Cupola della chiesa di Santa Sofia. Veduta dall'interno. Istambul. Dett. Foto di Christophe Meneboeuf - CC BY-SA 3.0
La chiesa di Santa Sofia è il primo capolavoro dell'architettura bizantina. Ha influenzato nel tempo il mondo ortodosso, cattolico e musulmano. Per oltre 900 anni Santa Sofia è stata sede del patriarca ortodosso di Costantinopoli e principale luogo cerimoniale ecclesiastico ed imperiale.
Se Istanbul è una città con un'ineguagliabile patrimonio storico ed architettonico e tra i suoi monumenti più importanti spicca la chiesa di Santa Sofia.
Riduttivo chiamarla basilica, moschea o museo, perché come dimostrano i nomi con cui è oggi conosciuta nel mondo, è un luogo che raccoglie in se molte culture differenti. Questa antica struttura che fu basilica e sede patriarcale, poi moschea e che ora è un museo, è annoverata tra le più grandi opere architettoniche del mondo.
La chiesa di Santa Sofia è conosciuta con diversi altri nomi, quasi a voler caratterizzare la sua molteplice natura: Haghia Sofia o Hagia Sophia in greco, Aya Sofia in turco (Ayasofya), basilica della Santa Sapienza o appunto Santa Sofia dal latino (Sancta Sophia).
Un gioiello di raro successo architettonico nella storia antica, il primo capolavoro dell'architettura bizantina. Ha influenzato nel tempo il mondo ortodosso, cattolico e musulmano. Per oltre 900 anni Santa Sofia è stata sede del patriarca ortodosso di Costantinopoli e principale luogo cerimoniale ecclesiastico ed imperiale.
G. Garelli, F. Maremonti
Veduta esterna della chiesa di Santa Sofia, Istanbul.
Nata come chiesa cristiana dedicata alla Divina Sapienza (in greco sofìa), col passare degli anni e purtroppo anche dei terremoti, Santa Sofia conserva poco dell’originario sfarzo bizantino.
A partire dal 1453 (anno in cui cadde l’Impero Romano d’Oriente), le croci sono state cancellate o rimosse. Molti mosaici sono stati stuccati e coperti dalle eleganti decorazioni tradizionali delle moschee.
Oggi non è più luogo di culto islamico, ma un museo che raccoglie testimonianze delle due diverse culture religiose. Per questo motivo la Basilica rappresenta oggi la sintesi di questi due universi culturali: Islam e Cristianesimo.
Particolare del mosaico sul timpano della porta centrale:
Leone VI il saggio inginocchiato davanti al Cristo benedicente,
Santa Sofia, Istanbul.
Come rievoca già il nome in turco, Aya Sofya nacque come chiesa cristiana dedicata alla "Santa Sapienza". La sua costruzione fu voluta da Costantino come cattedrale della nuova capitale, ma fu conclusa solo dopo la sua morte. Infatti in quegli anni la chiesa era ancora in costruzione, e venne consacrata solo nel 360, al tempo di Costanzo II che la fece ingrandire e la costruzione divenne la chiesa episcopale di Costantinopoli.
Dopo un incendio fu riedificata da Teodosio II, e riconsacrata nel 415. Della basilica teodosiana sussiste ancora un piccolo edificio circolare laterale, la sacrestia.
Di nuovo incendiata in seguito alla rivolta di Nika, scoppiata contro l'imperatore Giustiniano I nel 532, Giustiniano si impegnò a ricostruire la Basilica come la "più sontuosa dall'epoca della Creazione". Squadre di diecimila operai lavorarono al comando degli architetti Artemio di Tralle (Aydin) e Isidoro di Mileto il vecchio.
Artemio era un patrizio di Costantinopoli, divenne console nel 405 e dal 408 al 414 resse l’impero durante la minorità di Teodosio II.
Isidoro il vecchio fu un famoso architetto e matematico e fu incaricato da Giustiniano anche del restauro delle mura di Dara in Siria.
A detta delle fonti, i due architetti erano particolarmente versati nelle scienze matematiche e nella geometria; ottimi teorici, sembra avessero comunque scarsa esperienza sul campo, e pare che talvolta l'imperatore stesso suggerì la soluzione di problemi pratici incontrati.
Veduta interna della chiesa di Santa Sofia, Istanbul.
