Heraion di Olimpia. 600 a. C. circa. Olimpia, Grecia. Foto di Matěj Baťha
Il santuario nella civiltà greca era il luogo dove si poteva incontrare la divinità. Nel corso dei secoli si evolse dalle forme originarie del recinto sacro fino a quelle del tempio.
Santuario di Olimpia. Veduta aerea di parte del sito archeologico.
In origine i santuari corrispondevano a particolari luoghi naturali, come una grotta, un albero, una sorgente, un'altura, ecc. in cui qualche fenomeno veniva associato al manifestarsi della divinità. Il culto si celebrava all'aperto, in un bosco, presso un altare, in uno spazio che veniva segnalato e circoscritto dal témenos: il recinto sacro.
Solo più tardi il santuario si identifica con una costruzione precisa, un tempio, ma il termine può anche indicare un'area in cui si trova un altare o dove la divinità si manifesta sotto forma di immagine sacra, compreso un angolo della casa in cui si svolgono i riti.
In età micenea i santuari erano spazi appositi contenuti nel megaron, il palazzo reale.
Nella civiltà greca il santuario arriva ad indicare un complesso di edifici compresi in un'area considerata sacra, spesso delimitata da strutture di recinzione.
I santuari greci possono essere urbani, suburbani ed extraurbani.
Inoltre il santuario greco cambia le sue caratteristiche nel corso del tempo.
Tempio di Hera. 600 ca. a. C. Santuario di Olimpia
In origine, il santuario era uno spazio aperto, considerato proprietà del dio e per i fedeli era il luogo dove si poteva incontrare la divinità. Lo spazio sacro era indicato dall'altare e delimitato da una recinzione, da pietre o da muri, per essere separato dallo spazio profano. In genere si trovava in cima ad un'altura.
Nell'area sacra poteva essere presente anche una costruzione, in funzione di tempio, ma questa era comunque considerata secondaria rispetto all'"area sacra" , perché la comunità si riuniva all'esterno dov'era presente l'altare per i sacrifici e le funzioni religiose. Il tempio, che poi viene chiamato anch'esso 'santuario', era la casa del dio e ne conteneva l'immagine che emanava la sua protezione verso l'esterno.
I primi santuari greci, risalenti al periodo proto-geometrico, erano costruzioni dalle caratteristiche in tutto simili alle abitazioni coeve. Presentavano pianta rettangolare, con un lato corto spesso absidato. A volte potevano avere le fondamenta in pietra, ma erano costruiti soprattutto con materiali deperibili come legno per le strutture portanti e argilla per le pareti. Il tetto aveva due spioventi appoggiati su travi in legno e rivestiti in paglia. Potevano essere corredati da colonne di legno presenti sia all'interno che all'esterno, per sostenere le coperture.
Gli esempi di santuari greci più antichi avevano anche funzione funeraria, poiché erano dedicati al culto degli eroi e contenevano le tombe dei re divinizzati.
Il santuario greco più antico tra quelli finora ritrovati dagli scavi archeologici è l'Heròon di Lefkandì, sull'isola di Eubea, risalente al Periodo Protogeometrico.
Gradualmente l'architettura sacra della Grecia antica si definisce nelle forme del tempio, declinandosi in diverse tipologie stilistiche e varianti locali. A partire dal Periodo arcaico il tempio greco è un edificio monumentale costruito in pietra o in marmo.
Santuario di Delfi. Veduta della terrazza con il Tempio di Apollo.
In seguito si svilupparono grandi complessi sacri composti da diversi edifici e strutture. Oltre al tempio, facevano parte del santuario altri monumenti, come i propilei, il tesoro, la sala del banchetto, la pinacoteca, strutture commerciali e alloggi per i pellegrini. Per raggiungere il santuario i pellegrini dovevano percorrere la via sacra accompagnata dai portici.
Nei santuari più grandi e importanti, come Delfi, Delo, Samo, Olimpia venivano organizzati i giochi panellenici, con gare atletiche (tra cui le Olimpiadi), poetiche e musicali che richiamavano spettatori e partecipanti da tutta la Grecia.
Santuario della Nemesi a Ramnunte, presso Maratona. V sec. a. C.
Guerriero e cavallo. VIII sec. a. C. Bronzo. Olimpia Museo Archeologico.
Quel particolare desiderio di primeggiare tra individui o tra città tipico della cultura greca si è espresso con risultati diversi che vanno dai conflitti più cruenti alle gare dei giochi panellenici, alla competizione tra artisti e intellettuali, in una rincorsa continua al prestigio del singolo o della comunità.
Il desiderio di prestigio rappresenta il principale stimolo alla produzione di tanti capolavori e quindi alla sperimentazione e alla ricerca di perfezione presente nell'arte greca.
Ma il luogo più adatto in cui le città o singoli cittadini potevano gareggiare in prestigio era il santuario. Nei santuari il lavoro si architetti, scultori, ceramisti e pittori veniva sostenuto da forti intenti autocelebrativi.
Le città commissionavano costruzioni sempre più belle e ornamenti preziosi per abbellire i santuari con templi, tesori, tempietti, colonnati, statue arredi sacri, dipinti.
Cavallo. Statuetta votiva proveniente da Corinto. 750-725 a. C.
Bronzo. h. 16 cm. Berlino Staatliche Museen Antikenabteilung
In questo contesto assunsero grande importanza le offerte votive: l'oggetto deposto nel santuario si ricollegava al donatore e ne rifletteva il valore attraverso la preziosità, la bellezza, la perfezione.
La consuetudine all'ex-voto è presente fin dalle origini nella civiltà greca.
In tutto il periodo proto-geometrico l'offerta alla divinità aveva valore prevalentemente simbolico e religioso. Per la maggior parte dei casi si tratta di statuette di terracotta, alte dai quindici ai venti centimetri con rappresentazioni di animali sacrificali come tori, o cavalli o figurine di guerrieri. Venivano realizzati anche numerosi bronzetti, prodotti spesso in serie da stampi e in genere con fattura non troppo ricercata. I bronzetti più raffinati e preziosi, risalenti ai secoli tra l'XI e il IX sono ovviamente più rari.
In base ai ritrovamenti risulta che, durante il periodo geometrico, a partire dall'VIII secolo aumentarono di numero i bronzetti, più costosi, rispetto alle figurine in terracotta. Alcuni di questi sono piccoli capolavori, come ad esempio il Cavallino dell'VIII secolo esposto al Museo di Berlino, proveniente da un laboratorio di Corinto.
Piccolo tripode. Proveniente dal santuario di Olimpia. Bronzo. VIII sec. a. C.
h. 14 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Ma gli oggetti più prestigiosi depositati nei santuari erano senz'altro i tripodi bronzei. Questi grandi oggetti, simboli di ricchezza e valore, divennero anche i più ambiti premi delle gare olimpiche e qualificavano il donatore, sia che fosse in campione olimpico sia che fosse un aristocratico. I più celebri tra i tripodi e lebeti del periodo geometrico sono quelli provenienti dal Santuario di Olimpia.
A. Cocchi.
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Autore: A. Cocchi
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