Modifiche e decorazioni

La chiesa ha subito svariate modifiche nel corso del tempo, e molti pontefici l'hanno abbellita e resa più ricca.
Il primo cambiamento è stato voluto da papa Innocenzo II. Il pontefice volle aggiungere il portico esterno a cinque archi con colonne tuscaniche antiche che costituiscono l'ingresso della chiesa. All'interno fece inoltre realizzare le tre imponenti arcate  che tagliano diametralmente l'area rotonda al centro della chiesa.

Un'altra importante trasformazione è avvenuta nel VII secolo quando il pontefice Teodoro I vi trasportò i corpi dei martiri Primo e Feliciano (che prima si trovavano nelle tombe di via Nomentana), facendo costruire una Cappella adibita a sepolcro sul braccio nord-orientale della basilica. Qui, nel catino dell'abside, si trova un mosaico del VII secolo. Sul fondo d'oro sono rappresentati i Santi Primo e Feliciano vestiti con mantelli da viaggio che poggiano su un praticello verde e numerosi fiori. Al centro campeggia una grande croce minuziosamente decorata e ornata di fiorellini e pietre preziose con sopra Cristo beneficente, anzichè crocifisso, riprendendo un'iconografia inconsueta e molto antica. (immagine 4).

Niccolò V, nel 1453 fece realizzare i cambiamenti decisivi, incaricando Bernardo Rossellino di trasformarla in forme più moderne. Rossellino, eliminò tre dei quatro bracci e restrinse il perimetro, murando la navata concentrica esterna. Portò quindi la chiesa ad essere quella che tutt'ora noi possiamo vedere. Questo cambiamento la rese molto più piccola e fece sì che conducesse un'esistenza in tono minore, ma per noi oggi resta comunque uno spazio enorme e un monumento sbalorditivo.

Accanto alla Cappella dei santi Primo e Feliciano, si trova la Cappella di Santo Stefano d'Ungheria, nella quale si trova un sepolcro risalente all'inizio del XVI secolo.

Un'importante decorazione pittorica invece si trova sulle pareti perimetrali della galleria anulare: qui infatti alla fine del cinquecento la parete venne tamponata poi fatta affrescare con un Martirologio sotto l'ordine di Gregorio XIII dai pittori Antonio Tempesta e Niccolò Circignani, detto Il Pomarancio. Il ciclo pittorico consiste in trentaquattro tristi scene di martirio, con tutte le possibili torture rappresentate in modo minuzioso e realistico. Le scene crude rappresentate in questi affreschi avevano lo scopo di istruire i giovani che sarebbero andati in paesi lontani per convertire la popolazione al cristianesimo sui pericoli che avrebbero potuto incontrare. Sotto ogni scena si può leggere la spiegazione dell'avvenimento raffigurato. (immagini 5-6-7)

Subito a sinistra, presso un pilastro, è conservato il Seggio episcopale di San Gregorio Magno. Si tratta di un sedile in marmo del periodo imperiale, riscolpito per ricavare i braccioli e lo schienale.

S. Candoli e M. Zoffoli


Biblografia e sitografia:

Hugo Brawdernburg. Le prime chiese di Roma IV-VII secolo
AA. VV. Chiese e cattedrali. in: Italia Meravigliosa
Eliza Crasher. Corso d'arte, manuale II
                         
www.romaspqr.it"
www.isarteromadue.com"
www.wikipedia.org"
www.margalli.altervista.org"

 

 
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