Raffaello Sanzio, Sodoma, Bramantino. Volta della Stanza della Segnatura. 1508-9. Roma, Vaticano.
La Volta della Stanza della Segnatura racchiude la rappresentazione del sapere umano in una sorta di tempio delle idee, protetto dalla sapienza divina, sotto l'egida della Chiesa.
La decorazione della volta a padiglione nella Stanza della Segnatura, (1) è stata oggetto di rifacimenti e correzioni per opera di diversi artisti ai quali per ultimo subentrò Raffaello. Incaricato da Giulio II, Raffaello ha elaborato un nuovo progetto, cancellato e rifatto alcune parti dei suoi predecessori, salvando quelle ancora oggi visibili.
La prima versione sembra risalire alla prima metà del 1508 e corrisponde al progetto iniziale, condotto da Giovan Antonio Bazzi, detto il Sodoma, affiancato dal Bramantino. Del loro lavoro restano: l'ottagono centrale assegnato al Bramantino, le decorazioni a grottesche e le otto piccole scene tra i tondi, realizzate dal Sodoma. Il resto è opera di Raffaello Sanzio, intervenuto a partire dalla fine del 1508 e autore dei quattro medaglioni e dei quattro riquadri angolari.
La disposizione dei dipinti segue un ordine regolare, scandito geometricamente sulle linee mediane e diagonali e corrispondente alla struttura architettonica della volta a padiglione, nonché all'orientamento geografico dei quattro punti cardinali.
Le figurazioni sono eseguite con la tecnica illusiva del trompe-l'oeil e si inseriscono in una griglia di cornici che simulano rilievi in stucco circondati da fasce decorative a grottesche su fondo dorato.
Raffaello Sanzio, Sodoma, Bramantino. Volta della Stanza della Segnatura. 1508-9. Roma, Vaticano.
Nella volta sono rappresentati:
L'ottagono centrale stabilisce la forma-base dell'intera composizione della volta. Tutte le altre scene si allineano sui lati di essa, alternando cerchi e rettangoli e lasciando le piccole sezioni rimanenti per le altre scene accessorie.
La scelta dei temi e delle figure rappresentate deriva da un progetto formulato nell'ambito dei colti umanisti della corte papale. Raffaello in quel momento non possedeva una cultura letteraria e filosofica sufficiente per stabilire un programma così elevato. Ma con la sua presenza a Roma, l'impatto con i monumenti antichi e gli stimoli ricevuti dall'ambiente giuliano hanno indirizzato l'artista verso le sue innovative soluzioni pittoriche.
Lo schema complessivo della volta collega il soffitto alle decorazioni delle pareti secondo una rete di collegamenti e rimandi simbolici che si manifestano in tutta la Stanza. La gestazione del programma iconografico è stata meditata a lungo e studiata minuziosamente, come dimostrano i numerosi disegni giunti fino a noi e oggi dispersi in diversi musei del mondo. Raffaello era chiamato non soltanto a soddisfare i desideri del papa, ma anche a inventare una soluzione visiva che rispondesse ai valori suggeriti dai colti umanisti e teologi della corte pontificia. Il risultato finale fu sorprendente e pienamente apprezzato, il giovane pittore urbinate seppe rendere visibili con straordinaria chiarezza i raffinati principi del pensiero cristiano e neoplatonico.
Secondo tale programma, nella volta, riferita al cielo, ma anche al mondo delle idee, dovevano essere rappresentati i quattro rami della conoscenza, governati da Dio e dalla sua proiezione terrena della Chiesa.
L'interpretazione iconologica di tutti i particolari non può essere ricostruita con certezza poiché non ci è giunto il testo originale del programma.
Gli studiosi hanno evidenziato due significati fondamentali:
Il primo è il concetto di supremazia della Chiesa (l'emblema pontificio al centro) sul mondo (i quattro punti cardinali) e risponde al desiderio di Giulio II della Rovere di riportare Roma allo splendore dell'antichità, sotto il dominio del papato, secondo il suo progetto di Renovatio Urbis.
Il secondo, più filosofico, evidenziato da Gombrich è l'idea che 'universalia sunt ante rem': i concetti universali esistono prima degli oggetti particolari. Ciò significa che le cose del mondo sono solo incarnazioni di principi supremi, che scendono dall'alto. Quest'ultimo è un concetto che era condiviso dagli umanisti della corte papale e appartenente al Neoplatonismo, la corrente di pensiero dominante nel Cinquecento.
Bramantino. Stemma pontificio e putti. 1508 ca. Affresco e stucco.
