Scultura arcaica greca

Moscoforo. 570-560 a.C. ca. Dett. Marmo. Atene, Museo dell'Acropoli.
Moscoforo. 570-560 a.C. ca. Dett. Marmo.  Atene, Museo dell'Acropoli. Foto di Ricardo André Frantz

 

Nel periodo arcaico la scultura greca conosce un nuovo impulso: si evolve nelle tecniche, nei repertori figurativi, nelle forme. In stretto rapporto con l'architettura, botteghe specializzate di artisti realizzano tutti gli elementi dei templi che fanno parte dell'ornamentazione plastica: i frontoni, le metope, i fregi, gli acroteri, le antefisse e i capitelli delle colonne. Vengono rappresentate scene del mito, episodi di guerra o cerimonie sacre, eroi e divinità. Ma soprattutto si assiste alla monumentalizzazione della figura umana e al definirsi delle due caratteristiche categorie della Kore e del kuros.

Le prime statue greche e le decorazioni dei templi

 

Mentre nei principali centri della Grecia arcaica,, a partire dal VI secolo avanti Cristo, si costruiscono i primi templi in pietra, fiorisce anche la scultura. Si definisce la decorazione scultorea dei templi con capitelli, frontoni e fregi e ccanto a questi si sviluppa la statuaria greca, concentrata sulla rappresentazione della figura umana. Materiale privilegiato degli scultori greci nel periodo arcaico è il marmo. Le fonti da cui si attingono i temi delle rappresentazioni sono quelle del mito.

Nella scultura lo stile arcaico mostra una generale evoluzione da  forme più generiche e schematiche a forme più naturalistiche, fino alla rottura della frontalità che aveva caratterizzato la precedente fase dello Stile  Dedalico. La figura umana è centrale e durante questo periodo si raffina la conoscenza dell'anatomia e delle proporzioni, le forme e le composizioni perdono l'antica rigidità, si fanno più morbide e sciolte. La posizione stante delle figure si arricchisce con l'accenno di un passo, o con un gesto di offerta, ma la resa di un maggiore dinamismo si coglie soprattutto nelle scene figurate. I fregi e i frontoni iniziano ad animarsi con figure atteggiate che rappresentano azioni e movimenti. Le scene rappresentate acquisiscono un carattere naturalistico e narrativo.

 

 

La Statuaria arcaica

 

La prima novità importante nella scultura greca del periodo arcaico è la diffusione della scultura monumentale.

I primi e ancora rari esempi di sculture monumentali in pietra si rintracciano  nel periodo orientalizzante, quando a Creta si manifesta il cosiddetto Stile Dedalico con le prime statue in pietra a grandezza naturale o di maggiori dimensioni. Precedenti a queste esistono solo alcune eccezioni: gli xoana, simulacri molto antichi e rari, sculture solitamente intagliate  in legno rivestite in lamine di metallo. Si trastta però di sculture aniconiche, cioè non rappresentative di forme naturali oppure vagamente antropomorfe, che ricordano le stele preistoriche.

A partire dal VII secolo in diversi centri della Grecia cominciano ad essere realizzate statue che rappresentano figure umane o animali, in pietra a grandezza naturale o di maggiori dimensioni. Avevano principalmente una funzione sacra: venivano depositate come ex-voto nei templi e nei santuari più importanti della Grecia.

In una originale fusione tra il gusto orientalizzante e il primo arcaico, nell'isola di Naxos, particolarmente aperta agli scambi commerciali e culturali con l'Egitto, vengono realizzati altri tipi di sculture monumentali, sia con funzione votiva che con destinazione funeraria.  Uno degli esempi più importanti è la Sfinge dei Nassi, del 550 a.C. proveniente dal santuario di Apollo a Delfi e oggi esposta al Museo di Delfi.

Altra zona artistica che comincia a produrre grandi sculture è l'Attica da cui proviene la Stele funeraria del Metropolitan di New York risalente al 530 a. C.

