Simone Martini. Maestà

La grande Maestà di Siena

 

La prima opera firmata e datata di Simone Martini è la Maestà affrescata nella Sala del Mappamondo nel Palazzo Pubblico di Siena nel 1315.

 


Sala del Mappamondo, Palazzo Pubblico di Siena.
Veduta dell'affresco con la Maestà di Simone Martini.

Great Council Hall, Siena’s Town Hall.
View of the fresco of the Maestà from SImone Martini.



E'un'opera di carattere religioso ma anche civile e politico, che si riferisce alla sovranità della Repubblica di Siena.
Le iscrizioni presenti nell'affresco sono scritte in caratteri gotici e appartengono al Dolce Stil Novo. Si tratta di ammonizioni che la Madonna rivolge a reggitori della Repubblica di Siena, perchè esercitino il loro potere secondo i princìpi del Buon Governo. I rapporti tra questo dipinto e la letteratura coeva si rintracciano perfino nella data, scritta in versi.

 


Simone Martini. Maestà. particolare raffigurante il Sigillo della città di Siena.
Siena, Palazzo Pubblico

Simone Martini- La Maestà: detail depicting the seal of the City of Siena. Siena, Town Hall



L'affresco rivela sia una perfetta assimilazione di tutte le componenti della formazione di Simone Martini, sia l'emergere di soluzioni nuove e moderne.
Accanto all'influenza dello stile di Duccio di Buoninsegna, in particolare della Maestà dipinta dal maestro senese quattro anni prima per il Duomo di Siena, il dipinto di Simone si arricchisce di elementi che rivelano una visione più moderna.

Rispetto alla figura di Duccio, ancora legata alla tradizione bizantina, la Madonna di Simone è resa più umana e più presente. Allo sfondo d'oro e allo schieramento di figure sacre della celebre icona di Duccio, Simone Martini propone una sacra rappresentazione in forma teatrale, con una Madonna-regina inserita in uno spazio tridimensionale e circondata in modo più naturale dalla sua corte. I personaggi, infatti non sono più schierati in linee rette, ma si dispongono in profondità su tre archi successivi, suggerendo uno spazio più realistico,  quasi a formare un'abside.

L'astratto fondo d'oro è scomparso per lasciare il posto a un intenso blu notturno, che crea profondità e un'atmosfera molto suggestiva. Allo spazio immobile e sacro di Duccio, Simone sostituisce uno spazio vivo, dove l'alito divino è avvertibile nell'aria mossa che fa ondeggiare i drappi del baldacchino, i veli e i panneggi. La presenza divina è anche in quella incredibile luminosità dei colori che sembra accendere le figure dall'interno. Sembra quasi  che in questo dipinto sia stata realizzata una sintesi tra le due principali visioni teologiche del medioevo: Dio inteso come splendore dell'anima, più pertinente all'estetica bizantina, e la concezione di Dio-luce dello Pseudo-Dionigi a cui si ispira lo stile gotico. Anche se non possiamo ricostruire le conoscenze personali di questo artista, è molto evidente un'ampia apertura culturale.
Sono presenti spunti che giungono dall'Inghilterra e dalla Francia e riferimenti che vanno dall'Altare dell'Abbazia di Westminster a Londra, alle miniature francesi, ai lavori di oreficeria, vetri dipinti, smalti che si stavano diffondendo in Europa e a Siena nel nuovo stile gotico.
Tra gli elementi appartenenti alla tradizione gotica senese, sviluppati in modo molto personale dall'artista, si possono notare gli elementi più astrattivi come la linea e il colore. Elementi nuovi e di derivazione giottesca sono invece le costruzioni tridimensionali e la ricerca di spazialità che si possono notare soprattutto nel baldacchino e nel trono.

La linea di Simone Martini, sottile e precisa, fluisce armoniosamente da una figura all'altra, descrive incessantemente in un percorso continuo ogni forma, ogni piega e ogni dettaglio, alleggerisce e smaterializza le forme.
I colori sono delicati e astratti, fantastici, pieni di trasparenze e riflessi, contribuiscono con la linea a rendere le forme impalpabili, eteree. Simone Martini ha realizzato effetti molto particolari, è piuttosto difficile fotografare i suoi colori. La tonalità scura del blu oltremare del cielo fa aumentare i contrasti, i colori si accendono, brillano gli ori delle aureole e dei ricami.

