Umberto Boccioni

Umberto Boccioni. Visioni simultanee. 1911. Olio su tela.  60.5 × 60.5 cm. Wuppertal , Von der Heydt Museum
Umberto Boccioni. Visioni simultanee. 1911. Olio su tela.  60.5 × 60.5 cm. Wuppertal , Von der Heydt Museum

 

Umberto Boccioni è il principale interprete del Futurismo. Nucleo essenziale delle sue opere è il dinamismo, inteso come azione in corso, dilatazione del tempo e dello spazio, divenire emozionale. 

Indice dei contenuti
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Approfondimenti / Opere

Cenni sulla vita e sulle opere

 

Umberto Boccioni è stato un artista dalla personalità inquieta e riflessiva, estremamente produttivo, molto attento alle vicende della cultura contemporanea. È il maggiore rappresentante del futurismo e il teorico del movimento.
Nacque a Reggio Calabria nel 1882 da genitori romagnoli, e poiché il padre lavorava in prefettura, la sua famiglia si trasferì spesso, spostandosi in diverse città d'Italia. Le persone della sua famiglia e i luoghi della sua infanzia rientrano spesso nelle sue opere.
Tra il 1897 e il 1900 compì i suoi studi all'istituto tecnico, dapprima a Padova, poi a Catania, e nonostante le valutazioni mediocri in disegno, coltivò le sue passioni per la pittura e la letteratura. Ha collaborato con alcuni periodici locali e scrisse anche un romanzo: Pene dell'anima, che rimase inedito. Questi anni di formazione sono stati fondamentali perché la sua attenzione verso la cultura contemporanea e gli stimoli ricevuti permisero a Boccioni  di divenire non solo uno degli artisti più importanti del primo '900, ma anche un grande portavoce del suo tempo.

Nel 1901 si separò dalla famiglia per stabilirsi a Roma da una zia. Decise di dedicarsi alla pittura, ma non scelse l'insegnamento accademico, che riteneva sorpassato: preferì apprendere i rudimenti del disegno presso un cartellonista pubblicitario.
A Roma conobbe casualmente Severini e studiò presso di lui la pittura dal vero. I due artisti divennero subito amici, condivisero molti interessi, come quelli per la letteratura e per la filosofia di Nietzsche, Sorel e Renan. Entrambi avvertirono la necessità di un deciso rinnovamento culturale. Boccioni e Severini iniziarono a frequentare lo studio di Giacomo Balla, più anziano e affermato, e da lui appresero la tecnica divisionista. Ma nello studio di Balla gli artisti si confrontarono anche in riflessioni e discussioni sulla modernità. Il tema principale dei loro dibattiti era la radicale e veloce trasformazione che si stava svolgendo intorno a loro. I pittori stavano assistendo ai cambiamenti che lo sviluppo tecnologico e industriale stava imponendo non solo sugli ambienti urbani, ma anche sulla vita di tutti. Fu sulla base di queste considerazioni che cominciarono ad orientasi verso una sperimentazione pittorica che alla fine sfocerà nella svolta futurista.

Nel 1906 Boccioni vinse un concorso di pittura e soggiornò a Parigi. Nella capitale francese si interessò alla pittura degli impressionisti, in particolare Cézanne, e dipinse concentrandosi sul rapporto tra uomo e natura.
Tra luglio e novembre dello stesso anno soggiornò in Russia presso una famiglia di amici.

Tornato in Italia, tra il 1906 e 1907 si fermò a Padova e a Venezia.
Verso la fine del 1907 si stabilì a Milano con la madre e la sorella. E' in questi anni che Boccioni  espresse il suo desiderio di rinnovamento: <<voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo industriale>>  e avviò le fasi di trasformazione verso lo stile futurista.
A Milano conobbe Gaetano Previati, pittore simbolista, approfondisce lo studio della funzione psicologica dell'immagine rivolgendosi alle opere di Munch, dell'Espressionismo tedesco e della Secessione.
Intanto elabora i suoi concetti di dinamismo e simultaneità attraverso la conoscenza e interpretazione originale delle nuove idee che circolavano nella cultura del momento e in particolare della filosofia di Bergson. Secondo il premio Nobel francese Henri Bergson l'universo è mosso da un'energia fondamentale: lo slancio vitale, che è un impulso a creare spontaneamente forme e situazioni sempre nuove e imprevedibili.
Boccioni fu sempre interessato alle problematiche sociali, collaborò con riviste, specialmente l'Illustrazione italiana, pubblicando i suoi bozzetti. Nacquero opere dedicate al mondo del lavoro come Officina a Porta Romana della Banca Commerciale di Milano e l'Autoritratto del 1908, ora alla Pinacoteca di Brera.
Nel 1910 avviene l'importante discussione, nello studio di Marinetti, con Russolo e Carrà che si conclude con la stesura e la firma del Manifesto tecnico della pittura Futurista.
Dopo questo evento Boccioni realizzò numerosi dipinti futuristi, partecipando a diverse esposizioni.
Boccioni interpretò, con una sintesi di grande libertà espressiva, il problema dello spazio-tempo della filosofia di Bergson, volse la sua pittura al superamento dell'antitesi tra realismo e idealismo, costruì immagini in cui il dinamismo si manifesta in chiave emozionale.
Gli ultimi anni della sua breve vita sono stati anni di intenso lavoro, in cui nacquero capolavori come: La città che sale, La risata, Il lutto, Rissa in galleria.   Nel 1911 partecipò all'esposizione d'arte libera a Milano, a una conferenza del Circolo artistico internazionale a Roma e lavorò alla splendida serie degli Stati d'animo.
Nel 1912 seguirono mostre a Parigi e a Londra, con grande successo e vendita di opere.
Boccioni si dedicò anche alla scultura, viene pubblicato il Manifesto tecnico della scultura futurista, realizzò Fusione di testa e finestra, Antigrazioso, Sviluppo di una bottiglia nello spazio per mezzo della forma, ed elaborò il concetto di "scultura d'ambiente" inteso come abolizione dei limiti tra forma e spazio ambientale.
Durante l'estate del 1912 Boccioni è a Parigi per studiare il cubismo e partecipa al Salone d'Autunno, con alcune sculture.
Nel 1913 espone alcuni dipinti a Roma insieme a Soffici, Balla, Carra, Russolo e Severini e a Parigi partecipa a una mostra di scultura con diversi pezzi importanti tra cui le Forme uniche nella continuità dello spazio. Seguirono mostre, conferenze, e le famose 'serate futuriste' insieme agli altri artisti del gruppo.
Nel 1914, con l'inizio della prima guerra mondiale, i futuristi incominciarono a partecipare a dimostrazioni interventiste e nel luglio del 1915 Boccioni partì volontario per la guerra insieme a Russolo e Sant'Elia. Ma la guerra, tanto celebrata come "igiene del mondo" nelle loro esaltate utopie,  si rivelò come una realtà crudele  e gli si aprì davanti nei suoi aspetti più miseri e drammatici. Boccioni entrò in una crisi da cui non uscì più. Poi, durante un'esercitazione, per una caduta da cavallo, morì nell'agosto del 1916.

A. Cocchi

 

 

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Bibliografia

 

G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerario nell'arte vol. 3
E. Bernini, R. Rota. Figura 2. Profili di storia dell'Arte. Laterza Editori, Bari 2002
G. Di Milia. Boccioni. Dossier Art n. 29, Giunti editrice, Firenze 1998
A. Palazzeschi, G. Bruno L'opera completa di Boccioni, Classici dell'Arte Rizzoli n. 34, Milano 1966

 

 

 
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