Stanza della Segnatura, Vaticano, Roma
Al centro della volta, racchiuso da una cornice ottagonale, si trova il Medaglione con lo Stemma pontificio, con le chiavi e la tiara, realizzato a rilievo, in stucco dipinto. Intorno allo stemma si distribuisce la pittura ad affresco, mediante la quale sono rappresentati dodici putti in volo, quattro dei quali sostengono il medaglione con lo stemma, gli altri sembrano trattenerlo con delle funi. I putti sono nudi, alati, hanno espressioni allegre e sembrano giocare sullo sfondo azzurro del cielo. L'efficace illusione prospettica dello scorcio visto da sotto in su, insieme alla gioiosa vivacità dei putti rinviano al celebre oculo dipinto sulla volta della Camera degli Sposi da Andrea Mantegna nel Palazzo Ducale di Mantova. La bellissima opera di Bramantino fu lasciata da Raffaello, non soltanto per il suo valore estetico, ma forse anche perché il riferimento all'affresco mantovano doveva essere piuttosto gradito a Raffaello: Mantegna era uno dei pittori più apprezzati da suo padre, Giovanni Santi, e sicuramente anche da lui.
I medaglioni della volta sono dipinti su fondo oro e finto mosaico con notevole effetto illusorio che sembra collegare il il soffitto agli intarsi policromi del pavimento cosmatesco. Le figure allegoriche dei tondi rappresentano:
I personaggi femminili sono affiancati da alcuni putti e siedono sulle nuvole, in riferimento alla loro dimensione celeste o spirituale. La loro appartenenza alla sfera delle idee è indicata anche dal fondo dorato, associato alla luce divina e ad un mondo superiore.
I tratti generici e idealizzati di queste figure sottolineano la loro natura astratta, ma ognuna di loro manifesta un diverso temperamento anche grazie alle differenti combinazioni dei colori e viene colta in movimento. L'effetto di spontaneità dei moti e degli atteggiamenti rende queste allegorie molto lontane dalla tradizionale rigidità dell'emblema, facendole apparire vivaci e leggere.
I quattro medaglioni si dispongono a croce sulle mediane e corrispondono ai quattro punti cardinali e formano due assi in coppie che si fronteggiano, intese non come contrapposizioni ma armonici rispecchiamenti.
Sull'asse ovest-est si fronteggiano la Teologia e la Filosofia, intese come vie complementari per giungere alla Verità. La Teologia attraverso la fede e la rivelazione spirituale, e la Filosofia attraverso la ragione e l'osservazione.
L'altro asse, in direzione nord-sud è rappresentato dalla Poesia e dalla Giustizia, riferite alle vie dell'ispirazione e della disciplina che permettono agli uomini l'applicazione dei principi di verità.
Ragione e fede, disciplina e ispirazione sono armonizzate ed equilibrate e diventano i pilastri portanti del tempio della mente umana, in una costruzione unica e universale.
Raffaello Sanzio. La Teologia. 1508. Affresco. Stanza della Segnatura. Roma, Vaticano.
In direzione Ovest, il tondo con la Teologia o Scienza del Divino ('Divinarun rerum notitia') mostra una figura femminile con velo bianco svolazzante, veste rossa e mantello verde, colori carichi di significato. Sono infatti associati alla virtù teologali: la Fede (bianco), la Speranza (verde) e la Carità (rosso) e rinviano ad altre raffigurazioni della volta, tra cui la Filosofia, nel tondo in direzione opposta. Il simbolismo dei colori sembra anche associato agli elementi: Acqua (verde) Aria (bianco) e Fuoco (rosso).
Con la sinistra la Teologia tiene un libro e con la destra indica la scena dipinta nella parete sottostante con la Disputa del Sacramento. E' affiancata da due putti alati che indossano corte tuniche bianche e molto dinamici, per le pose che sembrano quelle di una danza. Ognuno di loro sostiene una tavoletta con iscrizioni in caratteri classici: DIVINAR[UM] RER[UM] NOTITIA. E' una frase tratta da Giustiniano, rappresentato nell'affresco sottostante e riferito alla Giustizia Temporale.
A differenza delle altre allegorie, la Teologia siede su nuvole scure.
In questo dipinto lo stile di Raffaello sembra giunto ad una fase più evoluta rispetto al suo primo periodo, contrassegnato dall'influenza del suo maestro, il Perugino e dal Pinturicchio. L'impostazione classicheggiante e vigorosa rivela elementi derivanti dalla sua esperienza fiorentina e dall'arte di Luca Signorelli.
Di questo tondo esistono diversi disegni preparatori, tra i quali quello per la figura centrale, conservato all'Ashmoiesan Myuseum di Oxford e quello del putto di destra del Museo Wicar di Lilla.
Secondo Giorgio Vasari la prima versione della Teologia doveva rappresentare Beatrice.
Raffaello Sanzio. La Poesia. 1508. Affresco. Stanza della Segnatura. Roma, Vaticano.