Diverse sono le ragioni che portano allo sviluppo della scultura monumentale arcaica.
I rapporti e gli scambi con altri popoli hanno stimolato una maggiore apertura culturale e sperimentazione. La diffusione dei culti presso i santuari ha contribuito al nascere di numerosi laboratori artistici per la produzione di oggetti votivi. L'affermarsi dell'aristocrazia e la conseguente distinzione sociale  ha provocato la richiesta di oggetti sempre più raffinati e pregiati che potessero manifestare il prestigio personale. La tendenza alla competizione tra individui e città ha spinto intere comunità cittadine a gareggiare con le altre per offrire agli dei i doni più preziosi.

Tema esclusivo della scultura arcaica è la figura umana
Nello stile inizialmente le statue arcaiche risentono dell'influenza della statuaria egizia. I primo esempi ne riprendono anche la tecnica di lavorazione, la composizione simmetrica, la generale  fissità  e staticità. Ma si tratta di una somiglianza solo esteriore e che vale soltanto per una breve della fase iniziale. Dai quei primi esempi le statue greche si evolvono in forme molto diverse perché rispetto alle sculture egizie hanno un significato diverso. Mentre il simulacro egizio rappresentava la sede dell'anima del defunto, la statua greca rappresenta una figura umana ideale. Per questo viene avviato un processo di "perfezionamento": gli artisti cercano di raggiungere proporzioni e forme perfette con un'attenzione sempre maggiore all'anatomia del corpo umano. Le forme anatomiche perfette nella statuaria greca corrispondono all'idea di perfezione morale. In un primo tempo questa perfezione è identificata con la geometria (quindi le forme anatomiche sono più geometriche), in seguito la perfezione morale si identifica sempre di più con la bellezza fisica ideale.
Una conseguenza di questa rappresentazione dell'umanità idealizzata è che nelle statue arcaiche non esiste il ritratto, la somiglianza all'individuo, il realismo, ma si tratta sempre di figure generiche, corrispondenti ad un'idea astratta di bellezza.

Vengono quindi elaborati due tipi di statue: il kuros (il giovane) e la kore (la giovane), che rappresentano i corrispettivi maschile e femminile di un offerente ideale o di una divinità (poiché nella religione greca gli dei erano assimilati a forme umane). Quando rappresentano una divinità, di solito le statue hanno dimensioni maggiori.

Kuros e Kore sono figure generiche perché non hanno particolari attributi, caratteri distintivi né intenzioni ritrattistiche. Non compiono gesti e non sono mai impegnati in azioni particolari, tranne l'atteggiamento di offerta. Anche nello stile non sono mai realistiche, ma rispondono sempre a regole generali. La figura è chiusa in una posizione eretta, molto composta, austera, solenne. Esprime un senso di dignità, equilibrio, di eleganza e civiltà per la kore e di energia contenuta, potenziale per il kuros. Per tutto il periodo arcaico nelle statue manca il dinamismo, ma viene sempre sottolineata la presenza fisica dell'oggetto nello spazio attraverso un carattere di concretezza e solidità fisica.

Un'altra componente importante della statua greca arcaica è la nuova concezione di autonomia. A differenza della statuarie di altre civiltà come ad esempio quelle medio-orientali o egizie, il kuros e la kore, per la loro funzione di omaggio esteriore del devoto alla divinità, non subiscono alcun assoggettamento esercitato dal potere politico o religioso: la statua non greca non è più né un idolo né un simulacro, ma il semplice dono di un fedele, e il fatto più importante e senza precedenti nel mondo antico è che il suo valore non è più nel tema rappresentato ma nella qualità artistica.

Altra novità assoluta è lo spirito di ricerca e sperimentazione formale dell'arte greca. Nelle altre civiltà gli artisti sono più legati a schemi fissi per rappresentare soggetti diversi. Quindi si ripetono le forme sostanziali e si variano i temi, anch'essi definiti.

