La Camera degli Sposi

Andrea Mantegna. Camera degli Sposi. Dett. del soffitto. 1465-74  Affresco. Mantova, Castello di san Giorgio.
Andrea Mantegna. Camera degli Sposi. Dett. del soffitto. 1465-74  Affresco. Mantova, Castello di san Giorgio.
 

 

Il ciclo pittorico della Camera degli Sposi a Mantova è tra i più alti risultati artistici raggiunti da Andrea Mantegna. E' considerata uno dei più famosi monumenti del Rinascimento italiano e l'esempio più importante tra le opere di valore politico e celebrativo del '400.

La 'Camera picta' di Ludovico Gonzaga

 

 


Bartolino da Novara. Castello di San Giorgio.1395-1406
Ristrutturato da Luca Fancelli nel1459. Mantova (Foto:AnnaZacchi)

 

 

Andrea Mantegna fin dal suo arrivo a Mantova, intorno al 1460, venne coinvolto da Ludovico Gonzaga nei lavori di ristrutturazione e decoro del Castello di San Giorgio, una delle costruzioni costituenti il complesso del Palazzo Ducale di Mantova.
Dopo la decorazione della Cappella privata di Ludovico, l'artista venne incaricato dell'ornamentazione della Camera degli Sposi.
I lavori iniziarono probabilmente intorno al 1465, come si legge nella data dipinta in finto graffito, sullo sguincio della finestra della parete nord. La conclusione dei lavori dovrebbe corrispondere al 1474, data che figura sulla lapide con la dedica situata sulla porta d'ingresso della parete ovest.

 

 


Andrea Mantegna. Dedica a Ludovico III Gonzaga. 1474.
Affresco. Camera degli sposi, Mantova

 

Fine principale del ciclo decorativo è la celebrazione della famiglia Gonzaga, con il riferimento alla dinastia politica e religiosa e al riconoscimento del marchesato ottenuto nel 1432. A questo aspetto viene dedicata la complessa allegoria politica degli affreschi.

 

L'organizzazione degli affreschi.

 


Andrea Mantegna. Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

La decorazione pittorica di Mantegna viene progettata a partire dal contesto fisico della stanza, quindi vengono attentamente considerate le caratteristiche architettoniche, l'orientamento, la disposizione delle finestre e dell'ingresso.
Situata nella torre a nord-est del Castello di San Giorgio la Camera degli Sposi è una stanza di dimensioni contenute, essenziale nelle sue caratteristiche architettoniche. L'ambiente a pianta quadrata è coperto da una volta a padiglione che si raccorda alle pareti con tre lunette su ogni lato. Su due pareti, a nord e a sud, posizionate agli angoli, si aprono le finestre, a ovest c'è la porta d'ingresso e un camino con un fregio classicheggiante occupa il settore centrale della parete nord. Utilizzando questo questo semplice spazio in modo funzionale alla sua rappresentazione pittorica Andrea Mantegna realizzò il suo capolavoro.

 

 


Andrea Mantegna. La corte. parete nord.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova


Con una spettacolare scenografia illusiva aperta su tutte le direzioni, l'artista reinventa la stanzetta cubica della torre medievale trasformandola in un luminoso portico dorato collocato all'aperto.
Probabilmente proprio le lunette di raccordo dovettero suggerire al pittore l'idea di creare un illusivo portico aperto verso l'esterno, mentre la volta schiacciata del padiglione venne sfondato dalla veduta dal basso dell'incredibile oculo centrale.
Ma l'artista seppe sfruttare in maniera creativa anche quelli che possono essere considerati "difetti" trasformando ciò che poteva rappresentare un limite in un'occasione per inventare una soluzione inaspettata e sorprendente. Due pareti, a est e sud, più in penombra, sembrano chiuse da pesanti tendaggi dipinti, mentre le altre due, più illuminate, sono state destinate alle scene figurate. In queste ultime, le interruzioni come la porta d'ingresso e il camino sono stati trasformati in espedienti integrati alla decorazione pittorica. La cornice sporgente sulla porta è divenuto una sorta di podio sul quale alcuni putti sorreggono un cartiglio con la dedica; oppure l'architrave del camino è stato trasformato nel pianerottolo della scala su cui si affaccendano alcuni personaggi.

