Gianlorenzo Bernini. San Longino

Gianlorenzo Bernini. San Longino. 1628-38. Marmo. Basilica di San Pietro. Roma
Gianlorenzo Bernini. San Longino. 1628-38. Marmo. Basilica di San Pietro. Roma.Foto di Sailko

 

l corpo della figura sembra sopraffatto dai movimenti convulsi delle vesti e del mantello, come a simboleggiare l'animo umano di Longino sopraffatto dalla forza divina della fede.

La sconvolgente chiamata divina

 

Per il papa Urbano VIII Gianlorenzo Bernini realizza tra il 1628 e il 1638 la statua del San Longino, destinata alla Basilica di San Pietro a Roma. La scultura venne iniziata quando era ancora in corso il lavoro del grandioso Baldacchino e rispondeva ad un programma di affermazione della personale magnificenza papale attraverso la promozione di opere grandiose, esposte in luoghi di massima visibilità  pubblica.
Nei quattro enormi piloni che sostengono la cupola michelangiolesca Bernini ricavò quattro nicchie per accogliere i rispettivi altari-reliquari dei santi di cui si conservavano i resti: Elena, Veronica, Longino e Andrea Apostolo.
Il tema dell'opera si riferisce alla storia di Longino, soldato romano che dopo aver ferito mortalmente Gesù Cristo sulla croce, trafiggendone il costato con la lancia, si convertì improvvisamente.

 

 

La tecnica scultorea



Per scolpire la statua, alta più di quattro metri, Bernini ha utilizzato almeno cinque diversi blocchi di marmo assemblati insieme, per poter ottenere una figura molto articolata, con le braccia protese all'esterno in modo da sembrare "libera di muoversi". Il blocco più grande corrisponde al corpo della figura, in un secondo blocco è stato scolpito il braccio destro, in un terzo il drappeggio, il quarto pezzo è stato utilizzato per il mantello appoggiato sulle spalle e ricadente con ampi movimenti, il quinto è identificabile nel braccio sinistro. Il lavoro su più blocchi assemblati insieme per mezzo di anime di ferro inserite nel marmo è di un procedimento tecnico che discende dai maestri del manierismo, e che Gianlorenzo apprese direttamente da suo padre, Pietro Bernini.
Come avviene in gran parte delle sue sculture, la figura è progettata per un punto di vista privilegiato, soprattutto per via del suo inserimento nella nicchia, ma anche perché come negli altri casi, l'artista sceglie il momento culminante di un'azione: Longino allarga le braccia e si rivolge verso l'alto, perché in quel momento riceve la chiamata divina.

Nella serie di statue a soggetto religioso realizzate da Bernini, il San Longino, rappresenta  un'evoluzione rispetto alla precedente Santa Bibiana del 1624. L'artista sviluppa infatti il tema del drappeggio drammaticamente espressivo, che rinvia ad uno stato di agitazione interiore, di intensità  emozionale vissuta dal protagonista coinvolto nell'evento miracoloso. In questo caso dal nodo sotto il braccio sinistro si aprono a ventaglio tre grandi pieghe che conducono l'occhio verso sinistra dove il mantello sembra muoversi agitato da un vento misterioso, per arrivare alla sacra lancia, una reliquia della quale è contenuta nella teca sotto la statua.

 

 

Dal bozzetto alla realizzazione

 

Per la comprensione non solo dell'opera in questione, ma più in generale del modo di procedere di Bernini, ha un'importanza fondamentale il bozzetto.
Solo di quest'opera Bernini aveva realizzato circa ventidue provini, come ci è testimoniato dal suo amico Sandrart, ma ne rimane uno soltanto, conservato presso il Fogg Art Museum della Harvard University. La pittura originale, con cui Bernini soleva rifinire e conservare i suoi modelli, è ancora visibile, anche se piuttosto sbiadita.
In questo modello superstite si può notare come la figura del San Longino è già  molto simile alla statua poi realizzata, vi è lo stesso gesto ampio delle braccia in fuori e il volgersi della testa a sinistra. La posa però è diversa. Nel provino in terracotta il peso del corpo è sostenuto dalla gamba sinistra, mentre la gamba destra è libera, secondo il canone classico tradizionale, riferito soprattutto alla figura dell'Antinoo (che studiò a fondo e a cui si rivolse anche per le statue degli angeli del Ponte Sant'Angelo). Nella statua in San Pietro invece l'appoggio sulle due gambe aumenta l'effetto di tensione e rappresenta una soluzione nuova. Questo modo di procedere da un punto di partenza più classico ad una soluzione originale e di forte carica emozionale si rileva anche confrontando il panneggio. Questo nel modello è più lineare e mosso dalla linea ondulata del mantello, nella statua invece i panni sembrano avere vita propria, mettendo in evidenza il gesto delle braccia e creando forti contrasti di cavità  e sporgenze, con un risultato più drammatico.

Il lavoro di Bernini si concentra anche sulle superfici del marmo in modo da sottoporle ai giochi di luci e di ombre che si creano a seconda delle diverse inclinazioni e rotondità  e che sono determinanti per l'espressività  dell'opera.
L'ombra si insinua nelle cavità  e nelle rientranze del marmo, mette in evidenza il profilo zigzagante delle forme e tradisce un sentimento di profonda agitazione interiore. L'ombra diventa simbolo dell'interiorità , dell'inquietudine e dei movimenti misteriosi dell'animo umano.
La luce invece è qualcosa di esterno che si riversa sulle forme, colpisce le sporgenze saettanti dei panni che avvolgono il santo. Acquista anch'essa un forte significato simbolico, suggerisce l'effetto di un lampo, una scarica di luce e di energia divina che investe Longino cambiando in un attimo, per sempre, la sua vita.

A. Cocchi

 

 

 

 

 

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Bibliografia

 

R. Wittkower. La scultura. Dall'antichità  al Novecento. Giulio Einaudi editore, Torino 1985
R. Wittkower. Arte e architettura in Italia 1600-1750. Einaudi, Torino 1972
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O. Ferrari. Bernini. Dossier Art. Giunti, Firenze 1991
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La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
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AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004

 

 
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