Fu utilizzato materiale prezioso fatto venire da ogni parte dell’impero. Otto colonne di marmo verde provenivano da Efeso, otto colonne di porfido dal Tempio di Giove Eliopolitano di Baalbek, altre colonne di granito dall’Egitto.
Per costruire la cupola erano stati portati da Rodi mattoni di una terra particolarmente leggera e su di essi vi era scritto: “È Dio che l’ha fondata, Dio le recherà soccorso”.
Già il 27 dicembre del 537 la basilica era completata e per quattordici giorni si susseguirono le preghiere, le celebrazioni e le distribuzioni pubbliche di denaro. Alla consacrazione della chiesa l’imperatore avrebbe detto: "Gloria a Dio che mi ha fatto degno di questo! Ti ho superato, oh Salomone!".
I pilastri di sostegno della cupola argentea, tuttavia, non erano sufficientemente robusti per sostenere il peso della cupola di 31 metri di diametro. Già lesionati durante la costruzione, furono ulteriormente indeboliti dai terremoti del 553 e 557.
Malgrado alcuni interventi di consolidamento, parte della cupola crollò una prima volta il 7 maggio 558 in seguito ad un terremoto. La chiesa venne riaperta al culto nel 563, dopo la costruzione di una nuova cupola più leggera e rialzata di circa 6 metri per distribuirne meglio il carico, aumentando le spinte verticali e diminuendo quelle orizzontali verso i muri di sostegno, aggiungendo all’esterno massicce muraglie di sostegno; i lavori furono diretti da Isidoro il Giovane, figlio di uno degli architetti originari. Secondo la tradizione, Isidoro il giovane fu l’autore della chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli e di numerosi edifici a Zenobia sull’Eufrate. La cupola fu ricostruita in seguito altre due volte, nel X e nel XIV secolo dopo altrettanti crolli. La struttura fu inoltre consolidata con la costruzione di quattro alette-contrafforti ai lati, che racchiudono le scale interne.
Durante la Quarta crociata, con la presa di Costantinopoli nel 1203, l'Hagia Sophia venne saccheggiata e numerose reliquie, fra cui la Sacra Sindone, una pietra della tomba di Cristo, il latte della Vergine Maria e le ossa di numerosi santi vennero trafugate. La chiesa fu convertita in luogo di culto cattolico, fino alla riconquista nel 1261 da parte dei Bizantini, che la ritrovarono ormai in rovina e la chiusero in seguito a nuovi crolli, fino a quando non fu nuovamente restaurata dagli architetti Astras e Peralta.
Dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi avvenuta nel 1453, Solimano commissionò a Mimar Hodja Sinan (“il grande architetto Sinan”) la trasformazione della chiesa di Santa Sofia in moschea. Le notizie sulla vita di questo artista sono però poche: si sa che nacque nei dintorni di Kanya (Turchia) nel 1489. Morì nel 1588, carico di gloria e all’apogeo delle sue capacità come architetto e ingegnere. Secondo il computo del calendario lunare islamico aveva passato i 100 anni.
I lavori di restauro di Santa Sofia avevano permesso a Sinan di indagare a fondo la struttura e di comprendere l’inutilità dei troppi rinforzi architettonici aggiunti nel corso dei secoli scorsi.
Ai quattro angoli altrettante cupole corrispondono agli spazi interni tra i pilastri e le pareti laterali e concludono le ampie navate, serrando il gioco dei volumi delle semi-cupole sulla fronte e sul retro e delle tre cupole sui fianchi, due piccole e una maggiore al centro.
Veduta interna della cupola di Santa Sofia, Istanbul.
I minareti però risalgono ad epoche diverse: da Murat II i due sulla facciata nel XV; quello sulla destra infondo, a sezione poligonale con le facce piane, da Maometto II; l’ultimo, scanalato, è opera di Selim II. Furono allo stesso tempo tolti l'altare e le immagini sacre, e i mosaici parietali furono intonacati.
Nel 1847 il sultano Abdul Mejid I ne affidò il restauro a Gaspare Fossati (che produsse numerosi disegni ed acquerelli sui lavori svolti) e Giuseppe Fossati, che portarono alla luce diverse immagini nelle gallerie e nel timpano. I mosaici furono definitivamente restaurati e liberati nel 1935.