 

 


Andrea Mantegna. L'incontro. Parete ovest.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

L'effetto spettacolare dell'insieme dei dipinti è il risultato di una sapiente regia artistica alla quale Mantegna sottopose la raffinata tecnica pittorica e il suo stile personale. Sotto il suo pennello, la stanza si apre in una magnifica scenografia illusionistica: sembra di trovarsi all'interno di un portico classico aperto su un luminoso paesaggio collinare sviluppato fino all'orizzonte.

 

 


Andrea Mantegna. Soffitto. Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

Molta attenzione è stata riservata all'architettura dipinta. La finta loggia è composta da archi a tutto sesto e pilastri decorati all'antica. Sul soffitto la volta a vele è stata rialzata prospetticamente per simulare proporzioni cubiche perfette. Al centro del soffitto si trova il celebre oculo centrale, uno degli esempi più belli in assoluto di scorcio dal basso.

 

 


Andrea Mantegna. Oculo sul soffitto. Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

Ciascuna parete è divisa in tre parti dagli archi, ma le scene figurate, collegate dalla stessa prospettiva e dal ritmo del portico, sembrano avere uno sviluppo continuo, come se si trattasse di una narrazione sulla storia della famiglia Gonzaga. In contrasto con le pareti sud e est, occupate dai tendaggi chiusi, a nord e ovest le tende scostate si aprono come sipari sulle scene come in una vivace rappresentazione teatrale.

 

 


Andrea Mantegna. Ritratti di Federico III d'Asburgo e Cristiano I di Danimarca.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

Ritratti con una precisione impeccabile, i protagonisti della corte dei Gonzaga si muovono su un alto zoccolo in finto marmo che funge da palcoscenico. Si tratta del cosiddetto Ritratto di corte che si trova sulla parete settentrionale e della scena dell'Incontro, rappresentato sulla parete occidentale.

 


Andrea Mantegna. la veduta di Roma. Dett. dell'Incontro.Parete ovest.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 


I paesaggi degli sfondi sono ricchi di particolari naturalistici, ma anche costellati di monumenti romani molto famosi, come il Colosseo, la Piramide Cestia, la Mole Adriana.

E' molto importante anche l'apparato decorativo in cui sono inquadrate le scene figurate. Nei riquadri della volta, nei pennacchi e sui pilastri una fitta e raffinata decorazione classicheggiante riempie le superfici con stemmi, busti di imperatori romani, putti e scene mitologiche.

 


Andrea Mantegna. Caligola. Part. della decorazione del soffitto.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 


Arricchiti da numerosi riferimenti simbolici, storici, politici ed ideologici, i dipinti della Camera degli Sposi si pongono come modello di decorazione unitaria di carattere celebrativo e illusionistico-spettacolare. L'iconografia politica e familiare dei signori di Mantova è infatti rappresentata secondo una matura concezione ottico-prospettica, frutto di approfonditi studi condotti dall'artista sui rapporti tra architettura e decorazione, nonché di quella solida cultura classica di cui Andrea Mantegna è uno degli interpreti principali del suo tempo.

 


La narrazione della storia di famiglia.

 

La narrazione degli affreschi mantegneschi si organizza si organizza sulla parete nord e sulla parete ovest, dove sono rappresentati due momenti importanti della storia dei Gonzaga.

 

 


Andrea Mantegna. La corte. Dett. parete nord.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

 

La parete nord, detta Parete della corte, si trova il Ritratto di famiglia. Su un terrazzo, chiuso in fondo da una parete decorata, Ludovico II siede accanto alla moglie, Barbara di Brandeburgo, ai figli e alle persone più strettamente vicine alla famiglia, compresa la nana e il cane Rubino, accovacciato sotto la poltrona del padrone.
La riunione famigliare sembra interrotta dall'arrivo del segretario di corte, Raimondo dei Lupi di Soragna, che consegna una lettera al suo signore. La missiva si riferisce probabilmente ad una lettera inviata il primo gennaio del 1462 da Bianca Maria Visconti, duchessa di Milano per chiedere aiuto a Ludovico, in funzione di capitano generale dell'esercito milanese. Il marito Francesco Sforza era stato colpito da una grave malattia e la città di Milano in pericolo, perciò si sollecitava la sua immediata partenza.

