L'Architettura del ferro

Gustave Eiffel. Ponte di Garabit. 1880-84. Gustave Eiffel. Ponte di Garabit. 1880-84. Foto  CC BY-SA 3.0

 

Dalla metà dell'Ottocento la sperimentazione di nuovi materiali e procedimenti costruttivi portò a risultati impensabili. Con l'impiego di ferro, acciaio e vetro nacquero l'architettura industriale e nuove tipopolgie edilizie.

Dalle nuove tecnologie a una nuova estetica architettonica.


 
A partire dalla metà dell'Ottocento dalla sperimentazione di nuovi materiali e procedimenti costruttivi si aprirono possibilità architettoniche prima impensabili. L'impiego del ferro, dell'acciaio (prodotto industrialmente dal 1860) e di grandi lastre di vetro, rese possibile coprire spazi di altezza ed estensione mai raggiunti prima. Permise di ottenere forme nuove, circondarsi di pareti trasparenti per inondare gli interni di luce, realizzare costruzioni enormi con più facilità e tempi di realizzazione  ridotti.

 

Joseph PaxtonChristal Palace. 1851, Londra
Joseph Paxton. Christal Palace. 1851, Londra

 

Le costruzioni in cemento armato - materiale introdotto da François Hennebique nel 1879 - univano l'elasticità dell'acciaio alla stabilità della pietra. Tutto questo stimolò l'interesse e la sensibilità degli spiriti più aperti e liberi da pregiudizi per scoprire una bellezza nuova, un senso estetico moderno che alla fine rese sorpassata la vecchia architettura. L'Architettura del ferro si diffuse rapidamente in Europa e negli stati Uniti d'America grazie soprattutto alle Esposizioni Universali. Venne impiegata con successo in strutture industriali e commerciali come i capannoni e i grandi magazzini, nei ponti, nelle costruzioni ferroviarie e portuali, negli edifici pubblici come biblioteche, uffici postali, banche e nei grattacieli delle metropoli americane.

 

L'architettura del ferro e dell'acciaio


Dal pensiero positivista derivò l'interesse verso i progressi scientifici e tecnologici che portarono al diffondersi della rivoluzione industriale di metà Ottocento. I riscontri sulla vita economica e sociale furono molto rapidi ed uno dei primi settori che ne furono coinvolti fu quello dell'architettura, con conseguenze irreversibili.

Le tecniche e i processi costruttivi si modificarono radicalmente e l'uso dei nuovi materiali industriali come il ferro forgiato, la ghisa, l'acciaio e il vetro prodotto in lastre, permisero di raggiungere risultati straordinari con tempi, costi e difficoltà relativamente bassi. I nuovi prodotti offerti dalla fabbricazione seriale dell'industria rivoluzionarono le tecniche di costruzione. Ad esempio gli elementi prefabbricati come pannelli, giunti, travi, ecc, portarono alla costruzione per assemblaggio e alla definizione di strutture e tipologie costruttive inedite, adatte a soddisfare nuove esigenze sociali, economiche ed urbanistiche. Ad esempio i ponti ferroviari o i grandi stabilimenti commerciali e industriali vennero costruiti con le nuove tecnologie del ferro e del vetro, più pratiche, più sicure e più economiche soprattutto nelle grandi dimensioni, rispetto al vecchio metodo con malta e mattoni o pietra.

 

 

Gli ingegneri dell'edilizia 


Centrale, in questo clima di cambiamento, divenne la figura dell'ingegnere, che venne ad affiancare o a sostituire quella dell'architetto soprattutto nella progettazione delle grandi infrastrutture.
Le competenze tecnico-scientifiche e matematiche necessarie per risolvere problemi inerenti alla costruzione di strutture molto grandi e complesse venivano formate da scuole specialistiche superiori come i politecnici. I primi esempi di queste scuole sono quelli francesi, risalenti fin dalla metà del Settecento. Dalla Scuola reale di ponti e strade, istituita nel 1747, e dall'Ecole Polytechique, fondata nel 1794, uscirono i primi ingegneri moderni che durante l'impero napoleonico furono incaricati di progettare numerose infrastrutture. Durante la seconda metà del XIX secolo, in Europa i centri urbani e il paesaggio si trasformarono grazie al lavoro di questi professionisti, con la realizzazione di strade, ponti, viadotti, reti ferroviarie, padiglioni e complessi industriali e commerciali.

 

 

Le Esposizioni universali


Una forte accelerazione nella diffusione delle nuove tecnologie costruttive venne esercitata dalle Esposizioni Universali. Sempre più orientata ad evolversi e stimolata dalla competizione e dalla concorrenza, l'industria ottocentesca era anche fortemente sostenuta dalla borghesia e dalle istituzioni politiche e sociali. Fu proprio grazie al sostegno dei principali governi nazionali che vennero organizzati questi grandi eventi commerciali, con lo scopo di far conoscere ad un vasto pubblico i progressi tecnici realizzati da un'industria in grande fermento produttivo e inventivo. 
Grazie all'idea proposta dal Principe Alberto d'Inghilterra, nel 1851 venne organizzata la Prima Esposizione Universale di Londra e dal successo di quell'evento, le Esposizioni Universali si replicarono in tutto il mondo.
Per accogliere gli espositori provenienti dai diversi Paesi e i numerosissimi visitatori, vennero costruite enormi strutture che dovevano essere non solo accoglienti e sicuri, ma avere anche un carattere provvisorio, perché dovevano essere smontati al termine della manifestazione. Ed è proprio in quegli spettacolari padiglioni in ferro e vetro che, oltre ai più moderni esempi di infrastrutture in ferro e acciaio, si possono rintracciare i modelli di questo innovativo filone costruttivo.

 

A. Cocchi
 

 

 

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Art Nouveau. Mappa concettuale

Art Nouveau

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La Scuola di Chicago. Mappa concettuale

La Scuola di Chicago.
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Antony Gaudì.
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Bibliografia

 

N. Pevsner. Storia dell'architettura europea. Il Saggiatore, Milano, 1966

L. Benevolo. Storia dell'architettura moderna. Editori laterza, 1993

La Nuova Enciclopedia dell'Arte, Garzanti, 1986.

F. Negri Arnoldi. Storia dell'arte. Vol. III Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985

R. Mifddleton, D. Watkin. Architettura dell'Ottocento. Sviluppo del Classicismo e del revival gotico. II vol. Electa Editrice, Milano 1980

 

 

 
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