Luciano Laurana. Palazzo Ducale di Urbino. Facciata dei torricini. Seconda metà XV secolo. Foto di NikonZ7II
Il Palazzo Ducale di Urbino rientra in un progetto di riqualificazione della città voluta da Federico da Montefeltro. Seguendo i principi rinascimentali di funzionalità e armonia, gli artisti coinvolti nell'impresa riuscirono ad ottenere una perfetta fusione tra città e palazzo.
La realizzazione del Palazzo Ducale di Urbino è il frutto di una serie di interventi promossi da Federico da Montefeltro volti a trasformare il vecchio assetto medievale in una città rinascimentale. I lavori occuparono Federico dal momento in cui assunse la signoria fino alla sua morte e secondo i suoi piani sarebbero continuati anche dopo la sua morte.
Federico da Montefeltro, capitano di ventura al servizio delle truppe pontificie, resse la signoria della città marchigiana dal 1444 al 1482, anno della sua morte. Divenne signore di Urbino in seguito al tragico assassinio assassinio del fratellastro Oddantonio da Montefeltro, ucciso durante una rivolta. Da quel momento Federico si adoperò per riorganizzare lo stato, seguendo una politica abile e moderata verso i sudditi. Investendo le ricchezze derivate dalle vittoriose imprese militari per trasformò i suoi domini in una delle signorie più potenti del '400. Rivolgendosi ai migliori esperti di architettura militare, primo tra tutti Francesco di Giorgio Martini, suo amico e consigliere personale, fece realizzare un nuovo sistema di fortificazioni con rocche e castelli nelle posizioni più strategiche del suo territorio. Intraprese lavori di bonifica nelle aree agricole e paesaggistiche e riqualificò i centri abitati risistemando le strade, le piazze e gli edifici più rappresentativi.
Oltre ad essere uno dei più abili condottieri, Federico fu uno dei più grandi mecenati del Rinascimento italiano. Alla sua corte furono ospitati, oltre al Martini, i più importanti architetti come Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Luciano Laurana, Maso di Bartolomeo e altri, pittori come Piero della Francesca, grande amico di Federico, Paolo Uccello, il fiammingo Giusto di Gand e lo spagnolo Pedro Berruguete.
Coinvolgendo gli artisti ospiti della sua corte, con una prima serie di interventi compiuti negli anni tra 1455 e 60, si concentrò soprattutto nella risistemazione delle vecchie residenze ducali, che sorgevano dislocate in punti diversi della città e su differenti livelli.
Dopo la vittoria contro il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta, ottenuta nel 1462 con la battaglia di Cesano, Federico ampliò i suoi possedimenti e decise di dedicarsi ad un ambizioso progetto di trasformazione del suo palazzo.
Il primo ampliamento del Palazzo Ducale iniziò nel 1464 con la trasformazione del Palazzetto della Jole, che divenne poi il raccordo orientale della nuova residenza. Il Palazzetto della Jole era la vecchia residenza dei conti di Montefeltro, di forme gotiche e posto a lato di piazza Duomo.
Nel 1465 per proseguire i lavori del suo palazzo Federico incaricò Luciano Laurana, un architetto di origine dalmata giunto ad Urbino dalla città di Mantova, dove aveva lavorato per i Gonzaga e aveva potuto conoscere le opere di Leon Battista Alberti.
La sistemazione del Palazzo Ducale di Urbino venne curata curata dal Laurana dal 1465 al 1472, tra i suoi interventi nel palazzo spiccano due capolavori dell'architettura rinascimentale: la Facciata dei Torricini e il Cortile d'onore.
I lavori vennero proseguiti dopo il 1477 da Francesco di Giorgio Martini, che sviluppò i prospetti verso la piazza del Duomo.
La realizzazione del palazzo presentava grossi problemi: la pianta irregolare, presenza di edifici preesistenti staccati e di forme gotiche, come la fortezza e il cosiddetto Palazzetto, forti dislivelli del terreno. Nonostante questo tutti i problemi vengono risolti dagli architetti di Federico con genialità, creando un complesso unitario e molto articolato.