Appartiene a una visione nuova la ricerca attenta al particolare, al dettaglio curato, e agli ornamenti ricorda la tecnica della miniatura. E' una descrizione accurata che si può rintracciare nella scena, nelle vesti, negli oggetti, nelle acconciature, e serve per creare un'ambientazione fiabesca, leggendaria.

 

 

 


Sono rappresentati figure e ambienti tipici della società aristocratica, ricca ed elegante, che vive in una dimensione tutta poetica, staccata dalla realtà. La Madonna, seduta su un trono di forme gotiche, con la corona e vesti sontuose, è presentata come una regina. Con regale compostezza sostiene il figlio, vestito e atteggiato come un principe.
La scena si svolge in un luogo ornato e preparato come per una festa o una cerimonia importante. I personaggi hanno forme esili e slanciate, fisionomie riprese dalla realtà, ma idealizzate, sono elegantissimi, composti, hanno movenze aggraziate. Rappresentano un'umanità eletta.
La scena sacra è tradotta in una cerimonia di corte dove angeli e santi sono presentati come cavalieri e dame. La situazione ricorda quella degli spettatori di un torneo cavalleresco che assistono allo spettacolo sotto al baldacchino del palco d'onore. I due angeli che offrono i fiori alla Madonna ricordano un cerimoniale di omaggio a una regina.

 


Simone Martini. Maestà. Part. con Sant'Ansano, protettore di Siena. 1315.
Affresco con inserti in vetro, foglia d'oro e punzonatura, smalti, carta. Siena, Palazzo Pubblico.

Simone Martini. Maestà. Detail of St. Ansanus, Siena’s Part. con Sant'Ansano, Patron of Siena. 1315.
Fresco with inserts of glass, metal leaf with perforation, stucco and paper. Siena, Town Hall.

 


Nonostante l'osservazione dal vero, l'evocazione a situazioni vissute, e al folclore medievale, quello che propone Simone Martini è un mondo magico, di pura immagine, al di sopra della realtà, fatto di sola apparenza visiva. Viene eliminato ogni riferimento alla materia: i valori di peso, concretezza fisica, sensazioni tattili, sono scomparsi. I personaggi sono delle apparizioni: sembrano esseri inconsistenti, spiriti fatti solo di colore e di luce. Si trovano in uno spazio indefinito e suggestivo con architetture fragili, sottili, decoratissime. E' un luogo impossibile: è insieme interno (come è indicato dal pavimento in prospettiva) ed esterno (come è indicato dal cielo sullo sfondo), ed è insieme notte (blu notturno del cielo) e giorno (luce intensa su tutti i particolari). E' un luogo "altro", soprannaturale e superiore dove vivono queste bellissime creature eteree.

 

 


Eppure, nonostante questo mondo artificioso, c'è un eccezionale senso di equilibrio con cui Simone  Martini riesce a far apparire tutto semplice e naturale. Riesce a far vivere in questo spazio incredibile questi personaggi così irreali.

Da un documento del 1321, conservato presso l'Archivio di Stato di Siena, risulta che in quella data l'affresco venne restaurato dallo stesso Simone Martini.

 

 

A. Cocchi

 

 

 

  

L'iconografia della Maestà

 

Nella Maestà dipinta da Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena, al centro, sotto un baldacchino ornato dagli stemmi della Repubblica di Siena, la Madonna col Bambino siede su un sontuoso trono gotico, circondata da una moltitudine di santi, apostoli e angeli. I personaggi sono disposti su tre semiellissi concentriche.
A destra rispetto al trono figurano san Paolo, l'arcangelo Gabriele, la Maddalenasan Giovanni Evangelista e santa Caterina d'Alessandria.
A sinistra: San Pietro, l'arcangelo Michele, sant'Agnese, san Giovanni Battista santa Barbara.
I quattro santi patroni della città di Siena si trovano inginocchiati ai piedi dell'altare, sono: san Crescenzo, san Vittore, san Savino e sant'Ansano. In primo piano si notano i due angeli che offrono alla Madonna gigli e rose su vassoi d'oro.

