Arnolfo di Cambio

Arnolfo di Cambio. Madonna della Natività. 1296-1300. Marmo. Firenze, Museo dell'Opera del Duomo
Arnolfo di Cambio. Madonna della Natività. 1296-1300. Marmo. Firenze, Museo dell'Opera del Duomo. Foto di Sailko

 

Nel panorama dell'arte gotica italiana spicca il nome di Arnolfo di Cambio. Scultore e architetto ha saputo introdurre importanti innovazioni, anticipando soluzioni che verranno riprese nel Rinascimento.

Arnolfo di Cambio. Cenni sulla vita e sulle opere

 

Una delle personalità più complesse della seconda metà del '200, Arnolfo di Cambio, scultore e architetto, è stato uno degli artisti più originali del Gotico in Italia.
Ha lavorato a Bologna, Firenze, Orvieto, Perugia e a Roma, dove risiedeva la sua bottega.
Nasce a Colle Val d'Elsa, presso Siena intorno al 1240, dai genitori Cambio e Perfetta. Non abbiamo notizie sulla sua prima formazione, ma negli anni tra il 1265 e '68 risulta tra gli allievi di Nicola Pisano e collabora con lui durante la lavorazione del Pulpito del Duomo di Siena eseguito tra 1266 e '68. Nello stesso periodo (1265-'67) è documentata la sua presenza anche a Bologna, nel cantiere di Nicola, occupato alle sculturedell'Arca di San Domenico. Per questo monumento Arnolfo esegue una Madonna, tre Cariatidi e tre delle sei Storie di San Domenico.
Già in questi lavori si distingue lo stile elegante e raffinato di Arnolfo, abilissimo nel rendere le emozioni delle figure, con una resa straordinaria dei gesti misurati e delle espressioni spontanee.
Intorno al 1276 apre la sua bottega a Roma, e in quegli anni deve aver eseguito la Tomba di Adriano V nella chiesa di San Francesco a Viterbo.

 

Arnolfo di Cambio. Busto-ritratto di Bonifacio VIII. 1300 ca. Roma, Vaticano Appartamenti papali.
Arnolfo di Cambio. Busto-ritratto di Bonifacio VIII. 1300 ca. Roma, Vaticano Appartamenti papali.

 


Nel 1277 è al servizio di Carlo d'Angiò, re di Sicilia e "senatore" di Roma. Per il sovrano realizza il Ritratto di Carlo I d'Angiò, assiso su un trono decorato con figure di leoni. L'opera, in marmo è conservata ai Musei Capitolini di Roma.
Nel 1280-81 esegue a Perugia la prima opera documentata, una delle due fontane civiche, poste a poca distanza l'una dall'altra nella piazza principale della città. La prima ad essere eseguita è nominata dagli antichi documenti come fontana "in pede fori" o "platee", per indicare la posizione più in basso nella piazza. L'altra fontana, probabilmente eseguita dopo, è denominata negli stessi documenti come "in capite platee", cioè nella parte alta della piazza. Di quest'ultima Fontana maggiore, posta alla sommità della piazza, non resta nulla, poichè venne disrtutta tra il 1301 e il 1308.

 

Arnolfo di Cambio. Assetata.1277-1281. Marmo. Fontana degli Assetati. Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria.
Arnolfo di Cambio. Assetata.1277-1281. Marmo. Fontana degli Assetati. Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria.

 


Della fontana "in pede fori" oggi conosciuta come Fontana di piazza, o anche Fontana degli Assetati, restano alcuni frammenti, conservati nella Galleria nazionale dell'Umbria a Perugia. L'opera, purtroppo smembrata, rappresenta un capolavoro fortemente innovativo, per il naturalismo delle scene, che sembrano tratte dalla vita quotidiana e per i significati civili.
Nel 1282 realizza la monumentale Tomba del Cardinale De Braye nella chiesa di San Domenico a Orvieto, prima opera firmata dall'artista. In questo monumento applica un interessante studio progettuale basato sulle leggi dell'ottica, in quegli anni oggetto di studio per una cerchia di intellettuali che lavoravano tra Roma, Orvieto e Viterbo.
Nel 1285, a Roma, realizza il Ciborio della chiesa di San Paolo fuori le Mura, in cui rinnova decisamente le forme tradizionali in un ricco organismo architettonico in stile gotico.
Al 1289 risale la Tomba di Riccardo Annibaldi, notaio apostolico, della quale restano pochi frammenti, in San Giovanni in Laterano.
Al 1291 risale il Presepio nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Roma. Commissionato durante il pontificato Nicolò V, papa francescano, faceva parte di un programma di rinnovamento e decorazione dell'antica chiesa romana.
Nel 1293 Arnolfo realizza il Ciborio della chiesa di Santa Cecilia, arricchito da mosaici e sculture.
Tra il 1295 e il '96 esegue il Monumento funebre di Bonifacio VIII, altro complesso smembrato e del quale alcuni elementi sono conservati nelle Grotte vaticane.
Al 1300 risale la statua bronzea di San Pietro nella Basilica Vaticana.

