Sistina. Suo è il progetto per la decorazione della volta, questa però venne cancellata sotto il papa Giulio II per lasciare il posto agli affreschi di Michelangelo.  Nella Cappella Sistina Piermatteo intervenne anche in alcune rappresentazioni affrescate sulle pareti, in aiuto al Pinturicchio, tra le quali il Viaggio di Mosè e la Circoncisione.
Nel 1485-86 si avvicinò allo stile di Antoniazzo Romano, artista di spicco della scuola romana del Rinascimento con il quale divenne socio  condividendo la bottega a Roma.

Il resto della sua attività  si svolse principalmente a Roma, specialmente a partire dal 1493, quando divenne papa Alessandro VI Borgia. In questa fase il pittore amerino ottenne importanti titoli e privilegi e venne impegnato nella decorazione (oggi perduta) delle stanze di papa Borgia in Vaticano.
Il suo soggiorno a Roma fu intervallato con frequenti viaggi in Umbria, soprattutto ad Orvieto ed a Terni, per affrontare importanti richieste. Tra queste: Polittico dei Francescani del 1486, proveniente dalla Chiesa di San Frabncesco a Terni e il Polittico degli Agostiniani  del 1481, proveniente da Orvieto e ora al Museo di Berlino, conservato molto bene nella sua bellissima cornice originale, realizzata dallo stesso pittore. 
Ad Orvieto era stato chiamato già nel 1480 circa, per eseguire gli affreschi della volta della Cappella di San Brizio nel Duomo, Iniziati da Beato Angelico e rimasti incompiuti alla sua morte.  Ma eseguito un saggio, lo stile del maestro amerino non piacque e il resto della decorazione fu poi affidata al Signorelli. Nel Duomo di Orvieto resta il suo affresco con la Imago pietatis, eseguito nel 1499 su uno dei pilastri della navata centrale. Gli studiosi ipotizzano che sia proprio questo il saggio richiesto dall'Opera del Duomo.

Ad Amelia, sua città  natale, nel locale museo è conservata la tavola del Sant'Antionio Abate in trono, in cui il santo è presentato in una versione piuttosto originale in cui lo stile lucido e impeccabile di Permatteo assume una vena di sottile ironia. Da Amelia proviene la straordinaria Annunciazione del  Museo Steward Gardner di Boston e il Trittico della Pinacoteca di Terni, conservato molto bene nella sua bellissima cornice originale, realizzata dallo stesso pittore.

Oltre alla pittura su tavola, il maestro di Amelia era apprezzato anche per i suoi affreschi, come è testimoniato dalla splendida Sacra conversazione nella chiesa di Sant'Agostino a Narni, capolavoro di qualità superba, per la perfezione tecnica e la sapienza del disegno. Un altro esempio di grande valore e il ciclo pittorico di Toscolano.

Piermatteo morì tra il 1503 e il 1508.

A. Cocchi

 

 

 

Video

 

Si consiglia la visione del video pubblicato su Rai Cultura, con l'intervista a Federico Zeri, scopritore di Piermatteo D'amelia.

 

 

 

 

* per approfondire lo studio su questo artista, si consiglia il testo: AA.VV., Piermatteo d’Amelia. Pittura in Umbria meridionale fra Trecento e Cinquecento, pp. 444, Ediart, 1996, pubblicato con il contributo della Provincia di Terni (tel. 0744 483545, email: cultura@provincia.terni.it)

 

 
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