Abaco:
Elemento architettonico di forma parallelepipeda, a base quadrata e altezza contenuta che costituisce la parte terminale del capitello di una colonna o di un pilastro. Ha funzione di appoggio per l'architrave o per l'arco che vi si imposta. La misura dell'altezza è legata alle proporzioni dell'ordine architettonico a cui appartiene la colonna.
Esempio di capitello dorico
Esempio di capitello ionico
Esempio di capitello corinzio
Il disegno del profilo può essere rettangolare o modanato, sempre in base all'ordine architettonico di cui fa parte (dorico, ionico, corinzio, composito). La superficie esterna può essere liscia o decorata, come avviene spesso nei capitelli di età altomedievale e medievale.
Come tutti gli elementi che compongono la colonna, anche l'abaco, essendo parte del capitello, rientra nel sistema proporzionale degli ordini classici definiti da Vitruvio.
Manoscritto su pergamena (circa 1390) del De Architectura di Vitruvio.
Marco Vitruvio Pollione, architetto e scrittore romano vissuto nel I secolo a. C., scrisse il celebre trattato De Architectura, giunto fino a noi grazie alle copie manoscritte medievali e ai trattati rinascimentali derivati dal testo antico.
Secondo Vitruvio l'architettura si divide in cinque ordini:
ognuno dei quali definisce la regola proporzionale a cui corrispondono tutte le parti di una costruzione.
Andrea Palladio, Capitello tuscanico secondo Vitruvio. L'abaco è indicato con la terrera A.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Nell'Ordine Tuscanico esistono due versioni: quella più antica e le variazioni ottenute già nel periodo Imperiale dell'antica Roma.
Nella versione più antica, secondo Vitruvio, l'Abaco rappresenta il primo elemento del capitello. Doveva sorreggere architrave e travi di legno ed ha una forma di parallelepipedo; per questo nel Rinascimento è chiamato volgarmente 'Dado'.
La sua proporzione corrisponde ad un terzo esatto dell'altezza del capitello. Questa misura si può facilmente riscontrare nel disegno riportato da Andrea Palladio nel suo trattato I Quattro libri dell'Architettura.
Andrea Palladio, Capitello tuscanico. L'abaco è indicato con la tettera H e la cimasa corrisponde alla lettera G.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Palladio però osserva che in alcuni edifici dell'antica Roma, come l'Arena di Verona, e l'Arena e il Teatro di Pola, gli architravi sono in marmo e le caratteristiche dell'ordine Tuscanico hanno subito alcune variazioni. L'Abaco mantiene la sua forma squadrata, ma si assottiglia fino ad un sesto dell'intero capitello ed è sormontato dalla Cimasa, anch'essa alta un sesto. La Cimasa è un elemento modanato a forma di sguscio o gola, anticamente chiamato Sima. Fungeva da raccordo con l'architrave e poteva presentare dei fori da cui fuoriusciva l'acqua piovana proveniente dal tetto, preservando le strutture dell'edificio dalle infiltrazioni dell'acqua. Il disegno riportato da Palladio chiarisce molto bene queste istruzioni. Secondo le proporzioni del Tuscanico, i due elementi: Abaco e Cimasa insieme corrispondono sempre ad un terzo del capitello.
Andrea Palladio, Capitello doprico. L'abaco è indicato con la tettera O e la cimasa con la lettera N.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Nell'Ordine Dorico le proporzioni sono simili an quelle del Tuscanico. Vitruvio divide l'altezza del capitello in tre parti e la prima è assegnata alla coppia Abaco-Cimasa. Di tutta l'altezza compresa tra questi due elementi, l'architetto romano suggerisce di dividere in cinque parti e assegnare due quinti alla Cimasa e tre quinti all'Abaco. Le forme dell'Abaco e della Cimasa dorici sono molto simili a quelle tuscaniche. L'esempio della partizione vitruviana è riportata da un altro degli impeccabili disegni di Palladio.
Andrea Palladio, Capitello tuscanico. L'abaco corrisponde alla lettera N.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Nell'Ordine Ionico l'Abaco non ha più una forma parallelepipeda ma si fonde con la Cimasa in un unico elemento dalla forma sagomata 'a gola diritta'. Rispetto all'altezza del capitello copre un quarto e può essere scoplito a rilievo con decorazioni vegetali. le caratteristiche si possono vedere molto bene nel disegno di Andrea Palladio.
Andrea Palladio, Capitello corinzio. L'abaco è indicato con la tettera I ed è provvisto di due gole.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Secondo le proporzioni Vuitruviane, nell'Ordine Corinzio l'altezza dell'Abaco corrisponde ad un settimo del capitello. Presenta una modanatura con due gole, la prima diritta e l'altra a sguscio, divise da un listello e un fiore al centro di ogni lato. La forma in pianta dell'Abaco corinzio è quella di un quadrato con i lati concavi e i quattro spigoli sporgenti verso l'esterno. Palladio ne riporta il disegno con i suggerimenti per la ricostruzione geometrica.
Andrea Palladio, Capitello tuscanico. L'abaco è simile a quello corinzio.
I Quattro Libri dell'Architettura. 1570
Secondo gli insegnamenti vitruviani, nel Composito l'Abaco ha forma e caratteristiche simili a quelle del Corinzio, ma è ancora più sottile, è parzialmente coperto dalle volute e al centro di ogni lato presenta una foglia o un fiore. La proporzione corrisponde infatti ad un ottavo dell'altezza del capitello. Tutti gli elementi e le spiegazioni in dettaglio si possono trarre dal disegno di Palladio.
A. Cocchi