L'unicorno in farmacia

di E. Giordano

Gli italiani furono i primi ad attaccare durante il Rinascimento le supposte virtù curative dell’unicorno. Si batterono contro ogni speziale che lo tenesse al banco con una catena.
Lo speziale era molto orgoglioso del suo flicorno, ma non abbastanza, naturalmente, per rifiutare una vendita fruttuosa, dato che la credenza era ancor ben radicata.
Nel mondo scientifico, la campana a morte suonò per l’unicorno nel 1827, quando il barone Cuvier dichiarò che non poteva esistere un animale provvisto di un solo corno e un’unghia fessa, perché avrebbe dovuto avere anche l’osso frontale spaccato, ed era impossibile che un corno crescesse sulla spaccatura.
L’esistenza del rinoceronte non contraddice Cuvier, perché il corno del rinoceronte non è un corno vero e proprio. Un vero corno, come quello della vacca, consiste in una guaina cornea che riveste un vero e proprio osso, collegato con le ossa del cranio, mentre il “corno” del rinoceronte consiste in un fascio di setole durissime invischiate insieme.
Tale pseudonimo non poteva necessariamente rientrare nella regola di Cuvier.

Eleonora Giordano


Sitografia:

http://www.daltramontoallalba.it/criptozoologia/unicorno.htm
http;//www.bibrax.org/europa_arcaica/mitologia/unicorno.htm 

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