 

 


Andrea Mantegna. L'incontro. Dett. Parete ovest.
Affreschi della Camera degli sposi. 1474. Mantova

 

Nella Parete ovest è rappresentata la scena dell'Incontro. Sulla strada verso Milano, Ludovico incontra il figlio Francesco che, appena nominato cardinale, era partito da Pavia per recarsi a Roma. Francesco facendo una breve deviazione da Mantova, incontrò il padre, come viene mostrato nell'affresco.

 

 


L'allegoria politica.

 

La decorazione della Camera degli Sposi fa parte del grande programma autocelebrativo promosso a Mantova da Ludovico II Gonzaga, già in occasione del Concilio mantovano del 1458, vuole esaltare il potere della famiglia e la stabilità politica raggiunta proprio da Ludovico.
nel Ritratto di corte della parete nord, viene messa in risalto la virtù della fedeltà, indicata simbolicamente dal cane sotto al sedile e attribuita a Ludovico Gonzaga, chiamato a combattere alla difesa di Milano in aiuto di Francesco Sforza. I ritratti di questa scena si collegano visivamente con quelli dei medaglioni del soffitto che rappresentano imperatori romani, esempi celebri di dinastia familiare e di potere.

 

 

L'esecuzione degli affreschi. Dubbi e ipotesi. 

 

Uno dei quesiti rimasti in sospeso sulla Camera degli Sposi a Mantova riguarda lo svolgimento dell'esecuzione nelle sue fasi. 
Secondo la consuetudine, per decorare un locale in genere si iniziava dal soffitto e poi si passava alle pareti.
Ma in questo caso sembra  che non è stato proprio così, la decorazione è stata modificata in corso d'opera dallo stesso Mantegna e molto probabilmente le modifiche sono avvenute dopo una o due  interruzioni: il soggiorno a Firenze nel 1466 e quello a Pisa nel 1467.

Le parti che si ritiene siano state dipinte per prime sono quelle stilisticamente più vicine all'esperienza padovana, cioè al momento e all'attività  svolta da Mantegna prima del suo arrivo a Mantova.
Ad esempio il tipo di decorazione a specchiature di marmo della balaustra dell'Oculo sulla volta e della parete dietro i personaggi nella scena della Corte riprendono un motivo derivato da Donatello, conosciuto da Mantegna in occasione della sua permanenza a Padova.

Altri dettagli della volta, come i panneggi svolazzanti di alcune figure nelle Storie di Orfeo affrescate sulle vele della volta, sono da riferirsi al linearismo espressivo di Filippo Lippi e Sandro Botticelli, che Mantegna deve aver conosciuto durante il soggiorno fiorentino. Le Storie di Orfeo, quindi, sembrano essere state eseguite dopo l'Oculo. Ciò fa pensare che prima del viaggio in Toscana Mantegna non avesse ancora dipinto le vele del soffitto.
Anche nella pittura delle pareti esistono differenze che sembrano dovute a due diversi momenti esecutivi.

Gli affreschi della parete nord rivelano la vicinanza ai modi del periodo padovano, mentre in quella occidentale, la scena dell'Incontro risente maggiormente della pittura toscana di un luminismo derivato da Benozzo Gozzoli. E' importante ricordare che nel 1467 Andrea si trovava a Pisa per finire un dipinto nel Camposanto. Ed è qui che l'artista veneto deve aver ammirato l'affresco con la Costruzione della torre di Babele dipinta dal Gozzoli.

