Masaccio. Polittico di Pisa. Dett. del pannello centrale. 1426. Tempera su tavola. Londra, National Gallery
L'arte di Masaccio, fondatore della pittura rinascimentale, si è giocata in un tempo brevissimo: dal 1422 al 1428. In questi sei anni il ragazzo dal passato oscuro e difficile abbracciò la raffinata cultura fiorentina e rivoluzionò la pittura con una visione profondamente umana, di un realismo senza precedenti.
Tommaso di Ser Giovanni Cassai, detto Masaccio, nacque a San Giovanni Valdarno nel 1401. Il padre, notaio, morì giovanissimo (circa ventisette anni d'età) lasciando la moglie e due figli piccoli: Tommaso e il fratello minore Giovanni. La famiglia di Masaccio, inizialmente benestante, con la morte del padre attraversò una serie di difficoltà. Dai documenti vengono riportate liti tra parenti per via dell'eredità. La madre di Masaccio si risposò con un commerciante, ma la tutela dei figli non le venne riconosciuta e passò al tribunale dei minori. Le poche testimonianze dell'epoca riferiscono le precarie condizioni della sua famiglia, i debiti da lui contratti e rimasti insoluti dopo la sua morte. Giovanni, il fratello minore, si arruolò giovanissimo nell'esercito del condottiero Forte Braccio da Montone, mentre Tommaso lavorava come decoratore di cassoni, riprendendo una antica tradizione di famiglia probabilmente appresa dal nonno (avviata dai suoi avi, dai quali discende lo stesso cognome Cassai).
In un documento del catasto fiorentino, risulta che i due fratelli si dichiarano "cassai in Firenze", ed è quindi chiaro che anche Giovanni, detto Scheggia, lasciate le armi, scelse l'attività di decoratore, affiancando Tommaso.
Il soprannome Masaccio sembra sia dovuto alla sua trascuratezza nel vestire e nel vivere, più che ad una connotazione negativa: non pare sia riferito a vizi e non sono riportate notizie di comportamenti deplorevoli da parte del pittore. Il Vasari lo ritiene di "bontà naturale".
Non si hanno notizie sulla formazione e attività iniziale di Masaccio. Esiste solo un riferimento di Giorgio Vasari nelle Vite, dove racconta che a San Giovanni Valdarno si vedevano le "figure" che fece da fanciullo.
Secondo gli studiosi, Masaccio si trasferì a Firenze, con il fratello, verso la fine del 1417, e nel 1418 il suo nome risulta nella parrocchia fiorentina di San Niccolò in Oltrarno.
Il primo documento certo sul pittore è del 1422, quando risulta immatricolato all'Arte dei Medici e degli Speziali di Firenze. Ma dell'arco di anni tra 1418 e 1422 non ci sono notizie. Non conosciamo il maestro o i maestri di Masaccio, è però facile pensare che la vivace città di Firenze, con la ricchezza di opere e artisti che presentava in quegli anni abbia potuto stimolare la sua creatività e arricchire il suo bagaglio culturale.
Alla stessa data 1422 risale anche la prima opera conosciuta di Masaccio: il Trittico di San Giovenale, conservato a Cascia, presso Reggello.
La vita e la vicenda artistica di Masaccio resta in gran parte misteriosa per la scarsità di notizie che lo riguardano. Uniche altre date sicure sono: quella del 1424, che corrisponde alla sua iscrizione alla Compagnia di San Luca, e quella del 1426, riferita ai pagamenti da parte di Ser Giuliano di Colino degli Scarsi, per l'esecuzione del Polittico della Chiesa del Carmine di Pisa, ora smembrata e dispersa in diversi musei.
Al 1425 sembra risalire il primo viaggio di Masaccio insieme al suo socio Masolino a Roma. I due artisti, chiamati dal cardinale Branda, intraprendevano i lavori per gli affreschi di San Clemente, nella Cappella di Santa Caterina della Chiesa romana di San Clemente. I dipinti furono poi terminati più tardi da Masolino, dopo la morte di Masaccio.