 

 


Simone Martini. Maestà. Dett. 1315. Affresco con inserti in vetro,
foglia d'oro e punzonatura, smalti, carta.
Siena, Palazzo Pubblico.

Simone Martini. Maestà. Detail. 1315. Fresco with inserts of glass,
metal leaf with perforation, stucco and paper. Siena, Town Hall.

 

 

Il grande baldacchino, vivacemente colorato, accoglie i personaggi e crea un efficace effetto di spazio. Le forme ondulate suggeriscono la leggerezza del tessuto mosso da una brezza, e i sostegni, alti ed esili, scandiscono lo spazio armonicamente secondo un ritmo musicale.

 

 


Simone Martini. Maestà. Part. della cornice con un profeta. 1315.
Affresco con inserti in vetro, foglia d'oro e punzonatura, smalti, carta.
cm. 763X970. Siena, Palazzo Pubblico.

Simone Martini. Maestà. Detail of the frame with a prophet. 1315.
Fresco with inserts of glass, metal leaf with perforation, stucco and paper. 763X970cm. Siena, Town Hall.

 

 

 



La composizione è inquadrata da una cornice a fondo rosso ornata con racemi dorati classicheggianti, in cui campeggiano medaglioni di due diverse grandezze, disposti in modo alternato. Nei medaglioni più grandi sono rappresentati i busti di santi e padri della Chiesa, nelle due fasce in alto e in basso. Ai lati figurano i profeti, e negli angoli i quattro evangelisti.  In alto in posizione centrale si nota il medaglione con Cristo benedicente, in basso, in corrispondenza a quest'ultimo, l'allegoria della Vecchia e della Nuova Legge (Lex vetus, Lex nova), rappresentata con un busto di donna con due teste, una vecchia e una giovane. Questo medaglione è fiancheggiato da due cartigli che riportano il Decalogo e i Sette Sacramenti e il dritto e il rovescio della moneta di Siena.
Nei tondi più piccoli sono rappresentati gli stemmi della città di Siena: la "balzana" bianco-nera, simbolo della Repubblica senese, e il leone rampante, simbolo del popolo senese presente nel sigillo del Capitano del popolo.

 

A. Cocchi

 

 

La Maestà e il Dolce Stil Novo

 


Simone Martini. Maestà. Veduta d'insieme. 1315. Affresco con inserti in vetro,
foglia d'oro e punzonatura, smalti, carta.
cm. 763X970. Siena, Palazzo Pubblico.

Simone Martini. Maestà. Overall view. 1315. Fresco inserts of glass,
metal leaf with perforation, stucco and paper. 763X970cm. Siena, Town Hall.

 

Sia il soggetto, ma soprattutto le iscrizioni presenti nell'affresco della Maestà di Simone Martini, nel Palazzo Pubblico di Siena, pongono questo dipinto in stretto rapporto alla cultura e alla poesia del Dolce Stil Novo.
Già la scritta in caratteri gotici e in parte frammentaria, che si legge in basso, riporta la datazione e la firma dell'autore in versi. Si legge:

"MILLE TRECENTO QVINDICI VOL..../ E DELIA AVIA OGNI BEL FIORE SPINTO / E JVNO GIA GRIDAVA I MI RIVOL....//S...... A MAN DI SYMONE"

La prima parte dello scritto indica la data in cui è stato terminato l'affresco: nel 1315Diana, o Delia, che indica la primavera, aveva già fatto sbocciare tutti i fiori e Giunone, che presiede al mese di Giugno,  si stava rivoltando nella seconda metà del mese. Quindi si deduce la data del 15 giugno 1315.
La seconda parte della scritta non convince molto gli studiosi, perchè è stato inserita con tecnica ed esecuzione diversa, ma si intuisce che il dipinto è opera di Simone Martini.

 

 

 


Duccio di Buoninsegna. Maestà. Faccia anteriore. 1308-11.
Tempera su Tavola. Siena, Museo dell'Opera del Duomo.

Duccio di Buoninsegna. Maestà. Front side. 1308-11. Tempera on wood. Siena, Opera del Duomo Museum.