L'arte greca invece usa per lungo tempo lo stesso tema della figura umana ma variandolo continuamente fino a produrre modificazioni e interpretazioni infinite dello stesso tema.
La rispondenza ad un canone rappresentativo è soltanto una caratteristica iniziale, che verrà subito interpretata con molta libertà dalle diverse facies e dai singoli artisti fino ad ottenere un'infinita gamma di rappresentazioni diverse dello stesso tema della figura umana. Durante il periodo arcaico si coglie una continua evoluzione stilistica e tecnica, la maggiore conoscenza anatomica si esprime nel perfezionamento delle forme del corpo in un processo di graduale conquista dell'apparenza naturale, che procederà anche nel periodo successivo.
La tecnica inizialmente è ripresa dalla scultura a tutto tondo in uso nella civiltà Egizia. Da un blocco di pietra squadrato in una forma regolare venivano disegnate le quattro vedute su ogni faccia. Quindi si procedeva con la sbozzatura con la mazza. Il lavoro veniva continuato con lo scalpello, passando dalla punta più grossa alla più fine. Per alcuni particolari veniva usato il trapano, l'ultima fase era la levigatura. Infine le statue venivano dipinte a colori vivaci. Ma anche questo procedimento verrà perfezionato nel corso del periodo arcaico.

Per quanto riguarda lo stile, analogamente agli ordini architettonici, si possono individuare tre grandi correnti scultoree principali, che si sviluppano tra il VII e il VI secolo a. C:

  • dorica, caratteristica soprattutto del Peloponneso,
  •  ionica, di origine orientale ma poi diffusa nelle isole dell'Egeo, soprattutto ad Efeso, Mileto, Samo.
  • attica, relativa ad Atene e al territorio limitrofo.

 Le tre correnti espressive manifestano differenze di gusto e variazioni nelle tecniche di lavorazione.

La scultura dorica si riconosce per le forme squadrate e compatte e le proporzioni volutamente massicce, con un effetto di grande solidità ed energia contenuta. La lavorazione iniziava da un blocco squadrato di forma parallelepipeda.

Le forme più affusolate e tondeggianti della corrente ionica derivano invece da una prima preparazione di un blocco cilindrico. Le forme sono sempre semplici, ma risultano più elastiche e le proporzioni più slanciate. Il modellato è più dolce e nell'insieme l'effetto è di maggiore eleganza.

La corrente attica si manifesta a partire dal VI secolo a. C. ed è più attenta ai particolari, precisa nella lavorazione e attenta nello studio delle proporzioni e delle caratteristiche anatomiche. Rispetto alle altre correnti presenta anche maggiori variazioni rispetto al modello generale.

All'interno di ogni corrente si distinguono anche gli stili personali degli artisti, i cui nomi e la cui fama è giunta fino a noi.

 

 

La Kore

 

 

La kore (dal greco: la giovane) è una scultura di grandi dimensioni tipica del periodo arcaico greco.  Kore in greco indica una giovane donna nel momento del massimo fiorire dalla sua femminilità e del raggiungimento della sua consapevolezza ed equilibrio interiore.
Riferendosi idealmente alla donatrice, era utilizzata come offerta votiva da deporre nei templi e nei santuari, e a volte, nelle tombe.  Come nel caso del kuros, anche la kore veniva lavorata a tutto tondo partendo dalle quattro facce di un blocco di pietra precedentemente squadrato e l'anatomia passa gradualmente dai primi esempi più schematici alle forme meglio definite del tardo arcaismo. 
La scultura, corrispettivo femminile del kuros, rappresenta una giovane donna stante in posa eretta, con i piedi uniti, un braccio lungo il corpo e l'altro piegato sul petto o con in mano un'offerta. A differenza del kuros la kore è vestita secondo la moda del tempo. In genere indossa una lunga tunica, detta chitone, fermato da una cintura in vita e da un mantello drappeggiato, chiamato himàtion. L'acconciatura è simile a quella maschile, divisa in numerose treccioline ricadenti sulle spalle in modo da formare un triangolo.

 Anche in questo caso si tratta di un'immagine di donna generica e ideale, senza alcun intento ritrattistico.
La frontalità e la simmetria che ne caratterizzano la composizione discendono direttamente dalla scultura egizia, come anche gli occhi a mandorla, il lieve sorriso, la continuità dell'arco sopraccigliare con la linea del naso. Anche le korai greche, come i kuroi hanno un intento celebrativo e sono riferite alle donatrici, che erano di solito persone appartenenti alla classe dominante. Esprimono simbolicamente valori civili di grazia, eleganza, rettitudine.