Allo stesso periodo sembra risalire anche il Polittico della neve, realizzato per il papa Martino V e destinato alla Cappella Colonna in Santa Maria Maggiore. L'opera oggi è smembrata e dispersa, restano soltanto singoli pannelli in cui si nota un maggiore apporto di Masolino.
Masaccio scomparve giovanissimo nel 1428, a ventisette anni d'età. Anche sulla morte rimangono molti dubbi. Le testimonianze antiche concordano solo sul viaggio, intrapreso da Masaccio per Roma in quella data. Poi divergono sui motivi della morte: si parla di un agguato di banditi nel quale sarebbe rimasto vittima, o anche di avvelenamento da parte di ignoti. Ma la coincidenza con la morte precoce del padre fa anche pensare a una malattia ereditaria.
La sua opera comunque si svolge in un brevissimo arco di tempo: i sei anni che corrono dal 1422 al 1428. Ma nonostante ciò Masaccio ha lasciato una traccia fondamentale nell'arte, portatrice di conseguenze per un tempo lunghissimo. La pittura di Masaccio ha influenzato molti artisti non solo del Rinascimento, primo tra tutti Michelangelo, ma perfino quelli appartenenti ad epoche più lontane, fino al '900, come Carrà e De Chirico.
Nei primi anni di soggiorno a Firenze per Masaccio diventò molto importante la collaborazione con il suo conterraneo Masolino, pittore più anziano ed esperto, insieme al quale realizzò diverse opere, tra cui gli affreschi della Cappella Brancacci a Firenze.
Il vero maestro di Masaccio non fu tanto Masolino, il quale, subì l'influenza del giovane amico, ma piuttosto il Brunelleschi (che secondo Vasari gli insegnò il metodo della prospettiva), con il quale ebbe legami di profonda amicizia, e probabilmente anche con Donatello.
Una altro fondamentale modello per la sua pittura è comunque Giotto., da cui trasse il senso del volume, le forme compatte e il forte realismo.
Non esiste una documentazione sicura sulla formazione di Masaccio. Tuttavia alcune tracce del suo percorso formativo sono rintracciabili attraverso alcune opere, in particolare è molto utile lo studio del Trittico di San Giovenale. L'opera, conservata nella chiesa di San Pietro a Cascia (presso Reggello) è stata realizzata da Masaccio nel 1422 a tempera su tavola. Il dipinto aveva acceso la polemica tra gli studiosi sui rapporti iniziali intercorsi tra Masaccio e Masolino. ma stando alle analisi più recenti, tale diverbio sembra ormai superato.
Si tratta comunque della prima opera certa di Masaccio e datata. E' un'opera giovanile, eseguita dal pittore all'età di 20 anni, e presenta ancora tratti sperimentali e acerbi, che vennero man mano superati con il procedere dell'esecuzione.
E' stato identificato anche il procedimento del lavoro. Masaccio ha iniziato a dipingere dapprima il pannello laterale di sinistra, poi è passato al pannello laterale di destra, e ha terminato con il pannello centrale.
Nell'opera si rivelano anche le basi culturali di Masaccio, rappresentate soprattutto dagli insegnamenti che ha saputo trarre osservando l'opera di Giotto, e da quelli ricevuti direttamente da Brunelleschi e Donatello.
Si può infatti notare il passaggio dai primi modi più arcaici e giotteschi del laterale di sinistra, ad un generico aggiornamento nei pannelli successivi, ma non è possibile risalire con precisione alla bottega dove Masaccio si è formato ed eseguiva i suoi primi quadri. Un certo legame con Masolino si avverte, ma non è troppo stretto, per cui l'idea tradizionale di un lungo discepolato presso di lui va scartata, a favore di quella di un rapporto più breve.
Molto importante è l'influenza di Giotto che permise a Masaccio il recupero di una consistenza più severa e oggettiva delle forme rappresentate.
