Pieve di San Michele in Acerboli

La Pieve di San Michele fu eretta nel VI sec. nella zona compresa tra il Marecchia e la strada provinciale Verucchio dove anticamente vi era un nucleo abitato di cui abbiamo testimonianze tramite le fornaci. Si può pertanto supporre che il centro più consistente nel borgo antico sorgesse proprio nella medesima area in cui fu fondata codesta chiesa. L’erezione della struttura ecclesiale segnò dunque un punto di continuità  rispetto all’insediamento più antico.
Ad oggi la Pieve rappresenta uno dei monumenti più rappresentativi dell’architettura ecclesiastica alto medievale del riminese, sebbene alcuni storici siano divisi sulla sua esatta datazione.
L’edificio costruito completamente in laterizio è composto da un’unica navata che termina con un abside semicircolare all’interno e poligonale all’esterno.

Esterno

E' realizzato in mattoni a vista del tipo “manubriato”.
La facciata è a capanna e decorata con quattro lesene, di cui le centrali sono ora coperte dalla torre campanaria di epoca romanica. Sulle pareti laterali le lesene sono cinque e si aprono otto finestre (una coppia per ogni intervallo) sono disposte in modo leggermente differente, in modo tale che dall’interno si abbia l’effetto ottico per cui non si noti la minor lunghezza del fianco destro; elemento caratterizzante di queste finestre è l’arco a tutto sesto a doppia ghiera (sistema decorativo consimile ad alcune chiese ravennati, come Sant’Apollinare in classe e San Vitale).
L’abside come abbiamo detto prima, esternamente è poligonale, e presenta tre finestre simili a quelle dei fianchi. Il maggior elemento di innovazione rispetto alle pievi della zona è l’uso dello spigolo tripartito, ottenuto ravvicinando le lesene agli angoli dell’edificio; tale espediente architettonico fornisce un’illusione di movimento in antitesi con la semplicità  del corpo della chiesa. Altro elemento di decorazione è dato da mattoni sistemati a cerchio all’altezza delle finestre.

Interno

Sulle pareti dell’antro, alla base della torre campanaria, sono visibili resti di mosaici e frammenti di lapidi rinvenuti durante i più recenti scavi; a destra dell’ingresso c’è un frammento di un pluteo databile all’epoca di costruzione della chiesa, con facce intagliate e decorazioni a specchiatura a forma di rosette. Accanto ai reperti dei mosaici pavimentali, vi sono resti dei tubi fittili con cui era formata la calotta absidale. Sulla porta interna vi è un affresco con lo stemma di Paolo V (pontefice all’epoca della  ristrutturazione della sopraccitata calotta absidale)  e San Michele Arcangelo, a cui ovviamente è dedicata la chiesa.
Dopo che alla pieve fu tolto il ruolo di parrocchia, cioè a seguito della costruzione in posizione assai più centrale della Chiesa Collegiata, la totalità  delle opere d’arte mobili, dapprima qui conservate passarono alla nuova Chiesa, o in altre Chiese locali.

C. Arfilli;
J. Harvey;
T. Manzo;
N. Rossi.
(alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)

 
Approfondimenti
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