Tra la popolazione borghese alla fine del '700, fin dal regno di Luigi XVI, soprattutto nella moda femminile si avvertì un interesse sempre maggiore per l'innovazione. Di fronte ai rapidi mutamenti del costume non ufficiale, gli aristocratici della corte di Versailles rimanevano invece ancorati alla loro tradizione con un abbigliamento ricercatissimo e sontuoso. A corte, mentre le dame portavano ancora gli ingombranti ma spettacolari abiti a paniers con i rigidi corpetti balenati, gli uomini mantenevano il loro abito alla francese, con stoffe e decorazioni raffinatissime e preziose.
Ma si trattava di una situazione particolarmente esclusiva e destinata a estinguersi. Il cambiamento dei tempi si manifestava nel vestire quotidiano.
Dal 1780 venne introdotta la moda all'inglese anche per il costume femminile, avviando un processo che divenne preponderante negli anni successivi.
nel corso degli anni '80 le donne portavano abiti già meno ingombranti, poichè abbandonarono il panier, sostituendolo con la tournure, nelle diverse fogge esotiche (circassienne, turque, polonaise).
Una maggiore semplicità e negligenza nell'aspetto erano simboli di una mentalità più evoluta. Ma, rispetto all'evoluzione radicale dell'abito maschile, anche se un certo cambiamento nell'abbigliamento femminile dell'epoca della Rivoluzione è evidente, nella moda femminile prevalse sempre una certo gusto decorativo.
Le tendenza più diffuse era la moda all'inglese, inizialmente seguita dagli uomini, ma poi adottata anche dalle donne. Infatti, agli inizi della Rivoluzione francese l'abbigliamento femminile si definì sempre meglio con elementi e dettagli ripresi dal costume maschile, come la redingote, i cappelli con calotta alta, colli e revers, stivaletti.
Anche le acconciature divennero più semplici, e dagli enormi copricapi dei tempi di Maria Antonietta si passò a cappelli e cuffie molto ridotte sia nelle dimensioni che nelle decorazioni.
Il 1789, anno della Rivoluzione Francese, era ormai diffuso il caraco a la pierrot, un corpetto aderentissimo con una piccola baschina dietro, appoggiata sulla tournure.
Dal 1790 le vesti femminili ridussero le loro dimensioni, la tournure era diventata più piccola e dalla forma rialzata sulle reni. Le maniche, divenute molto strette, si allungarono oltre il polso, arrivando perfino a coprire parte della mano.
Altro elemento tipico era il fichu in garza finissima.
Molti capi ed elementi d'abbigliamento vennero ispirati ai personaggi o a simboli e avvenimenti della Rivoluzione.
A Carlotta Corday, l'assassina di Marat, vennero ispirati alcuni capi, come lo scialle alla Corday e un piccolo copricapo. La ghigliottina poteva essere ricordata da un nastro rosso intorno al collo o dalle fogge di orecchini, pendenti e decorazioni sui ventagli. La Bastiglia poteva essere ripresa delle fibbie o dai copricapi.
Come si riscontra nel coevo costume maschile, anche in quello femminile, il periodo della Rivoluzione francese è pieno di incongruenze e contraddizioni. Alla linea più semplice si accosta la tendenza più propensa al lusso, allo stile patriottico o rivoluzionario si contrappone quello reazionario, all'eleganza borghese la frugalità popolare.
Ma, soprattutto dopo l'esecuzione di Luigi XVI il 21 gennaio 1793, le fogge ed i colori espressero anche per le donne diverse posizioni politiche.
Dopo il 1793 si diffuse un nuovo filone di moda ispirato all'antichità classica, promosso grazie alle feste patriottiche organizzate dal pittore Jacques-Louis David. Vennero proposti abiti bianchi vagamente ispirati ai chitoni classici, molto pratici, da portare con scarpe dal tacco basso o sandali, acconciature raccolte e piccoli copricapi. Si tratta di una linea che si svilupperà agli inizi dell'Ottocento nel cosiddetto stile impero.
Gli abiti rivoluzionari
Come nell'abbigliamento maschile, anche gli abiti femminili assunsero, nei colori e nelle fogge, chiari significati politici.
Le patriote vestivano con:
Molti di questi esempi si possono rintracciare nei figurini della stampa del periodo.
Sul Journal de la Mode et du Gout del 1790 vengono proposti per le donne un vestito a righine tricolori, con un ventaglio a fondo blu, un abito à la Constitution o à la démocrate. Sempre sulla stampa di allora si possono trovare i figurini del berretto à la Nation, decorato con la coccarda tricolore, o il cappello à la Bastille, con una forma che somigliava al famoso edificio parigino.
Gli abiti controrivoluzionari
Le girondine e soprattutto le donne che avevano vissuto dei lutti per motivi politici e volevano esprimere solidarietà verso le vittime della Rivoluzione, portavano
Le sanculotte
La foggia popolare del costume sanculotto aveva anche un corrispettivo femminile, rappresentato da capi appartenenti alle donne del popolo. Le donne sanculotte portavano:
Le riviste di moda
Gli sviluppi della moda francese nel periodo della Rivoluzione sono ben documentati dai figurini delle pubblicazione dell'epoca. Una delle riviste di moda più diffuse cambiò tre volte titolo: da Cabinet des modes, a Magasin des Modes, a Journal de la mode et du Gout, e offre una documentazione molto dettagliata delle numerose variazioni del costume femmminile tra il 1785 e il 1793. Nonostante fosse una rivista sostenitrice delle idee monarchiche, che continuava ad appoggiare il gusto della nobiltà , si adattò via via al cambiamento politico, dapprima consigliando le donne a ridurre gli eccessi negli abiti poi proponendo abiti e capi chiaramente rivoluzionari.
A. Cocchi
Bibliografia
V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume. Calderini Editore, Firenze 2005
L. Kybalovà , O. Herbenovà , M. Lamarovà . Enciclopedia illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda. Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore, Ginevra-Milano 2006