È stata infine adibita a museo nel 1936, su decisione del primo Presidente della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk. Nel 1935 gli scavi hanno riportato alla luce un grande portico antistante costruito da Teodosio II, decorato da una cornice maestosa e con un particolare del fregio, un agnello raffigurato con la coda a terminazione ingrossata, elemento orientale non riscontrato nelle decorazioni occidentali. Sempre durante i lavori di recupero di questi anni, furono scoperti i mosaici e i pavimenti in marmo, in precendeza coperti da tappeti.
Dal 2006 sono sempre più numerose le celebrazioni di rito islamico che pare abbiano luogo all'interno della struttura.
G. Garelli, F. Maremonti
Santa Sofia è indubbiamente uno dei più splendidi monumenti di tutti i tempi. Quello che colpisce maggiormente di questo straordinario monumento, ora non più usato per scopi religiosi, è la geniale suddivisione degli interni, che sorprende ancora di più delle dimensioni, della grandezza e dei colori dei marmi utilizzati per ricoprire i muri. Viene definita l'ottava meraviglia del mondo.
Esterno.
Chiesa di Santa Sofia a Istanbul. Facciata.
Prima di entrare nella basilica di Santa Sofia, è consigliabile compierne il periplo dall’esterno, così da notare anche alcune belle case in legno, attualmente in corso di restauro in seguito ad un programma di salvaguardia avviato dal Touring Club di Turchia.
Superato il cancello d’ingresso si nota nel cortile un edificio costruito sotto Maometto II per ospitare delle cucine, quindi la fontana per le abluzioni.
Sul fondo, a sinistra, sono conservati i resti di un portico appartenente ad uno dei primi templi eretti nell’area occupata successivamente da S. Sofia.
La facciata della basilica è orientata ad ovest; davanti si possono vedere alcuni resti dell'antica costruzione di Teodosio II e le rovine del campanile latino eretto dai crociati dopo la presa di Costantinopoli.
L’esonartece, assai stretto e allungato, serviva come passaggio tra l’atrio, oggi scomparso, e il nartece. Vi si accedeva da cinque porte, aggiunte dopo il crollo del 558. Si passa nel nartece, ampio vestibolo che misura 60 metri di lunghezza per 11 di larghezza. Delle cinque porte che danno accesso alla navata, la più celebre è quella centrale: la tripla Porta Imperiale, un tempo usata solo dagli imperatori.
Interno.
Sezione della Chiesa di Santa Sofia a Istanbul.
All’esterno della costruzione, piuttosto articolato e pesante, corrisponde un interno grandioso, di straordinaria, unica, armonia. Grande è il fascino che da allora esercita la sublime maestà della sua chiesa. La decorazione interna è notevole fin nelle parti più minute e nascoste. Marmi policromi vennero utilizzati a profusione, a ricoprire l’intera struttura, fin sopra le gallerie, mentre nelle navate laterali e nel nartece sussistono ancora oggi, nonostante la storia e il tempo, mosaici a fondo d’oro risalenti all’epoca dello stesso Giustiniano. Sopra l'arcata dell’ingresso principale vi troviamo uno dei primi grandi mosaici bizantini datato IX secolo: quello del Cristo seduto al trono, con vicino l'imperatore inginocchiato (che si suole identificare in Leone VI il saggio, imperatore bizantino nel 866).
Chiesa di Santa Sofia. IV sec. Interno. Istambul
La navata centrale si presenta come un vasto ambiente coperto da una cupola centrale, cui due semicupole laterali conferiscono pianta ellittica. Le due semicupole poggiano in parte sui quattro grandi pilastri e in parte su pilastri secondari; sono segnate da altre nicchie minori, che terminano in quattro piccole absidi agli angoli della navata centrale. Lo slancio verticale, aggiunto alla sovrapposizione di volumi sferici, conferisce all’insieme dell’edificio una grande leggerezza ed un’estrema eleganza, ben difficile da supporre nell’osservare l’edificio dall’esterno.
Particolare del mosaico raffigurante l’imperatrice Zoe; Santa Sofia, Istanbul.
Fiancheggiano la navata centrale due navate laterali, sormontate da tribune. Complessivamente si contano nella basilica, alte all’incirca 20 metri, 107 colonne, numero mistico ritenuto di buon auspicio per il sostegno dell’edificio. Si notino i capitelli finemente scolpiti, alcuni dei quali recano il monogramma di Giustiniano e Teodora in mezzo a foglie di acanto.
Grandi lastre di marmo rivestono attualmente il pavimento, che al tempo di Giustiniano era coperto di mosaici abbinati a marmi di diverso colore.
