Tempio di Nettuno e Tempio di Hera. VI sec. a. C. Paestum. Foto di Oliver-Bonjoch
La fioritura artistica dell'Età Arcaica si manifesta soprattutto nei maestosi templi greci, nelle statue dei Kuroi e delle Korai e nello svilupparsi dei principali stili: dorico, ionico, attico, corinzio propri della scultura e dell'architettura.
Il periodo arcaico greco inizia verso il VII secolo avanti Cristo, in corrispondenza alla formazione della polis. La città greca infatti assume la sua struttura in corrispondenza all'assetto sociale e politico che caratterizza questa fase storica. La fioritura culturale dell'età arcaica si manifesta in pieno nella produzione artistica. Una vera svolta è rappresentata dall'architettura: si definisce la forma del tempio, le tipologie dei principali edifici pubblici e gli ordini architettonici. Nella scultura si diffondono le statue a grandi dimensioni, i rilievi propongono importanti cicli narrativi e nelle diverse regioni si elaborano stili originali come il dorico, l'attico, lo ionico e il corinzio.
Il periodo arcaico nell'arte greca si colloca in un tratto storico compreso tra il VII e il VI secolo avanti Cristo, piuttosto complesso. Tuttavia offre un repertorio vastissimo di prodotti artistici e rappresenta uno dei momenti di evoluzione stilistica tra i più sorprendenti sia per i risultati raggiunti che per l'anticipazione di ulteriori sviluppi.
La rivalità tra le poleis del Peloponneso, eredi delle tradizioni cretese e micenea, quelle della regione Ionia, più aperte agli influssi dell'Egitto e dell'Anatolia e la città di Atene, orientata a riconquistare il predominio culturale della Grecia è stato uno stimolo fondamentale allo sviluppo di nuove linee espressive che si materializzano nei differenti stili contemporanei presenti in tutte le arti.
Il definirsi del culto religioso ha accresciuto enormemente l'importanza dei grandi grandi santuari che diventano sempre più centri culturali, luoghi d'incontro e scambio di tradizioni ed esperienze differenti, aumentando la richiesta di prodotti artistici e stimolando la sperimentazione.
In età arcaica i centri artistici quindi si moltiplicano ed entrano in concorrenza tra loro: importanti botteghe e personalità artistiche di rilievo si trovano nei santuari, nelle città, nelle isole, nei nuovi centri delle colonie.
Tutte le arti si trovano rappresentate e mostrano una continua progressione stilistica nel corso di tutta la fase arcaica.
Fondamentale è lo sviluppo dell'architettura arcaica, legata all'organizzazione delle poleis e al definirsi dell'urbanistica. La distinzione tra agorà e acropoli comporta codificazione di diverse tipologie edilizie. Si creano i modelli ideali delle varie costruzioni pubbliche in base alle specifiche funzioni, come gli stoai, i propilei, i palazzi governativi, gli empori, le palestre, gli stadi ecc. Vengono elaborati i tre diversi ordini architettonici: dorico, ionico e corinzio, che rappresentano sistemi di regole geometrico-proporzionali finalizzate alla realizzazione di edifici armoniosi e completi.
Il tempio dopo le sperimentazioni precedenti raggiunge la sua forma definitiva e armonica, si definisce in tutte le sue parti ed è completamente in pietra, declinandosi nelle varianti dei tre ordini architettonici.
In stretto collegamento allo sviluppo dell'architettura greca, nel periodo arcaico si evolve anche la scultura. Vengono realizzate statue a tutto tondo e l'ornamentazione plastica dei templi e degli edifici più importanti (cornici, fregi, metope, capitelli, frontoni, acroteri....) e i rilievi sacri, come le stele votive e funerarie. I materiali più utilizzati sono la pietra calcarea, a volte rivestita di un leggero strato di stucco, e il marmo, sempre vivacemente colorate, ma continua la produzione di sculture e rilievi in terracotta policroma. Verso la fine del VI secolo, con la tecnica della della fusione a cera perduta, si diffonde anche l'uso del bronzo per oggetti anche di grandi dimensioni.
