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L'Angelus

Realizzato tra il 1858 e il '59 L'Angelus è il capolavoro più noto di Millet, non solo per l'interesse suscitato tra i collezionisti ma anche perchè ha rappresentato un importante modello iconografico dell'arte moderna. Durante il suo soggiorno a Bruxelles, nel 1880, Van Gogh ne trasse uno studio a matita, gessetto e acquarello, ora conservato a Otterlo. Salvator Dalì si riferì spesso al dipinto di Millet per trarne una serie di versioni surrealiste.

Il titolo del quadro  è riferito ad una preghiera che interrompeva il lavoro e veniva recitata al mattino, a metà  giornata e alla sera.
Non solo per la scelta del tema ma anche per le caratteristiche pittoriche questo dipinto, all'interno della sua produzione, è quello che manifesta in maniera più forte la sua visione profondamente religiosa della vita.
Il senso di immobilità , la sintesi delle forme, la visione dal basso e i bagliori dorati del tramonto che stanno per essere inghiottiti dalle ombre della sera sono tutti elementi espressivi che concorrono a costruire la solennità  e il clima spirituale della scena.
I due contadini hanno un aspetto statuario, monumentale. Le forme sono convesse, semplificate e geometriche, pienamente sviluppate nei loro volumi, costruite con un disegno deciso ed essenziale. Gli atteggiamenti sono raccolti e composti, le espressioni sono concentrate.
L'essenzialità  e l'equilibrio della composizione, il bilanciamento dei colori e delle zone luminose con quelle scure rinviano ad una armonia superiore che sembra governare natura e uomini, secondo un principio di ordine universale.

Il dipinto risente dell'influenza di Chardin e della pittura olandese del Seicento, per i raffinati giochi di luce e per il particolare senso di sospensione, come se il tempo si fosse fermato.

Come viene testimoniato dallo stesso Millet il tema del dipinto è suggerito dai ricordi dell'infanzia trascorsa in Normandia e  se l'effetto di penombra e indefinitezza dell'immagine sembrano proprio suggerire una scena ritrovata nella memoria, più che vista in quel momento, la concretezza delle zolle di terra smosse o dettagli come il forcone piantato nel terreno hanno la pregnanza di un vissuto reale fortemente presente.
Il primo piano, con le forme solide e plastiche dei contadini in controluce, contrasta con l'orizzonte luminoso in cui sulla destra si vede l'accenno, reso con poche pennellate,  di una città  lontana.

Il dipinto è stato comunque modificato da Millet durante l'esecuzione, poichè dalle radiografie si nota che al centro del quadro il pittore aveva dipinto una bara, poi cancellata in un secondo momento.

 

A. Cocchi


Bibliografia

N. Frapiccini, N. Giustozzi, La geografia dell'arte. Vol. 3 Età  moderna e contemporanea. Hoepli editore, Milano 2010
G. Dorfles A. Vettese. Arte. Artisti Opere e Temi. Vol 3 Dal Realismo ad oggi. Atlas Editore, Bergamo 2013
D. Bianco, a cura di A. Mazzanti . La Grande Storia dell'arte. L'Ottocento. Prima parte. Scala Group, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma, 2003
V. Terraroli. Arte 3 Dal Romanticismo all'arte contemporanea. Skira Bompiani 2012

Evert van Uitert. L'arte di Van Gogh: modernizzare la tradizione. in: Vincent Van Gogh Arnoldo Mondadori Editore-De luca Editore. Milano-Roma 1988
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986

 

 
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