Nel trittico emergono anche elementi nuovi, già rinascimentali: il nitido ordine spaziale, derivato da Brunelleschi, e una vitale plasticità naturalistica, derivata da Donatello. L'amicizia tra i tre artisti si era già formata e nel gruppo si condividevano le nuove problematiche, come la riscoperta dell'antico e lo studio della prospettiva, intese come una nuova presa di coscienza, metodica, verso la realtà oggettiva.
Lo stile di Masaccio è inconfondibile e molto innovativo.
E' caratterizzato da un forte realismo inteso come presenza fisica, materiale, essenzialità di forme, sviluppo plastico, e resa drammatica.
Tema dominante è l'umanità, le figure di Masaccio sono sempre piene di dignità e concretezza umane, hanno espressioni vaghe, malinconiche e intense, sono solenni e isolate.
Masaccio fu molto sensibile alla rappresentazione del mondo dell'infanzia. I suoi bambini sono sempre irrequieti e agitati, anche se rappresentano Gesù. Non sono mai colti in posizione tranquilla o di riposo, sono sempre in movimento. Spesso sono distratti da qualcosa fuori dal quadro. Suggeriscono l'impressione di un'infanzia sofferta, drammatica, ansiosa e insofferente. Masaccio colse il lato più drammatico dell'infanzia dei suoi tempi, che non era come oggi un periodo sereno o gioioso, ma pieno di insidie e sofferenza.
I personaggi delle sue opere hanno i volti delle persone che lo circondano e fanno parte della sua vita. Masaccio sceglie come modelli i suoi compagni o popolani, poveri, mendicanti. I loro volti si fissano nella loro ansia, hanno espressioni assorte, mute e pensose. Masaccio rifiutò l'idealizzazione e l'abbellimento, ma caricò questi personaggi ignoti di riferimenti umani, concreti che fanno sentire la loro presenza fisica e spirituale, attraverso il volume, il peso e l'intensità espressiva.
La madre è una figura che ritorna spesso nelle sue opere (soprattutto nelle Madonne) carica di umanità e morbidezza femminile, ma sempre dignitosa e solenne.
In genere ha un'espressione assorta o addolorata (crocifissione), quasi distratta, ma con uno sguardo intenso fissato nel quadro.
Gli ambienti in cui Masaccio collocò i suoi personaggi rendono sempre un senso di realtà e verità, ci sono riferimenti continui a un mondo vissuto, trasmettono una forte coscienza della concretezza dell'esistere.
La prospettiva, appresa da Brunelleschi, di cui probabilmente è stato allievo, venne subito applicata nelle sue opere, dapprima in modo un po' impacciato, come si può vedere nel Polittico di San Giovenale, poi con maggiore sicurezza.
E' probabile che prima di inserire l'ambientazione prospettica nelle sue composizioni, Masaccio facesse delle prove, come doveva avere fatto in Scena con un indemoniato, oggi perduta ma che si conosce attraverso una copia attribuita ad Andrea di Giusto, dall'originale masaccesco.
Sembra che Masaccio si sia molto esercitato anche nella ritrattistica, i testimoni parlano della Sagra, un'altra opera perduta, in cui sembra che figuravano numerosi ritratti, ed era ispirata ai bassorilievi antichi, visti nel suo viaggio a Roma del 1423, anno del Giubileo. Questo dipinto è stato eseguito tra il Trittico di San Giovenale e la Sant'Anna.
La presenza e l'opera di Masaccio a Firenze è documentana anche attraverso la sua collaborazione con Masolino, un pittore più anziano e già affermato a Firenze e forse anche lui valdarnese. Anche se non si è mai chiarito del tutto come funzionasse, i due costituirono una società, probabilmente nell'autunno del 1424.