La Poesia è rappresentata come una donna coronata di alloro e con le ali spiegate, in riferimento alla libertà d'immaginbzione. Indossa una veste bianca e un mantello verde arrotolato intorno ai fianchi e appoggiato sul grembo. Seduta sulle nuvole rosa ha una posa dinamica e teatrale: il busto in torsione, le gambe incrociate e e un braccio teso per sostenere un libro. Volge la testa alla sua destra, come incuriosita o divertita da qualcosa che osserva in una delle figurazioni accanto. Appoggia il braccio sinistro su un'antica testa di marmo scolpita, sostenendo una lira. La affiancano due putti nudi e alati che sostengono due cartelli in cui si legge l'iscrizione: 'NUMINE AFFLATUR' riferita all'energia creativa e alla spinta dell'ispirazione. E' una citazione dell'Eneide di Virgilio, il quale è rappresentato nell'affresco della parete sottostante con Il Parnaso.
Raffaello Sanzio. La Poesia. 1508-9. Affresco. Stanza della Segnatura. Roma, Vaticano.
Nel medaglione a est, arricchita da numerosi riferimenti classici, l'allegoria della Filosofia è rappresentata come una donna seduta su un trono di marmo in un dinamico contrapposto, con il corpo ruotato verso sinistra e la testa girata a destra. La Filosofia sorregge due grossi volumi, uno con il titolo MORALIS, l'altro con la scritta NATURALIS, che alludono ai due rami della filosofia: fisica e etica. I due putti che l'accompagnano sono nudi e privi di ali, tengono un mantello sulle spalle e sono impegnati a sostenere due cartelli in cui si legge: CAUSARUM COGNITIO, la conoscenza delle cause, ovvero la stessa Filosofia.
Sulle nuvole rosa-lilla si appoggia il trono che sembra una scultura antica, ricollegandosia quello con l'allegoria della Poesia. Nella parte frontale del trono sono rappresentate due erme con l'immagine della Diana di Efeso, con molti seni, simbolo di fertilità.
I colori dell'abito, si riferiscono ai quattro elementi: celeste per l'Aria, rosso perol Fuoco, verde per la l'Acqua e giallo per la Terra.
Nello stile, la posa, l'acconciatura e il modo di distribuire i panneggi ricordano gli studi di Leonardo da Vinci e soprattutto le sue Madonne; i putti e i loro vivaci movimenti ricordano la scultura fiorentina, in particolare quella di Donatello e di Luca della Robbia. Su queste influenze però prevale la naturalezza e il senso di equilibrio della libera interpretazione di Raffaello.
Raffaello Sanzio. La Giustizia. 1508. Affresco. Stanza della Segnatura. Roma, Vaticano.
L'allegoria della Giustizia è perfettamente inserita nel suo campo circolare attraverso la composizione d'insieme, la distribuzione delle figure e la circolarità dei gesti e degli sguardi.
la Giustizia intesa da Raffaello non è la donna possente e severa dell'iconografia tradizionale, ma una fanciulla esile, dai lineamenti dolci ma dai gesti decisi che sostiene una bilancia con la destra e solleva in alto una spada con la sinistra. Guarda verso il basso dove si trova l'affresco con Gregorio IX approva le Decretali nella parete sottostante. E' seduta sulle nuvole, rischiarate da una luce dorata e circondata da quattro putti nudi e irrequieti. Due di essi sono alati e sorreggono i cartelli con l'iscrizione: IUS SUU[M] UNICUIQUE TRIBUIT.
La figura femminile, con la testa piccola rispetto al corpo e inclinata di lato e i lineamenti delicati ricorda quelle delle opere giovanili del pittore urbinate.
A. Cocchi
1) La decorazione della Stanza della Segnatura è stata la prima dei quattro ambienti successivi voluti dal papa Giulio II per la sua nuova dimora. Le Stanze dell'appartamento di Giulio II si trovano al secondo piano del Palazzo di Niccolò III.
P. De vecchi, M. Prisco L'opera completa di Raffaello in Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
C. Strinati Raffaello Dossier Art n. 97 Giunti, Firenze 1995
G. Cricco, F. P. Di Teodoro Itinerario mnell'arte. Vol. 3 Dal Rinascimento al Manierismo. Zanichelli Editore, Ozzano Emilia 2006
Vivere l'arte. A cura di C. Fumarco e L. Beltrame. Vol. 2 Dal Rinascimento al Rococò. Bruno Mondadori Editore, Verona 2008
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
R. Bossaglia Storia dell'arte. Vol 2 Dal Rinascimento al Barocco al Rococò. Principato Editrice, Milano 2003.
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Begamo 2006
R. Salvini. Stanze e logge di Raffaello. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1983
A. Paolucci. Raffaello in Vaticano. Dossier Art n. 298. Giunti, Firenze 2013
J. Beck. Raffaello. La Stanza della Segnatura. Società Editrice Internazionale Torino. Arese 1996
M. Prisco. L'opera completa di Raffaello. Classici dell'Arte Rizzoli, Milano 1966
AA.VV. L'Italia. Roma. Touring Club Italiano. La Biblioteca di Repubblica, Milano 2004
S. J. Freedberg. La pittura italiana dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1988