Altre differenze tra le pareti nord ed ovest riguardano l'organizzazione generale. Il coordinamento generale e perfezione compositiva raggiunti nella parete ovest non sono riscontrabili allo stesso livello nella parete nord. Le corrispondenze auree tra la scena figurata dell'Incontro e l'insieme della decorazione di tutta la stanza non si ritrovano allo stesso grado di esattezza nella scena della Corte, pertanto la parete nord dev'essere stata dipinta prima.
Ad esempio la prospettiva delle scale a destra non coincide con l'impianto prospettico complessivo della sala. I personaggi davanti al pilastro non sembrano avere un chiaro piano d'appoggio. Altri dettagli fanno pensare anche ad una modifica successiva: una manica che spunta a sinistra del pilastro indica che in un primo momento era stato rappresentato un personaggio poi cancellato con l'aggiunta del pilastro. Si deduce anche che in un primo tempo i pilastri non erano previsti e che la scena della Corte doveva essere concepita come indipendente rispetto al resto della sala. Le altre pareti dovevano essere dipinte in finto marmo con venature verdi, come si vede ancora negli sguinci delle finestre.

L'ipotesi che ne deriva è che Mantegna abbia iniziato il lavoro dipingendo l'Oculo centrale della volta e la Corte sulla parte nord. La parete ovest con L'Incontro, la volta e l'apparato architettonico con i pilastri dovrebbero essere stati dipinti dopo il 1467.

 

Dall'analisi stilistica e dal procedimento tecnico i critici sembrano concordare sulle principali fasi esecutive del ciclo della Camera degli Sposi. Nel suo lavoro Andrea Mantegna deve avere iniziato a dipingere la volta per poi passare sulla parete nord, dove si trova la Corte, e procedere con la parete ovest dove figura la scena dell'Incontro.
L'inizio sulla volta è riferito ad una consuetudine: di solito per decorare un locale si iniziava dal soffitto e poi si passava alle pareti. Dal punto di vista stilistico si nota inoltre che nella pittura sono presenti diversi elementi ancora vicini all'esperienza padovana dell'artista. Ad esempio la balaustra dell'oculo riprende un motivo derivato da Donatello, riscontrabile anche nella parete dietro i personaggi della Corte.
La successione nord-ovest delle pareti rivela la vicinanza ai modi del periodo padovano, per quanto riguarda la Corte e a riferimenti alla pittura toscana e al luminismo derivato da Benozzo Gozzoli nell'Incontro. E' importante ricordare che nel 1467 Andrea aveva interrotto i lavori della Camera degli Sposi, poichè si trovava a Pisa per finire un dipinto nel Camposanto. Ed è qui che l'artista veneto deve aver ammirato l'affresco con la Costruzione della torre di Babele dipinta dal Gozzoli.

Il coordinamento generale e perfezione compositiva raggiunti nella parete ovest non sono riscontrabili allo stesso livello nella parete nord. Le corrispondenze auree tra la scena figurata dell'Incontro e l'insieme dela decorazione non si ritrovano allo stesso grado di esattezza nella scena della Corte, pertanto la parete nord dev'essere stata dipinta prima. Inoltre nella scena della Corte si notano alcune discrepanze. Ad esempio la prospettiva delle scale a destra non coincide con l'impianto prospettico complessivo della sala. I personaggi davanti al pilastro non sembrano avere un chiaro piano d'appoggio; una manica che spunta a sinistra del pilastro indica che in un primo momento era stato rappresentato un personaggio poi cancellato con l'aggiunta del pilastro. Si deduce anche che in un primo tempo i pilastri non erano stati dipinti e che la scena della Corte doveva essere indipendente, mentre il resto delle pareti dovevano essere dipinte in finto marmo con venature verdi, come si vede ancora negli sguinci delle finestre.

 

 

La 'Camera picta' nella storia

 

Rispetto alla funzione originaria, la Camera degli Sposi nel corso dei secoli venne utilizzata per scopi diversi fino al 1915, quando venne riscoperto lo straordinario valore artistico di questo monumento.