 

 

 

 

Il Kuros

 

Il kuros (dal greco: il giovane) arcaico è una scultura greca con funzione votiva destinata i santuari, ai templi o alle tombe. Il termine kuros in greco indica un giovane nel pieno del suo sviluppo fisico e interiore.
La statua veniva scolpita a tutto tondo partendo da un blocco di pietra o marmo, precedentemente squadrato e sbozzato. Nelle dimensioni il kuros greco generalmente è a grandezza naturale o maggiore. 
Rappresenta una figura maschile in piedi, nuda, priva di qualsiasi riferimento individuale, è l'immagine generica e ideale di un uomo giovane.
E' perfettamente simmetrica rispetto al suo asse verticale, ha un corpo proporzionato e di conformazione atletica. La testa è eretta e perfettamente frontale, i capelli divisi a treccioline cadenti sulle spalle, (secondo la moda del periodo) in modo da formare un triangolo. Le braccia sono stese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno, il piede sinistro leggermente avanzato rispetto al destro. 
Questo lieve incedere allude ad un lento procedere verso il tempio, come in una processione sacra.
Il lieve sorriso chiamato "sorriso arcaico" non rappresenta un sentimento di gioia, ma è un espediente tecnico per suggerire un po' di profondità su un volto che altrimenti sembra troppo piatto. Comunque è un altro elemento che deriva dalla statuaria egizia e verrà superato tra il tardo arcaico e il periodo severo.

 L'anatomia, soprattutto nelle versioni più antiche è approssimativa, le forme tendono alla geometria e viene evidenziata la tensione muscolare. Nel corso del periodo arcaico l'anatomia diventa via via più naturalistica.  In genere non c'è dinamismo, se non il lieve avanzamento del piede, la figura è quasi perfettamente immobile, "chiusa", molto composta, solenne, austera. Trasmette un senso di grande dignità umana, e di energia contenuta, potenziale. Ha un carattere di concretezza, equilibrio e di solidità fisica che sottolinea il suo esistere nello spazio.
La nudità del kuros è simbolica, rappresenta la virtù del coraggio (essere vestiti solo del proprio coraggio al cospetto degli dei), ma è anche funzionale alla rappresentazione della forza fisica che rinvia alla forza morale, intesa come equilibrio e armonia interiore. 
Si tratta di qualità proprie degli eroi, secondo un culto antico che continua anche in età arcaica, e dovevano rispecchiare le qualità del donatore, con un intento autocelebrativo.

 

 

 

Sfinge dei Nassi

 

 
Sfinge dei Nassi. 550 a.C. Proveniente dal Santuario di Apollo a Delfi.
Marmo. h 232 cm.Delfi, Museo Archeologico.

 

Una delle prime statue monumentali dell'antica Grecia è la Sfinge dei Nassi, risalente al 550 a. C., conservata al Museo Archeologico di Delfi.
L'opera, realizzata in marmo di Nasso, è collocata su una colonna ionica, alta 12 metri  ed è stata ritrovata presso il Santuario di Delfi, secondo alcuni studiosi,  forse si trovava slla tomba del serpente Pitone.  Si tratta di un monumentale ex voto, offerto dai cittadini dell'isola di Naxos al Tempio di Apollo a Delfi e testimonia il perdurare del gusto orientalizzante nella produzione artistica nesiotica. In particolare, è evidente il legame con la cultura figurativa egiziane, da cui è stata desunta l'immagine della sfinge. Grazie ai frequenti scambi tra l'isola di Naxos e l'Egitto in età orientalizzante, la sfinge, divinità protettiva dell'Egitto, simbolo di forza e saggezza è stata assimilata dalla cultura greca nel mito di Edipo, divenendo l'inquietante inquietante creatura che divorava i passanti incapaci di risolvere i suoi indovinelli. Rappresenta comunque una divinità dell'oltretomba ellenico e fa parte dell'arte funeraria. 

 

 


Sfinge dei Nassi. Dett. 550 a.C. Proveniente dal Santuario di Apollo a Delfi.
Marmo. h 232 cm.Delfi, Museo Archeologico.