I dislivelli del terreno vennero superati con la costruzione a più livelli e collegamenti per mezzo di scale e rampe. La pianta irregolare e la distribuzione degli ambienti furono regolarizzate e rese più funzionali. Il nuovo palazzo si arricchì di ampie sale, vasti cortili, giardini pensili e terrazzi, portici e loggiati, facciate monumentali. La dimora ducale si integrò con il contesto urbano, fino ad apparire un unico organismo dove non esiste più distinzione tra palazzo e città.
La residenza del signore divenne quindi un tutt'uno con il centro abitato: volendo rappresentare l'unità e la compattezza politica dello Stato, nel palazzo si ripresero forme, colori e materiali, come l'utilizzo dei mattoni rossi in contrasto con il marmo bianco delle cornici, delle colonne e dei portali. Le forme gotiche e l'aspetto marziale si ingentilirono con le chiare e moderne forme rinascimentali. Il palazzo perse l'aspetto massiccio e chiuso di fortilizio e assunse quello grandioso e accogliente di una splendida residenza signorile, riqualificò la città che da borgo medievale divenne un centro rinascimentale.
Il Cortile d'Onore del Palazzo Ducale di Urbino venne realizzato da Luciano Laurana in occasione del suo intervento complessivo, compiuito tra il 1466 e il 1472. L'ingresso principale si trova sulla facciata della piazza del Duomo, passando da uno dei tre portali architravati, incorniciati da lesene e fregi classici in marmo. Attraversata la stanza che funge da vestibolo, ci si trova sotto al portico del cortile, di fronte allo spazio aperto dell'area centrale. Questo ambiente, uno di più belli tra i cortili di palazzo del Rinascimento, segue linee armoniose e geometriche, con eleganti richiami al mondo classico. La chiarezza delle forme è risaltata dal contrasto cromatico caldo e luminoso tra il rosa dei mattoni del tessuto murario e il bianco di tutti gli elementi strutturali. A pianta rettangolare, il pianterreno è circondato su tutti i lati da un portico con colonne di marmo a fusto liscio e capitelli corinzi che sostengono archi a tutto sesto. La superficie triangolare dei pennacchi tra un arco e l'altro è vivacizzata dagli oculi ciechi, anch'essi in marmo bianco. All'interno del portico ogni campata ospita nel soffitto una volta a crociera, impostata da un lato sulle colonne verso li cortile e dall'altro sui peducci a mensola posti sulla parete perimetrale del portico. Sopra alla sequenza degli archi si distende tutto intorno una cornice marcapiano che ospita la dedica al duca Federico, incisa a caratteri classici.
Al primo ordine il piano nobile è privo di ornamenti, si manifesta con grande essenzialità e purezza di forme. Le grandi finestre rettangolari si pongono in asse rispetto agli archi sottostanti e sono inquadrate da lesene corinzie. La sporgenza della cornice del portico funge anche da davanzale e la parete è leggermente arretrata rispetto al pianterreno. Una seconda cornice marcapiano con caratteri classici separa il piano nobile dal secondo piano.
Ancora più arretrato e separato da una cornice aggettante e da un breve tetto spiovente si trova il secondo piano. E' di proporzioni più basse e si sviluppa sui quattro lati in una regolare sequenza di finestre quadrate, messe in risalto dalle cornici di marmo.
L'ultimo livello è quello dell'attico, così arretrato rispetto agli altri da essere quasi invisibile, nascosto dagli aggetti delle cornici. Anche qui si ripete il motivo delle finestre quadrate e su uno dei lati brevi si trova una meridiana sovrastata da un fastigio.
A. Cocchi
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L. H. Heidenreich. Il primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Bur Arte editrice, Milano 1979
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A. Blunt Le teorie artistiche in Italia dal Rinascimento al Manierismo. Piccola Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1966
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