 

 

Il tema civico di questo soggetto era già presente Maestà di Duccio di Buoninsegna, realizzato alcuni anni prima e oggi conservato presso il Museo del'Opera del Duomo di SienaSimone Martini si è sicuramente ispirato all'opera del maestro e ne riprende anche la scelta di inserire i testi nel dipinto. Nell'opera di Duccio sul gradino del trono è inserita una preghiera che si esprime con un tono simile a quello che sarà poi sviluppato nelle iscrizioni di Simone.
Nella tavola di Duccio si legge:

"Mater Sancta Dei / Sis causa Senis requiei /Ssis Ducio vita /Quia te pinxit ita:"

Nell'affresco di Simone Martini, sui gradini del trono, un'altra iscrizione si riferisce all'intento di carattere politico del dipinto, appena sfiorato da Duccio e sviluppato in una straordinaria forma poetica da Simone.
Vengono indicati i pricìpi morali su cui deve sostenersi il buon governo. Sono espressi come se si trattasse di consigli pronunciati dalla Madonna e  rivolti ai governanti della città. Il testo poetico è il seguente:

"Li angelichi fiorecti, rose e gigli,
Onde s'adorna lo celeste prato,
Non mi dilettan più ch'e' buon consigli.
Ma talor veggio chi per proprio stato
Dispreza me e la mia terra inganna:
E quando parla peggio è più lodato:
Guardi ciascun cui questo dir condanna.
Esponsio Virginis ad dicta sanctorum:
Dilecti miei, ponente nelle menti
Che li devoti vostri preghi onesti
Come vorrete voi farò contenti,
Ma se i potenti a' debil fien molesti
Gravando loro con vergogna o danni,
Le vostre orazion son per questi
Nè per qualunque la mia terra inganni
".

Il testo è intimamente intrecciato con la pittura. La Madonna si rivolge prima agli angeli e poi ai santi, i cortigiani celesti si pongono come un modello per le corti terrene, l'eleganza e la raffinatezza dello stile pittorico di Simone è strettamente correlato con le analoghe caratteristiche del letterario Dolce Stil Novo.

 

A. Cocchi

 

 

The Maestà of Simone Martini

 

 

 

The first work signed and dated by Simone Martini is the Maestà, a fresco in the Great Council Hall in Siena’s Palazzo Pubblico (Town Hall), dated 1315.
It is not only a work of religious content, but also civil and political, and refers to the sovereignty of the Republic of Siena.
The inscriptions seen in the fresco are written in gothic font and belong to the Dolce Stil Novo (Italian for Sweet New Style). They are warnings that the Madonna addresses to the heads of the Republic of Siena, for them to use their power according to the principles of the Buon Governo (Good Government). The relationship between this painting and the coeval literature can be traced even in the date, written in verse.
The fresco reveals both a perfect assimilation of all the components of the training done by Simone Martini, and the emerging of new and modern solutions. Besides the influence of Duccio di Buoninsegna’s style, particularly from the Maestà painted by this Sienese (1) master four years earlier for the Siena’s CathedralSimone’s painting is rich of elements that reveal a more modern vision.
 
Compared to Duccio’s figures, still linked to the Byzantine tradition, Simone’s Madonna is portrayed more human and more present. To Duccio’s golden background and sacred figures formation, Simone Martini proposes a sacred representation in theatrical form, with a Queen-Madonna inserted in a tri-dimensional space, surrounded by her court in a very natural way. The characters are not lined up in straight lines anymore, but align themselves in depth under three successive arches, suggesting a more realistic space, almost to the point to form an apse.

The abstract golden background is gone to leave the place to an intensive nightly blue, which creates depth and a very suggestive atmosphere. The immobile and sacred space of Duccio is replaced by a live space, where the divine breath is perceptible in the moving air that makes the canopy’s cloths, the sails and the drapery to undulate.
The divine presence is also in the incredible luminosity of the colours that seem to lighten up the figures from inside. It is almost as if a synthesis between the two main medieval theological visions is captured in this painting: God implied as the splendour of the soul, pertinent to the Byzantine aesthetics and the Pseudo-Dionysus’ idea of God-light from which the gothic style gets inspiration from. Even if we can’t rebuild the personal knowledge of this artist, his broad culture is very clear. Clues that go from England and France are present, and there are references that go from London’s Westminster Abbey altar to the French miniaturegoldsmith’s craftpainted glass and enamel that was being developed in Europe and in Siena in the new gothic style.