Un altro importante fenomeno culturale è rappresentato dalla ceramica attica e corinzia, in cui viene elaborata la tecnica a figure nere e che offre un repertorio ricchissimo sui miti e le leggende omeriche e sulla religione dell'antica Grecia.
Sappiamo dalle fonti antiche e da rarissimi frammenti pervenuti fino a noi che i Greci praticavano la pittura murale e su tavolette di pietra. Ma si tratta di una produzione quasi completamente perduta.
Dall'VIII all VI secolo a. C. avviene un progressivo processo di pietrificazione del tempio greco, che passa dalla costruzione in legno, paglia argilla cruda, alla costruzione in pietra. La sostituzione dei materiali avviene partendo dal basso verso l'alto: inizialmente sono in pietra le fondamenta e il pavimento, poi vengono sostituite le pareti in argilla, le colonne, e per ultime le strutture di copertura, con le travi. Il tetto in paglia, viene sostituito dalle tegole in terracotta, introdotte nel corso dell'VIII secolo. Anche le parti decorative, come le metope e i triglifi, inizialmente realizzate in terracotta, vengono scolpite in pietra.
Ma la principale novità del periodo arcaico greco è la codificazione dell'ordine architettonico, una vera rivoluzione nell'arte del costruire perché vengono fissate delle regole alle quali si riferirà tutta l'architettura del mondo occidentale fino all'età contemporanea.
L'ordine architettonico è un insieme di regole geometriche, formali e proporzionali che permettono la progettazione e costruzione di un edificio "perfetto", cioè funzionale e armonioso. Secondo gli antichi greci la perfezione è una qualità che si può desumere osservando a natura e la forma più perfetta tra quelle esistenti in natura viene ritenuta quella dell'uomo.
In riferimento al principio di armonia naturale e alla centralità della figura umana, basilare per tutta l'arte greca, gli artisti greci uomo l'obiettivo di realizzare un'architettura a misura d'uomo. Forme, proporzioni e caratteristiche sono quindi desunte dalla osservazione, misurazione e conoscenza di forme naturali e soprattutto dal corpo umano.
Principio-base dell'ordine architettonico greco è il modulo: l'unità di misura su cui viene costruito tutto il sistema di proporzioni mediante multipli e sottomultipli.
L'elemento principale del tempio è la colonna, le sue proporzioni sono riferite a quelle del corpo umano e sulla base di queste viene costruito il tempio in tutte le sue parti.
Modulo della colonna (l'unità di misura) è il suo diametro alla base. Dalla moltiplicazione o suddivisione del modulo si riusciva a stabilire la proporzione di ogni parte e dell'intera costruzione.
Gli ordini architettonici dell'antica Grecia sono tre: dorico, ionico e corinzio.
Solo con l'età romana si aggiunsero l'ordine tuscanico e l'ordine composito.
Il sistema architettonico greco è di tipo trilitico, cioè costituito da elementi verticali di sostegno ed elementi orizzontali sostenuti. Ma ogni ordine è basato sul suo preciso sistema di regole geometriche e proporzionali e caratteristiche formali.
Gli elementi che meglio contraddistinguono gli ordini architettonici sono la colonna e la trabeazione.
La colonna è l'elemento verticale portante del tempio, può sopportare solo pesi verticali ed è composta da base, fusto e capitello.
Il fusto è di forma cilindrica e rappresenta la vera funzione portante. Anticamente i fusti delle colonne erano ottenuti con tronchi di quercia. Quando le colonne vennero realizzate in pietra e in marmo i fusti cessarono di essere monolitici e furono costruiti a rocchi, sia per facilitarne la costruzione, sia per diminuire la rigidità, tenendo conto dei movimenti geologici e sismici che determinavano continui assestamenti delle strutture.
