Giovanni Bellini. Madonna di Alzano


Giovanni Bellini. Madonna di Alzano/Madonna Morelli.1485 ca. Olio su tavola, 84.3 x 65.5 cm.
 Accademia Carrara - Bergamo

 

 

 

 

Tra umano e divino

 

La Madonna di Alzano di Giovanni Bellini costituisce un modello di riferimento imprescindibile per le future opere di diversi artisti, in modo particolare per Cima da Conegliano e Albrecht Dürer.
Sebbene innumerevoli Madonne con Bambino di Bellini partano da una più o meno esplicita derivazione dall’arte bizantina, le sue immagini sono lontane dalla rigidità delle icone, puntando invece al coinvolgimento emotivo dell’osservatore.

 

 


Berlinghiero Berlinghieri. Madonna con Bambino. 1230
Tempera e oro su tavola. Metropolitan New York

 

 

Le opere sono pervase da una religiosità profonda dall’accento intimo che mira ad instaurare un colloquio privato e umano con il divino e la devozione privata. Bellini riesce a reinventare ogni volta questo tema variandone posizioni, gesti, sguardi e introducendo vere e proprie trasformazioni iconografiche volte a suscitare un senso di familiarità eliminando quella separazione tra mondo terreno e divino. 

 

 


Giovanni Bellini. Madonna di Alzano/Madonna Morelli.1485 ca. Dett. Olio su tavola, 84.3 x 65.5 cm.
 Accademia Carrara - Bergamo

 

L’espediente del drappo che si frappone tra il paesaggio sullo sfondo e le figure in primo piano non è propriamente un’invenzione belliniana, infatti tendaggi, paramenti e baldacchini derivavano dall’iconografia delle cerimonie imperiali ed erano già stati utilizzati da Duccio di Buoninsegna. Bellini però ne modernizza l’uso rendendo la tenda un elemento compositivo e scenico più volte ripreso e studiato nelle sue opere in particolare per quelle destinate alla devozione privata.

 


Duccio da Buoninsegna. Madonna Rucellai. 1285.
Tempera e oro si tavola. Uffizi, Firenze 

 

 


Il gusto per la ricerca naturalistica è qui visibile grazie all’ombra della Vergine che si proietta sul drappo retrostante dichiarandone così la sua natura umana e terrena. La geometria della composizione con il pesante tendaggio che taglia verticalmente il centro della composizione e il parapetto orizzontale, anche questo elemento ricorsivo nelle Madonne di Bellini, va come a disegnare una croce diventando così prefigurazione del destino del Bambino. Un destino di redenzione dal peccato originale simboleggiato dalla pera in primo piano.

 


Giovanni Bellini. Madonna di Alzano/Madonna Morelli.1485 ca. Part.
Olio su tavola, 84.3 x 65.5 cm.
 Accademia Carrara - Bergamo

 

È a partire da quest’opera che il paesaggio comincia ad assumere maggior peso; è probabilmente l’incontro con Antonello da Messina ad aver influito sulla scelta di Bellini di dare a questo elemento spazio crescente nelle scene religiose non solo come puro sfondo prospettico ma anche come ambientazione al fine di meglio contestualizzare eventi religiosi.

 

 

  
Giovanni Bellini. Madonna di Alzano/Madonna Morelli.1485 ca. Dettagli dello sfondo.
Olio su tavola, 84.3 x 65.5 cm.
 Accademia Carrara - Bergamo

 

 

In questo caso il paesaggio non è semplicemente un elemento naturale di contorno ma partecipa simbolicamente al tenero colloquio tra Madre e Figlio; viene riproposta infatti la principale dualità del tempo con la rappresentazione del potere temporale, il castello turrito, e del potere secolare simboleggiato dalla svettante torre campanaria nella città in lontananza. C’è una forte attenzione miniaturistica al particolare e una cromia fredda con effetti luminosi che richiama agli stessi panorami dei quadri fiamminghi e a Van Eyck.

 

 


Jan van Eyck, Madonna del cancelliere Rolin, dett. 
1435 ca., Museo del Louvre, Parigi 

 

Qui, come in tutte le sue altre opere della maturità, ricorre alla prospettiva cromatica cioè una tecnica di stesura che prevede l’accostamento di diversi toni di colore per creare un’illusione visiva di profondità su una superficie dipinta bidimensionale. I toni più freddi sono assegnati agli elementi più lontani, mentre i toni più caldi fanno riferimento ai passaggi più vicini all’osservatore o in primo piano.

F. Gaido

 

 

 

 

Bibliografia

 

Ghiotto R. (2004), I CLASSICI DELL’ARTE, Corriere della Sera, vol. 38 Bellini, Milano, Rizzoli Skira
Stefano Zuffi (a cura di) Il Quattrocento, Milano, Mondadori Electa editore, 2005

 

 
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