Nell’anno 1851, un rovinoso incendio rovinò irrimediabilmente l’antico Teatro, risalente ai primi anni del XVIII secolo, ospitato nel Baluardo Est delle mura cittadine di Cervia. Si trattava di una sala molto piccola, che poteva ospitare circa duecento persone, ed era priva di palchi.
Nel 1858 il Teatro, grazie ad imponenti lavori di restauro, rientrava in funzione, ma appariva già eccessivamente piccolo e quasi indegno per una città come Cervia. Le Magistrature Pontificie si adoperarono molto nel cercare di ingrandire il Teatro, prendendo in considerazione diversi progetti di illustri ingegneri dell’ epoca. Queste lunghe consultazioni, insieme alla scarsezza di fondi per l’opera, ritardarono di molto l’inizio dei lavori, prolungati anche dagli avvenimenti del 185960, che portarono la Romagna, e quindi anche Cervia, ad entrare a far parte del Regno d’Italia.
Finalmente nello stesso anno 1860, i lavori del Teatro, diretti dall’ingegnere Tommaso Stamigni, poterono cominciare. Il sito per la costruzione fu individuato nel Bastione Sud della Città , considerato più idoneo ad ospitare un teatro di abbastanza grandi dimensioni. I lavori di edificazione furono conclusi già nel 1861, mentre iniziarono i lavori di rifinitura, affidati per le decorazioni scultoree ad Ulisse Monelli, che si occupò degli stucchi e delle colonnine nei palchi e nell’atrio. Invece i pittori Giovanni Canepa ed Andrea Bellini sono gli autori delle decorazioni del soffitto, ornato con motivi floreali e con Muse raffiguranti, secondo la tradizione, le donne più belle di Cervia. Tra le varie figure furono inseriti dei medaglioni in bronzo, dodici in tutto, raffiguranti insigni artisti e letterati. Il teatro possiede anche un bellissimo lampadario ottocentesco, prima alimentato a petrolio e poi elettrico.
Ma il “pezzo forte” di tutto l’edificio resta sicuramente il Velario, che fungeva fino a pochi decenni fa da sipario, risalente al 1862. Esso raffigura la barca del dio Apollo, il cosiddetto Musagete, che giunge al porto di Cervia per rendergli omaggio accompagnato da nove Muse, mentre dall’ altra parte l’imbarcazione dei Magistrati Cervesi gli va incontro. Tra le due barche è rappresentata una burchiella, caratteristico natante adibito al trasporto del Sale, sovrastato dall’ immagine di Santa Maria Assunta.
Tutto questo è dominato dal paesaggio della spiaggia, da cui sono ben visibili i profili della Torre S. Michele, posta a difesa del porto e dei Magazzini del Sale, e della città , con in particolare la Porta Ravenna e il Campanile del Duomo.
All’ inaugurazione, avvenuta la sera di Natale del 1862, nonostante il Velario fosse pronto un mese dopo, con l’opera “La famiglia del beone” della locale Compagnia Drammatica Internari, il Teatro si presentava con una platea a “ferro di cavallo”, con due ordini, rispettivamente di quattordici e quindici palchi, più un loggione. Il teatro era preceduto da un atrio con un elegante foyer. La sua capienza, che è rimasta uguale fino ad oggi, nonostante il Teatro abbia subito negli anni vari restauri ed ammodernamenti, è fissata intorno ai 700 posti circa.
A. Cocchi