La base sostiene il fusto e il capitello lo conclude in alto. Entrambi sono elementi di raccordo, hanno funzione di collegare l'elemento verticale (il fusto) con quelli orizzontali: lo stilobate su cui poggia la base; la trabeazione che sovrasta il capitello. Servono anche ad ammortizzare i pesi e le spinte che gravano sui fusti.
La trabeazione è l'insieme di elementi orizzontali portati dalle colonne e che funge da appoggio per il tetto. E' composta da architrave, fregio e cornice.
L'architrave si appoggia direttamente sui capitelli e collega tutte le colonne, inoltre fa a sua volta da appoggio per le travature del tetto.
Il fregio è la parte che corrisponde alla travatura lignea, composta da capriate, che sorreggeva il tetto. Poiché venne rivestito da decorazioni, viene detto fregio.
L'elemento che conclude la trabeazione, in alto, è la cornice, che è modanata, sporgente verso l'esterno e provvista di gocciolatoio, per proteggere dalla pioggia il fregio e le strutture sottostanti.
Nella costruzione del tempio, oltre ai singoli elementi veniva considerati anche i rapporti tra di essi e quelli di ogni elemento rispetto all'insieme. Ad esempio, veniva calcolato anche l'intercolunnio, cioè lo spazio tra una colonna e l'altra, in modo da ottenere una equilibrata distrubuzione di volumi pieni e spazi vuoti; ma veniva calcolata anche l'inclinazione degli spioventi del tetto e così via.
Sono stati applicati anche diversi accorgimenti di correzione ottica al fine di rendere più armoniose le forme dei templi.
L'uso dell'èntasi (rigonfiamento del fusto delle colonne doriche) correggeva la visione altrimenti troppo sottile delle colonne viste in lontananza, lo stilobate reso leggermente convesso correggeva l'illusione ottica della convessità del piano orizzontale. Anche la lieve inclinazione verso l'interno delle colonne correggeva l'impressione, per via delle grandi dimensioni, di vedere le colonne inclinate verso l'osservatore.
L'ordine dorico, secondo Vitruvio, architetto romano del I secolo e teorizzatore degli ordini architettonici classici, è riferito al corpo maschile, esprime forza, vigore, maestosità, potenza e semplicità. E' il più antico tra gli ordini architettonici, i primi templi dorici risalgono al VII secolo a. C. e si trovano nel Peloponneso e nei centri dell'Italia meridionale corrispondenti alle colonie della Magna Grecia.
Sul crepidoma del tempio la colonna dorica poggia direttamente sullo stilobate, poiché è sprovvista di base. E' quindi formata di due elementi: fusto e capitello.
Il fusto, al contrario rispetto alle colonne minoiche e micenee, è rastremato verso l'alto, quindi alla base presenta un diametro maggiore rispetto alla sua sommità, dove è presente il collarino, appena sotto al capitello. La rastrematura dorica inizia a circa un terzo della sua altezza, partendo dal basso, in modo da avere una sorta di "pancia", un rigonfiamento, detto èntasi (dal greco: gonfiore), che suggerisce l'idea dello sforzo fisico del "portare" e corregge visivamente l'immagine della colonna che da lontano apparirebbe troppo sottile.
Il fusto dorico può essere alto sette o otto moduli (un modulo è il diametro del fusto alla base), non è liscio ma percorso in lunghezza da 18 o 20 scanalature a spigolo vivo che venivano scolpite dopo aver montato tutti i rocchi del fusto. Con la luce del sole le scanalature delle colonne determinano un gradevole effetto chiaroscurale di luci e ombre che mettono in evidenza il volume rotondo e aumentano l'impressione di solidità.
A coronamento della colonna, il capitello dorico è il più semplice tra gli ordini classici. E' composto da due elementi: àbaco ed echìno.
L'àbaco (da àbax: tavola) è l'elemento superiore del capitello, ha la forma di un dado schiacciato, una sorta di tavoletta a pianta quadrata.