 


Appartiene al periodo arcaico, ma lo stile mostra una forte impronta orientalizzante.
La Sfinge dei Nassi ha un corpo stilizzato di leonessa o di cagna, testa di donna e ali d'uccello dalla forma falcata. La figura, ieratica, è in posizione seduta, composta. La composizione è perfettamente simmetrica e segue un chiaro ordine geometrico: tutta la figura è iscritta in un quadrato nel quale la linea del corpo  e quella delle ali corrispondono alle diagonali e suddividono il quadrato in triangoli.
Le forme sintetiche e rigide, i volumi compatti, squadrati e arrotondati ai bordi, sono caratteristiche tipicamente arcaiche, come anche l'anatomia approssimativa. Le superfici sono lavorate con modulazioni molto contenute, ad esempio sono appena percettibili le costole. Al nitore delle superfici levigate si contrappone il delicato contrasto del piumaggio delle ali, inciso seguendo una scansione modulare, geometrica e di effetto decorativo.
La testa, per i volumi un po' squadrati, il "sorriso arcaico", gli occhi grandi e la capigliatura a trecce ricadenti sulle spalle, corrisponde al modello della kore arcaica.
Anche la colonna ionica, dal fusto alto e percorso da sottili scanalature e capitello basso e schiacciato, rispetta proporzioni arcaiche.

 

 

 

Hera di Samo

 

 

Uno dei più noti capolavori della statuaria greca arcaica è l'Hera di Samo, conservata al Louvre. L'opera, di stile ionico, è alta quasi due metri, realizzata in marmo bianco e risalente al 600 ca. a. C. Nonostante la condizione frammentaria  (è acefala e priva di un braccio), per la sua compiutezza e armonia di forme è considerata un modello della kore antica.

Pur nella sua estrema semplicità, questa statua è un'opera perfetta.

 

 

 

 

 

 

Kleobi e Bitone di Polimedes 

 

 


Polimedes. Kleobis e Biton. Seconda metà del VI sec. A. C. marmo.
h. 214 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.

 

 

La coppia di kuroi, tradizionalmente chiamata come Klèobi e Bitone, ritrovata alla fine dell'800 presso il santuario di Delfi, rappresenta uno dei primi e più importanti esempi di statuaria greca arcaica di stile dorico. Dall'iscrizione alla base delle statue si desume che siano stati scolpiti da Polymedes, un maestro attivo ad Argo tra la metà del VII e gli inizi del VI secolo a. C. 
Si tratta di due statue quasi identiche, alte ognuna 216 centimetri scolpite a tutto tondo in marmo ed esposte al Museo Archeologico di Delfi.

 


Polimedes. Kleobis. Dett. Seconda metà del VI sec. A. C.
marmo. h. 214 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.

 

 

In ognuna di queste statue il corpo umano è concepito come una costruzione architettonica. I valori estetici principali sono espressi dalla simmetria, dall'essenzialità, dall'equilibrio  di volumi squadrati e solidi,dal gioco funzionale dei pesi e sostegni delle masse corporee che si comportano come colonne e trabeazioni.

 

 


Caratteristiche dello stile dorico sono le proporzioni tozze e massicce, le forme anatomiche piene, rese con una modellazione essenziale, tesa più a tornire geometricamente che a descrivere in dettaglio. Le forme anatomiche formano un insieme compatto e unito. Le articolazioni sono appena indicate con qualche incisione appena graffita, come si nota  nelle linee del diaframma, dei pettorali e dell'inguine o nel curioso motivo del ginocchio. 
Si notano anche le sproporzioni tozze tipicamente doriche, la testa troppo grande, le braccia troppo corte. Ma le forme rudi non ostacolano la resa di un corpo vigoroso, che esprime un senso di forza, di grande tensione, di energia contenuta. La compostezza ieratica, l'effetto monumentale dell'insieme sottolineano anche la solennità propria di queste statue dedicate agli dei.

 

  

Moscoforo

 


Moscophoros. 560 ca. a. C. Proveniente da Atene. Marmo dell'Imetto.
h.162 cm. Atene, Museo dell'Acropoli.