Masolino, tornato da Empoli dove aveva appena terminato un lavoro, aveva bisogno di un collaboratore, forse specialmente perché sapeva di dover partire per l'Ungheria e doveva finire il Polittico di Sant'Ambrogio e Proseguire gli affreschi nella Cappella del Carmine. Così Masolino poteva consegnare in tempo i lavori ai committenti, riscuotendo gli importi che gli dovevano servire per il viaggio, senza incorrere in penali di inadempienza. Il che non esclude, naturalmente che i due si conoscessero e si stimassero già prima; anche Masolino era, a suo modo, un progressista nello stile.
Il primo viaggio a Roma è documentato nel 1425: Masaccio e Masolino furono chiamati a Roma dal cardinale Branda.
A Roma i due artisti intraprendevano i lavori che poi furono terminati in un secondo tempo da Masolino dopo la scomparsa di Masaccio. Si tratta degli Affreschi di San Clemente, nella chiesa di San Clemente a Roma, Cappella di Santa Caterina, e il Polittico della neve, realizzato per Martino V, e destinato alla cappella Colonna in Santa Maria Maggiore a Roma. Quest'ultima opera è stata smembrata e dispersa , ne rimangono singoli pannelli, qui l'apporto di Masaccio è maggiore.
Masaccio accetta il sodalizio con Masolino, forse anche perchè, nonostante la sostanziale diversità di stile, Masolino era comunque il pittore che a Firenze era meno lontano da lui.
Lo stile di Masolino è un naturalismo caratterizzato da una plasticità morbida e dolce, dove le forme tendono a fondersi con l'ambiente. La sua è una visione serena e un po' naif, dove le figure si integrano senza urti con l'ambiente. Inoltre la sua formazione è ghibertiana e tardo-gotica. Lo stile di Masaccio è più brunelleschiano e all'avanguardia, ma i due riescono comunque a dividersi bene il lavoro e ad organizzarsi gli spazi di intervento in modo equilibrato.
Il confronto tra due grandi artisti come Masaccio e Gentile da Fabriano è utile per rilevare le differenze tra lo stile rinascimentale di Masaccio e quello ancora tardo gotico di Gentile da Fabriano presenti contemporaneamnete a Firenze all'inizio del '400.
Lo spunto è offerto dalla figura della Madonna dipinta da Masaccio nel Polittico di Pisa e la Madonna del Polittico Quaratesi di Gentile. Il velo sulla testa della Madonna masaccesca è un particolare insolito che richiama quello della Madonna Quaratesi di Gentile.
Nel 1422, quando Masaccio realizza il suo intervento nella tavola degli Uffizi (compiuta insieme a Masolino) Gentile da Fabriano era un artista molto più esperto e affermato di lui. Ma lo stile era molto diverso dal suo, anzi diametralmente opposto, Masaccio tenta di emularlo, ma per opposizione. Dall'analisi delle rispettive figure della Vergine si può sviluppare un confronto:
Gentile da Fabriano
Linguaggio ricco, decorativo, vivace e aulico,
alto decorativismo, finezza dei particolari curati,
preziosità degli accordi cromatici
visione appartenente al sogno o alla leggenda
mani delicate ed esangui, gesti leziosi e aggraziati
Bambino: principino coperto di vesti d'oro, composto e atteggiato
Masaccio
Senso di concretezza e realismo
fierezza popolare e profondo senso di presenza fisica
gesti decisi e forti
tipo di bellezza comune, non idealizzata
putto nudo, vitale e robusto, ma non di bellezza ideale
Composizione essenziale, visione basata su drammaticità e verità.
Masaccio raccontato da Federico Zeri (24',12)
Masaccio e l'inizio del Rinascimento. Cristina Acidini. (10',22)
Masaccio-Il polittico di Pisa. Cristina Acidini. (6',05)
Masaccio-Polittico di Pisa-Adorazione dei Magi. Cristina Acidini. (5')
Masaccio Polittico di Pisa-Crocifissione. Cristina Acidini. (4',28)
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S. Borsi Masaccio. Dossier Art Giunti, Firenze 1996
P. Volponi, L. Berti L'opera completa di Masaccio. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006