L'echìno (da echinos: riccio di mare) è l'elemento inferiore del capitello. Ha forma circolare un po' schiacciata, ricorda il guscio di un riccio di mare (o la forma di catino o di una ciambella).
La trabeazione dorica si compone, partendo dal basso, di architrave, fregio e cornice.
L'architrave è liscia e di sezione quadrata.
Il fregio dorico è l'unico ad essere decorato con triglifi e metope. Il triglifo (dal greco: tre incavi) in pietra viene a sostituire le antiche tavolette di terracotta che proteggevano la testata delle travi di legno. Presenta quattro scanalature, di cui due più grandi centrali e due laterali che sono la metà di quelle centrali (di qui deriva il numero 3: 1+1+mezzo+mezzo).
Alternate ai triglifi sono le metope, tavolette lavorate a rilievo con scene mitologiche.
La cornice ha una modanatura a gola ed è piuttosto sporgente, per riparate dalla pioggia gli elementi sottostanti.
L'ordine ionico compare quasi contemporaneamente o solo qualche decennio dopo l'ordine dorico ed è di origine orientale, poiché gli Ioni provenivano dall'Asia minore.
Dalle coste orientali, a partire dal VI secolo si diffonde nelle isole egee e nell'Attica, per poi giungere anche alla Magna Grecia.
La colonna ionica, secondo Vitruvio, nelle sue proporzioni è ispirata al corpo femminile e rinvia a valori di eleganza, slancio, grazia, leggerezza. E' composta da tre elementi: base, fusto e capitello.
La base cambia forma e caratteristiche a seconda dei luoghi, ma la più diffusa è la versione attica che presenta una modanatura con due tori sporgenti (modanature arrotondate e convesse) separati da una scozia, o trochilo, scavato (modanatura arrotondata ad incavo) che rimane sempre in ombra.
Il fusto della colonna ionica è più slanciato rispetto a quello dorico, perché costruito su nove moduli (un modulo è il diametro del fusto alla base) e a differenza dal dorico è più diritta, infatti non presenta l'entasi ed è mono rastremata. Il fusto è percorso da 24 scanalature smussate allo spigolo, per cui i giochi di luce e di ombre che si creano hanno un ritmo più serrato e sottolineano lo slancio verticale.
Il capitello si riconosce facilmente per la presenza delle caratteristiche volute (riccioli) e per l'echìno ornato di òvoli (uova), che si possono ritrovare anche nell'àbaco, molto sottile rispetto al dorico.
La trabeazione ionica presenta l'architrave diviso in tre fasce orizzontali scalate e un fregio continuo con un'unica grande decorazione a rilievo che gira tutto intorno alla costruzione. Conclude la costruzione la cornice, un po' meno sporgente di quella dorica, ornata con dentelli e òvoli.
L'ordine corinzio è l'ultimo degli ordini architettonici greci, risale al V secolo a. C. e venne usato soprattutto in età ellenistica, (dal Iv secolo in poi). E' uno stile molto raffinato, ricco, decorativo ed elegante, ha avuto grande successo nel periodo imperiale romano ma anche nel Rinascimento.
Colonna corinzia
Secondo Vitruvio, architetto romano vissuto nel I secolo a. C., le proporzioni della colonna corinzia sono ispirate sono ispirate alle fanciulle, che hanno forme molto esili e slanciate.
Fra i tre ordini, infatti, la colonna corinzia è la più alta e sottile, la sua altezza corrisponde a dieci moduli.
La base corinzia somiglia a quella ionica ma può cambiare e diventare più complessa, ad esempio componendosi di due tori e due scozie, inoltre si appoggia su un plinto, una spessa tavoletta di pietra a pianta quadrata che fa da piedistallo.
Il fusto è solcato, come quello ionico, da 24 scanalature.
Il corinzio è caratterizzato dal tipico capitello scolpito in forme naturalistiche con foglie di acànto e volute.
La trabeazione corinzia è simile a quella ionica.
A. Cocchi.
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