 

 

  Il Moscoforo è un'opera di fattura attica risalente al VI secolo a. C., conservato presso il Museo dell'Acropoli di Atene. Si tratta di uno degli esempi più belli della scuola attica, che a partire dal 560 a. C. raggiunge il livello qualitativo più elevato (come in questo caso) e assume un ruolo predominante rispetto agli altri centri produttivi.

Come avviene in diversi esempi di stile attico, l'opera rappresenta una variazione rispetto al modello del kuros arcaico. Alla tradizionale figura maschile stante, nuda, con le braccia lungo il corpo, in questo viene presentato un offerente  che indossa un mantello e procede con un vitello sulle spalle. E' una composizione singolare in cui si combina la grande naturalezza della posa dell'uomo e dell'animale con la soluzione razionale, perfettamente geometrica del nodo centrale a X in cui s'incrociano le braccia dell'uomo e le zampe del vitello.

Rispetto agli esempi coevi dorici e ionici, grande attenzione viene riservata ad alcuni particolari anatomici: si notano le contrazioni e tensioni di muscoli e tendini sia nel vitello che nell'uomo.
La statua è stata ritrovata insieme a numerosi e importanti esemplari dalla cosiddetta colmata persiana presso l'Acropoli di Atene. Un'iscrizione indica che questo ex-voto è stato offerto ad Atena da Rhombos, figlio di Paros.

Lo stesso vale per i passaggi sensibilissimi della modellazione che permette passaggi di luce molto morbidi e sfumati, gli effetti di trasparenza del  leggerissimo tessuto del mantello, aderente alla pelle dell'offerente.
L'artista tuttavia non si abbandona al naturalismo. Tutto è riportato ad un criterio di ordine geometrico: prevalgono i valori si simmetria, ordine, ritmo. Tutte le linee e tutte le forme vengono riassunte in una superiore e rigorosa armonia geometrica.

La statua è stata ritrovata, insieme ad altri numerosi ed importanti esemplari arcaici nella cosiddetta colmata persiana, presso l'Acropoli di Atene. Da un'iscrizione risulta che il kuros è stato offerto da Rhombos, figlio di Paros, alla dea Atena.

 

 

 

 

 

 

Ornamentazione plastica

 

 

A partire dal periodo arcaico in Grecia la scultura viene considerata parte integrante dell'architettura. Soprattutto nell'architettura sacra gli elementi costitutivi del tempio sono insieme strutturali e decorativi. I cantieri che si diffusero numerosissimi in tutti i santuari vedevano all'opera contemporaneamente e in modo molto organizzato le squadre dei costruttori, muratori, carpentieri, tagliapietre, scultori e pittori. Ogni parte doveva rispondere a misure, proporzioni, caratteristiche, rigorosamente stabilite a seconda dell'ordine architettonico (dorico, ionico e nel secolo successivo, anche corinzio) e tutti i lavori venivano seguiti e coordinati da un maestro.

Nello specifico della scultura, parti come i capitelli, i fregi, i frontoni, gli acroteri, ecc, erano affidate ad artisti specializzati nella lavorazione della pietra e del marmo.
Ognuno di tali elementi presentava caratteristiche proprie, e richiedeva un suo particolare procedimento di lavorazione. Ma in linea di massima si possono distinguere due tecniche principali:

  • la scultura a tutto tondo, per i capitelli, le statue, gli acroteri 
  • la scultura a rilievo per i fregi, le metope, le cornici.

Alla fine si procedeva con la pittura, poiché i templi erano vivacemente colorati, anche se oggi i colori originali sono scomparsi.

Anche le composizioni venivano sviluppate in maniera diversa a seconda dell'elemento da realizzare, ma il principio della simmetria è stato fondamentale, soprattutto nella prima fase del periodo arcaico.
Gli elementi come le cornici e i capitelli, anche evolvendosi nel tempo e presentando variazioni locali, mantengono costanti le loro caratteristiche. Ad esempio nello stile ionico il capitello presenta sempre le volute orientate sui quattro spigoli della pianta quadrata, oppure la cornice con gli ovoli segue sempre lo stesso ritmo costante. 