Gli ultimi anni dell'attività artistica del maestro Arnolfo, tra il 1296 e il 1302, trascorsi a Firenze, sono dedicati in prevalenza all'architettura e rappresentano un periodo di intensa attività progettuale.
Arnolfo di Cambio inizia la costruzione e decorazione della Facciata di Santa Maria del Fiore, della quale restano solo alcune parti. Ma con molte probabilità progetta la Chiesa di Badia nel 1284, la Basilica di Santa Croce, nel 1295 e il Palazzo della Signoria, detto Palazzo Vecchio, a Firenze. Di grande importanza è stato accanto all'opera di scultura il suo apporto all'architettura, per la forte spinta innovativa nelle soluzioni e negli inserimenti urbanistici degli edifici.

 

 

Lo stile di Arnolfo

 

 

Se nella formazione di Arnolfo di Cambio l'insegnamento di un maestro come Nicola Pisano è stato certamente prezioso, la sua personale sensibilità  ha condotto l'artista a sviluppare ben presto un linguaggio molto moderno, alla ricerca della chiarezza ed essenzialità  di forme e volumi fino all'espressione di uno stile inconfondibile.
Durante gli anni '70 del secolo XIII, quando conduce la sua bottega a Roma, ha modo di allargare gli orizzonti della sua cultura, riferendosi ad esperienze antiche e contemporanee anche molto lontane tra loro per stile e soluzioni.
Nelle sue opere Arnolfo fonde insieme elementi e valori estetici provenienti da culture diverse. Vi si possono riconoscere elementi di radice classica, ma anche bizantina e persino etrusca. Dalla tradizione romanica Arnolfo tra e la compattezza dei volumi, l'essenzialità  della forma, il senso di realismo e la caratterizzazione dei gesti dei suoi personaggi. Si interessa anche al nuovo gusto Gotico francese, da cui trae l'elegante linearismo e soprattutto la tensione dinamica.

Ma l'assimilazione e rielaborazione di tali influenze si manifestano in maniera molto personale nella sua espressione. Le sue opere sono caratterizzate da grande senso di equilibrio e armonia, una monumentalità  di stampo classicheggiante. Ma si riscontrano anche forti effetti di animazione, dovuti non soltanto all'attenta ed espressiva gestualità  delle figure, ma anche al dinamismo goticheggiante delle forme elastiche e delle linee di tensione. Nell'opera di Arnolfo si coglie una particolare grazia tutta moderna e insieme un senso di gravità  solenne e drammatica. 
Quello di Arnolfo è uno stile rigoroso, con una straordiaria sintesi compositiva, che lo portano ad un gusto d'avanguardia, modernissimo e molto vicino a Giotto.
Arnolfo è un artista di importanza decisiva che diffonde in tutta Italia i sedimenti di una cultura e un nuovo modo di sentire che avrà  poi i suoi sviluppi con il Rinascimento.

 

A. Cocchi

 

 

 

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Bibliografia

 

A. Tomei. Arnolfo di Cambio. Dossier Art. Giunti, Firenze 2006
A. Martindale, Arte gotica. Rusconi, Milano 1990
La Nuova Enciclopedia dell'Arte. Garzanti 1986
F. Negri Arnoldi. Storia dell'Arte. Vol. I. Gruppo editoriale Fabbri. Milano 1985
G.C. Argan. Storia dell'arte italiana. Vol. 1. Sansoni Editore, Milano 1982

 

 

 
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