L'attuale nome "Camera degli sposi" è un appellativo moderno dovuto allo storico Ridolfi, in riferimento a Ludovico III Gonzaga, signore di Mantova e alla moglie Barbara di Brandeburgo. Nei documenti originali era denominata semplicemente "Camera magna picta" (Camera grande dipinta) o "Camera depincta" (camera dipinta).
Inoltre, dalle indicazioni che si possono trarre dai documenti coevi la stanza sembra destinata a locale di rappresentanza della corte, utilizzata sia come sala delle udienze, sia come luogo in cui Ludovico si riuniva con i famigliari, si occupava degli affari di governo e riceveva funzionari e diplomatici. Ciò porta quindi ad escludere che si trattasse di una camera nuziale o di una stanza da letto.

A partire dal 1506 fino agli inizi del '700 la Camera divenne una sorta di museo privato, poiché vi si raccolsero opere d'arte e oggetti preziosi. Durante l'800 e fino al 1880 la Camera degli Sposi venne trasformata in archivio notarile.

Oggi la Camera degli Sposi è una delle più importanti mete del turismo culturale italiano, fa riferimento alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico ed Artistico di Mantova ed è gestita dal Museo di Palazzo Ducale.

 

 

 

La datazione.

 

Gli affreschi della Camera degli Sposi di Mantova presentano ancora oggi numerosi dubbi riguardo alla cronologia del ciclo pittorico. La documentazione emersa dagli studi condotti su questo capolavoro offrono poche certezze assolute, tra le quali l'appartenenza alla mano di Andrea Mantegna, condivisa con sicurezza da tutti gli storici che se ne sono occupati.
Le date dell'esecuzione, nonostante vengano comprese tra il 1465 e il 1474 dalla maggior parte dei manuali di storia dell'arte, poichè condivise da gran parte degli storici più recenti, presentano comunque delle incertezze.
La più incerta è la data d'inizio. Secondo un documento ritrovato dallo storico R. Signorini, la decorazione pittorica della Camera egli Sposi ebbe inizio il 26 maggio 1465, appena terminati quelli della "chapeleta de Castello". Ma la testimonianza che si ritiene più probabile è quella lasciata dallo stesso Mantegna, che sullo sguincio di sinistra della finestra nella parete nord dipinse in finto graffito la data 16 giugno 1465. Nell'iscrizione si legge esattamente: "14-65.d.16.iunii", che la data voglia sottintendere l'inizio dei lavori non è una certezza assoluta, ma è l'ipotesi ritenuta più plausibile.
La conclusione dei lavori è più condivisa, la data è nota attraverso due documenti: un atto del 1475 e la targa dedicatoria della parete ovest, dove si legge che Andrea Mantegna terminò l'opera nell'anno 1475. Se è stato così, l'esecuzione degli affreschi impegnò Mantegna per circa nove anni, intervallati da alcuni viaggi in Toscana (nel 1466 risulta essere a Firenze e nel 1467 dovette eseguire un dipinto nel Camposanto di Pisa) dove l'artista venne occupato in altri lavori.
L'ipotesi di un'esecuzione avvenuta in due momenti divisi trova corrispondenze anche nel confronto stilistico tra la scena della Corte e quella dell'Incontro, che sembrano risentire di influssi diversi, oltre che da alcuni ripensamenti e modifiche rilevati dalle analisi dei dipinti.
Secondo il Kristeller e altri, invece, la data iniziale viene riferita al 1471, poichè in una richiesta del 25 ottobre Ludovico III aveva ordinato per il Mantegna "pesi tre de olio de nose per lavorare a quella nostra camera". Il documento si riferisce all'olio di noce utilizzato da Mantegna nella pittura murale, secondo la tecnica illustrata dal celebre manuale di Cennino Cennini. Altri studiosi ritrengono invece che l'ordine di Ludovico riguardi un "rifornimento" di materiale che può essere avvenuto anche a lavoro già avviato prima.

 

 


Utilizzi dalle origini ad oggi.

 

Rispetto alla funzione originaria, la Camera degli Sposi nel corso dei secoli venne utilizzata per scopi diversi fino al 1915, quando venne riscoperto lo straordinario valore artistico di questo monumento.