Su entrambi i lati dell’ingresso sono presenti due grandi urne di alabastro, risalenti all’epoca classica.
Nella navata laterale si trova la cosiddetta Colonna sudante di S. Gregorio, che secondo la leggenda aveva il potere di guarire le malattie della vista e favorire la maternità. Sotto la cupola è posta la Tribuna dei cantori, ornata di decorazioni in argento e avorio, impreziosita da pietre preziose.
In origine ed originariamente riservata alle donne, la galleria meridionale, cui si accedeva direttamente dall’attiguo palazzo del patriarca, fu riservata ai membri della famiglia imperiale perché potessero partecipare ai riti religiosi lontano dallo sguardo della folla.
Si esce da Santa Sofia passando dal vestibolo, accesso un tempo riservato all’imperatore. Si notino la porta di bronzo attribuita al regno di Teofilo o di Michele III e soprattutto un prezioso mosaico della fine del decimo secolo, nel quale è visibile la Vergine Maria con il bambino Gesù, affiancata dall'imperatore Costantino che le mostra una modello della città e Giustiniano che a lei offre la stessa basilica mentre i monogrammi a destra e a sinistra della Madonna significano “Madre di Dio”.
Uscendo, sulla sinistra, si trova l’antico Battistero, edificio quadrangolare la cui costruzione è anteriore a quella dell’attuale Santa Sofia. Più oltre, sulla sinistra sorgono varie tombe che ricordano sinistre usanze: la turbe di Selim II che in seguito aveva anche fatto costruire nel 1577 un mausoleo dall’architetto Sinan, decorato con splendide piastrelle di Iznik.
Particolare del mosaico del Cristo Pantocratore, Santa Sofia, Istanbul.
Dal piano terra, e ancora meglio dalle gallerie, si ha modo di ammirare gli splendidi mosaici di Santa Sofia, risalenti al periodo bizantino e cristiano successivo e raffiguranti il Cristo, la Vergine Maria, Santi, imperatori e imperatrici.
Tra gli altri mosaici si ammirano anche quello della Vergine con bambino dell'abside di Theotolos, notabile in alto, nella parete della cupola superiore e classificato come uno dei primi ad essere creati (venne inaugurato nel 867, nonostante pare sia una ricostruzione di quello che andò precedentemente distrutto). Si accompagnano ad esso, il mosaico dell'imperatore Alessandro III e il mosaico dell'imperatrice Zoe, con nel mezzo il Cristo e l'imperatore Costantino IX Monomaco.
Mosaico, secolo X; Vergine Maria con il bambino Gesù, affiancata
dall'imperatore Costantino e Giustiniano; Santa Sofia, Istanbul
Del 1122 è il mosaico di Comnenus (nella parete est della galleria meridionale), raffigurante la Vergine Maria vestita di blu, con in grembo il bambino Gesù e affianco lo stesso imperatore Giovanni II Comnenus e imperatrice ungherese Irene, mentre del 1261 è il cosiddetto mosaico di Deisis (che deriva cioè dal tema iconografico bizantino) raffigurante appunto la Vergine Maria, Giovanni Battista e Cristo Pantocratore (Onnipotente).
Mosaico con Cristo affiancato dall'imperatore Costantino IX
e l'imperatrice Zoe; Santa Sofia, Instambul.
Dalle parti superiori della chiesa e dalla cupola dalle tante finestre scendeva la luce ad accendere d’oro molti altri mosaici, oggi scomparsi oppure ricostruiti in epoche successive.
Oltre ai mosaici, Santa Sofia emoziona anche per i grandi medaglioni di calligrafia turca presenti, in totale otto, tutti riproducenti i nomi sacri musulmani: Allah, califfo Abu Bakr, Umar, Uthman e Ali, Mohammed, Hasan Husayn. Li troviamo nella più pura espressione arabo-islamica, grandi e circolari, appesi alle alte pareti delle gallerie superiori (quello di Allah accanto all'abside, sotto il mosaico raffigurante l'Arcangelo Gabriele). Furono aggiunte nel XIX secolo durante la restaurazione della moschea.
Veduta interna della chiesa di Santa Sofia con i medaglioni, Istanbul
La struttura e le decorazioni degli interni, sembrano proprio raggiungere lo scopo che fu dei suoi padri cristiani e musulmani: l'immagine terrestre del paradiso.
G. Garelli, F. Maremonti
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