Among the elements from the Sienese gothic tradition, developed in a very personal way by the artist, elements rather abstract like the line and colour can be noticed. The tri-dimensional construction and the pursuit for spatiality are new elements from giottesque derivation and can be seen mainly in the canopy and throne. Simone Martini’s fine and precise line flows harmoniously from one figure to the other, endlessly describing each shape, each crease and each detail and while dematerialising them at the same time. The colours are delicate and abstract, fantastic, full of transparency and reflection and together with the line, help to make the shapes impalpable and ethereal. Simone Martini realized very particular effects, in a way that it is very difficult to photograph his colours. The dark shades of the ultramarine blue of the sky increase the contrasts, make the colours to lighten up and the halo and embroidery’s gold to shine.

The special attention to details and the ornaments belong to a new vision and recall the miniature technique. It is a thorough description that can be tracked down in the scene, in the clothes, objects, hairstyle and that is used to create a legendary and fairy tale atmosphere.
Typical figures and rooms of the rich and elegant aristocratic society are portrayed, which exists in an all-poetic dimension, removed from reality.
The Madonna, seated in her gothic style throne, wearing a crown and sumptuous clothes, is portrayed as a queen. She holds her son, dressed as a prince, with a royal composure.
The scene unrolls in a decorated place, as if prepared for a party or for an important celebration. The characters have a slender shape, with faces taken from reality but rather idealized. They are extremely elegant, composed and have graceful movements. They represent a chosen mankind. The sacred scene is translated as a royal court where angels and saints are portrayed as knights and ladies. The circumstances remind the spectators of a cavalry tournament who watch a performance from under the imperial box. The two angels that offer flowers to the Madonna remind the ritual of a tribute to a queen.

Notwithstanding the truth observation, the evocation to experienced situations and to medieval traditions, what Simone Martini proposed is a magical world, of pure image, above reality, made only by visual appearances. Each and every reference to materialness is removed: the weight, the physical concreteness, the tactile sensations, have all disappeared. The characters are like apparitions: they seem inconsistent, like spirits made only of colour and light.
They are found in a suggestive and undefined space with fragile, delicate, adorned architecture. It is an impossible place: the inside (as indicated by the prospective floor) is together with the outside (as indicated by the sky in the background); and the night (the dark blue of the sky) is together with the day (intense light on each detail). It is “another” place, supernatural and superior, where these beautiful ethereal creatures live.
And yet, despite this artificial world, there is an exceptional sense of balance with which Simone Martini succeeds to show as simple and natural. He manages to make these unreal characters subsist in this impossible space.

According to a document kept in Siena’s State Archives, the same Simone Martini restored the fresco in 1321.

 

A. Cocchi.

Trad.: A. Sturmer

 

 

The Iconography of the Maestà 

 

In the centre of the Maestà painted by Simone Martini in Siena’s Palazzo Pubblico (Town Hall), under the canopy decorated with the Republic of Siena’s coat of arms, the Madonna and Child is sitting on a sumptuous gothic throne, surrounded by a vast number of saints, apostles and angels. The characters are arranged in three concentric semi ellipses.
To the right of the throne are St. Paul, archangel Gabriel, Mary Magdalene, John the Evangelist and Catherine of Alexandria. To the left are St. Peter, archangel Michael, St. Agnes, John the Baptist and St. Barbara.
Sienna’s four patron saints are found kneeling at the bottom of the altar: St. Crescentius, St. Victor, St. Sabinus and St. Ansanus. In the foreground two angels offer the Madonna lilies and roses in a golden tray.

The great canopy, lively coloured, accommodates the characters and creates a convincing space effect. The undulated forms suggest the lightness of the fabric blown by a light breeze, and the supports, tall and thin, scan the space according to a musical rhythm.

The composition is framed on a red background decorated with classical gold racemes, where two different sized alternated medallions stand out. In the bigger medallion the busts of saints and fathers of the Church are represented in the top and bottom strips. The prophets are on the sides and four evangelists are in the angles. At the top, in the centre, a medallion with the Benedictory Christ can be seen and at the bottom, in correspondence to the top, the allegory of the Old and New Law (Lex Vetus, Lex Nova), is repr

 

 
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