Anche le metope dei templi dorici, sono generalmente quadrate e presentano decorazioni con episodi appartenenti sempre ad uno stesso contesto narrativo, ad esempio le imprese di Eracle.

fregi ionici si sviluppano a bassorilievo in una narrazione continua, senza interruzioni.

I problemi maggiori si sono riscontrati nella decorazione dei frontoni, poiché la forma triangolare schiacciata non è facilmente gestibile a livello compositivo. La decorazione frontonale dei templi ha infatti rappresentato un importante vicenda stilistica che attraversa tutto il periodo arcaico e procede nei periodi successivi. Si passa dalle primitive soluzioni più schematiche, realizzate a rilievo alle complesse scene figurate e piene di dinamismo del periodo classico.

 

A. Cocchi.

 

 

 

 

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Arte Egizia. Periodizzazione

Arte egizia. Periodizzazione

Schema con i diversi periodi storici della civiltà egizia e le opere d'arte più caratteristiche dalle origini al periodo finale.
Autore: A. Cocchi

Viene prima il tempio di Amon a Karnak, la mastaba o la piramide di Cheope? A volte è facile confondersi perchè la civiltà egizia ha avuto una storia lunga e complicata. Questa mappa offre un valido aiuto per comprendere e ricordare facilmente il succedersi dei momenti storici e rispettivi prodotti artistici perchè riporta tutti i periodi della storia egiziana "in fila" con i principali monumenti che caratterizzano ogni epoca.

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Mappa concettuale [.pdf]
Arte delle civiltà mesopotamiche

Arte delle civiltà Mesopotamiche. Mappa concettuale.

Principali tecniche, prodotti artistici, esempi. Autore: A. Cocchi

Quali sono le novità che le grandi civiltà della Mesopotamia introducono nell'arte? La mappa di Geometrie fluide presenta in uno schema chiaro esempi di opere  e tecniche artistiche che caratterizzaronono la rivoluzione culturale del IV Millennio avanti Cristo.

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Arte della Preistoria. Mappa concettuale

Arte della Preistoria

Principali prodotti artistici, esempi e tecniche dei diversi periodi della Preistoria. Autore: A. Cocchi
Questa mappa può essere scaricata come documento PDF

In un periodo così lungo come la preistoria è facile confondere i prodotti artistici appartenenti alle diverse fasi. La mappa di Geometrie fluide mostra in modo semplice quali sono le opere d'arte realizzate nei diversi momenti della Preistoria. Le immagini accompagnate da brevi spiegazioni e la grafica aiutano a costruirsi uno schema mentale facile da ricordare.

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 Bibliografia

 

 

AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
A. Pinelli. Le ragioni della bellezza. vol. 1 Dalla preistoria all'apogeo dfel mondo romano. Loescher Editore, Torino 2011
C. Bertelli, A. Corallini, A. Gatti. La storia dell'arte. Vol. 1 Dalle origini all'età carolingia.  Edizioni scolastiche Bruno Mondadori. Arte, Milano,Torino 2010
M. Bona Castellotti Dimensione arte. 1: Dalle origini a Giotto. Electa scuola-Mondadori, Milano 2012
V. Terraroli. Arte 1. Dalla preistoria al tardogotico. Skira Bompiani editori, Milano 2012
L. Calò, L'archeologia delle pratiche funeraie. Mondo Egeo. in: Il mondo dell'Archeologia. Treccani.it L'enciclopedia italiana
R. Felsch, Kalapodi, in : Enciclopedia dell'Arte Antica Treccani.
M. R. Poopham, Lefkandi. in: Enciclopedia dell'arte Antica Treccani.
G. Gruben. Il tempio,  in: Storia dell'arte Einaudi.
F. Caruso. Sul Centauro di Lefkandi. Atti del convegno To Aigaio sten Proïme Epoche tou Siderou. Praktika tou Diethnous Symposiou, Rhodos, 1-4 Noembriou 2002. Editore  Panepistimio Kritis (Univeristà di Creta), Atene (GRC) a cura dell'Istituto per i Beni Archeologi e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) Catania.

 

 
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