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Giovanni Boldini. Ritratto di Cléo de Mérode


Boldini, Cléo de Mérode, 1901, olio su tela, 97,8x88,9 cm, collezione privata.

 

L'effetto che crea Boldini in questa opera, come in tante altre, è quello del movimento e della dinamicità della donne che ritrae. Il pittore non cerca una posa statica ma le traiettorie di un corpo che si muove.

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Un ritratto in movimento

 

Il ritratto, dipinto da Boldini, rappresenta Cléo de Mérode, famosa ballerina francese dell'Opera di Parigi.
La ragazza posa in modo insolito: è seduta, il braccio sinistro disteso lungo il fianco, l'altro, invece, è piegato con la mano che tocca delicatamente il viso. La testa è inclinata verso il basso e girata a destra, tanto da far risaltare il collo scoperto e bianco. Lo sguardo è rivolto verso l'alto e cerca qualcosa all'esterno. Boldini celebra la giovinezza di Cléo esaltandone il viso e la mano impreziosita da un anello azzurro. Altro gioiello che orna in modo discreto il corpo della modella è una sottile collana d'oro che si vede appena ed è avvolta in più giri al collo. I capelli castani sono raccolti  in una pettinatura morbida che nasconde leggermente il viso.
Ciò che risalta maggiormente nel quadro è la maglia grigia con riflessi dorati che avvolge con un panneggio la ragazza, creando un effetto di chiaro scuro.
Lo sfondo è neutro sui toni grigi ed è percorso da una diagonale più scura, che prosegue anche con la linea della scollatura, che taglia il quadro in due e ne determina la composizione.
L'effetto che crea Boldini in questa opera, come in tante altre, è quello del movimento e della dinamicità della donne che ritrae. Il pittore non cerca una posa statica ma le traiettorie di un corpo che si muove.
Il dipinto è stato realizzato nel 1901 e fa parte di una collezione privata.

C. Facciani

 

Bibliografia:

Stefano Zuffi, "La pittura moderna: gli impressionisti e le avanguardie del 900", ed. Electa
Alessandra Borgogelli, "Boldini", Art dossier ed. Giunti
Giorgio Cricco e Francesco Paolo Di Teodoro, "Itinerario nell'arte, dal Barocco al Postimpressionismo", Zanichelli


 

 
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