L'attuale nome "Camera degli sposi" è un appellativo moderno dovuto allo storico Ridolfi, in riferimento a Ludovico Gonzaga e alla moglie Barbara di Brandeburgo. Nei documenti originali era denominata semplicemente "Camera magna picta" (Camera grande dipinta) o "Camera depincta" (camera dipinta). Inoltre, dalle indicazioni che si possono trarre dai documenti coevi la stanza sembra destinata a locale di rappresentanza della corte, utilizzata sia come sala delle udienze, sia come luogo in cui Ludovico si riuniva con i famigliari, si occupava degli affari di governo e riceveva funzionari e diplomatici. Ciò porta quindi ad escludere che si trattasse di una camera nuziale o di una stanza da letto.
A partire dal 1506 fino agli inizi del '700 la Camera divenne una sorta di museo privato, poichè vi si raccolsero opere d'arte e oggetti preziosi. Durante l'800 e fino al 1880 la Camera degli Sposi venne trasformata in archivio notarile.

Oggi la Camera degli Sposi è una delle più importanti mete del turismo culturale italiano, fa riferimento alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico ed Artistico di Mantova ed è gestita dal Museo di Palazzo Ducale.

 


Restauri.

 

Anche l'ornamentazione ha subito diverse modifiche a causa di danni e restauri. Il 22 settembre del 1506 a pochi giorni dalla morte del maestro, Isabella d'Este incaricò i figli del pittore di "raconzar" (restaurare) alcune zone non identificate della Camera.
Nel luglio del 1630, in occasione del terribile sacco di Mantova, la Camera degli Sposi subì diversi danni a opera dei lanzichenecchi al servizio dell'imperatore Ferdinando II, che spararono contro gli affreschi, lascindone tracce ancora visibili e icisero le pareti cnon scritte riferite a Martin Lutero.
Altri sfregi vennero inferti ai dipinti da successivi occupanti, ma gli affreschi vennero danneggiati anche dalle idipinture effettuate da M. Knoller su incarico del governo austriaco nel 1790.
Nel 1876 il Canevaghi riuscì a rimuovere le ridipinture del Knoller sulla scena dell'Incontro, mentre nell'anno successivo intervenne G. Bianchi, già noto come "rifacitore" di Giotto in Santa Croce a Firenze. Altri ritocchi risalgono al 1894.
I primi restauri moderni si devono al Pelliccioli, che dal 1938 al 1941 si impegnò nel consolidamento della superficie pittorica alla pulitura di gran parte delle ridipinture precedenti e al riempimento di diverse lacune.
Tra il 1984 e il 1986 vennero realizzati importanti interventi di restauro condotti in tre campagne sistematiche dall'Istituto Centrale del Restauto e dal consorzio Arké di Roma. Il degrado subito dagli affreschi aveva compromesso gravemente lo stato di conservazione dei dipinti, e nel restauro si è provveduto ad un attento lavoro di pulitura, consolidamento, stuccatura e reintegrazione delle superfici pittoriche, delle decorazioni in pietra e delle dorature.
In seguito la Camera degli Sposi è stata sottoposta a periodici interventi di manutenzione (1996-1999-2001) per ovviare alla caduta puntiforme della superficie pittorica dovuta all'umidità di condensa presente nella stanza.
Per riparare i danni prodotti dal terremoto del 25 novembre 2004, nei primi mesi del 2005 è stato effettuato l'ultimo intervento di restauro.

 

 

 

A. Cocchi

 

 

 

Video

 

 Niccolò Turrioni.
Andrea Mantegna- La Camera degli Sposi.
Da You Tube

 

 

 

 

Mantova città d'arte e cultura.
Palazzo Ducale- Camera degli Sposi a 360°

Da You Tube

 

 

 

 

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Bibliografia

 

Lionello Puppi Cianfrusaglie reperti e un talent scout in: Il Romanzo della pittura. Masaccio e Piero. Supplemento al n° 29 de "la Repubblica" del 2.11.1988 
Claudia Cleri Via Mantegna. Art eDossier n.55. Giunti, Firenze. 1991
M. Bellonci, N. Garavaglia L'opera completa di Mantegna. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
A. Blunt Le teorie artistiche in Italia dal Rinascimento al Manierismo. Piccola Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008

 

 

 

 

 

 
Approfondimenti
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