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Affreschi di Subiaco

All'attività  giovanile di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, vengono assegnati gli affreschi con le Storie della Vergine e la Crocifissione della Chiesa di San Francesco a Subiaco, vicino a Roma.
I frati fancescani di Subiaco avevano avviato il rinnovamento della chiesa gotica agli inizi del '500. Come primo intervento è stata eseguita la decorazione ad affresco della seconda cappella della navata a sinistra, il cui autore nonè chiaramente identificato. Nel 1504 è stato aggiunto il grande Coro ligneo lavorato con intagli e intarsi ad opera del Maestro Rheatinus.

I dipinti del Sodoma si trovano nella terza cappella a sinistra. Il ciclo, purtroppo mal conservato e trascurato, corrisponde al periodo romano dell'artista vercellese, compreso tra gli anni 1508-09, come è stato osservato da August Schmarsow. Si tratterebbe quindi di un lavoro molto vicino agli affreschi che Sodoma stava eseguendo nella Stanza della Segnatura in Vaticano. Poichè questi sembrano essere precedenti a quelli eseguiti dallo stesso Bazzi di Sant'Anna in Camprena, forse rappresentano anche la prima tappa dell'artista proveniente dal Nord verso l'Italia centrale.
Nell'organizzazione dei dipinti all'interno della cappella viene seguita una logica narrativa. Le storie della vita di Maria sono seguite dagli episodi della Passione di Cristo. A sinistra rispetto all'altare sono rappresentati la Natività  di Maria e lo Sposalizio della Vergine. Sull'altare si trova la pala con la Natività  di Gesù. Subito a destra dell'altare, nella parete occupata dalla finestra, segue una scena di Paesaggio con inquadratura architettonica e nell'ultima parete a destra si trova la Crocifissione. Sulla volta è affrescato il Cristo Redentore con le figure degli Evangelisti. Gli episodi degli affreschi si inseriscono in una classicheggiante cornice architettonica formata da ampi archi e basamenti con scene dipinte in monocromo. Una simile organizzazione era stata già  scelta dal Pinturicchio per gli affreschi del Palazzo del cardinale Domenico della Rovere a Roma, soprattutto nella Stanza dei Mesi. Sotto ogni scena, infatti, eccetto la Crocifissione, si trova un fregio con monocromi ad imitazione di rilievi antichi, mentre l'arco d'ingresso ospita nel suo spessore due paraste con decorazioni a grottesche che imitano rilievi in bronzo.

Molti dettagli di questi dipinti offrono evidenti similitudini con altre opere del periodo giovanile o del primo soggiorno romano del Bazzi.
Si può notare per esempio che le figure femminili della Natività  di Maria o il volto della Sant'Anna di Subiaco somigliano ad altre analoghe figure del ciclo di Monte Oliveto. Ma lo stesso vale anche per il San Marco della chiesa di San Francesco e il Nicodemo del Compianto di Milano o per il Redentore affrescato sulla volta della cappella e il Salvator Mundi di Brescia.
Altri elementi riconducono all'ambito culturale lombardo, come ad esempio i mascheroni grotteschi che rinviano al Bramantino.
Al centro della volta lo sfondamento prospettico con gli angeli affacciati ricorda il celebre dipinto del Mantegna nella Camera degli Sposi del Castello di Mantova.
Le architetture classicheggianti in prospettiva presenti nella Natività  della Vergine richiamano il Bramante, mentre in tratti delle figure, il nitore delle forme e lo studio delle ombre nella Crocifissione e nel Matrimionio di Maria, rinviano allo Zenale e a Leonardo.
Nelle sue decorazioni a monocromo Sodoma propone sia motivi riferiti alla mitologia,  sia scene di carattere cristiano, come l'Adorazione dei Magi e Le Marie al Sepolcro. Oltre al riferimento alle decorazioni di soggetto simile realizzate dal Pinturicchio, parecchi motivi sono desunti direttamente da originali antichi.
Questo rivela una pratica comune a diversi artisti, tra cui Amico Aspertini, che muniti  di taccuino, studiavano i monumenti romani e copiavano i rilievi dei sarcofagi o le decorazioni della Domus Aurea di Nerone, creandosi un repertorio figurativo a cui potevano attingere nel loro lavoro. Tra i monocromi di Subiaco si riconosce per esempio la Scena dioniosiaca che Sodoma ha tratto da un sarcofago conservato in Santa Maria Maggiore a Roma, oppure il Centauro marino con la nereide ripreso del Sarcofago col Trionfo di Nettuno della collezione del cardinale Andrea della Valle a Roma (poi trasferito a Villa Medici).

A. Cocchi


Bibliografia

R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità  alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

* immagini in Bianco e nero tratte da: R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. cit.

 

 
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