grottesca

Grottesca: s. f. ‘decorazione fantastica con mascheroni, meduse, foglie, armi e sim.’ (1502, contratto per la pittura da parte di Bernardino di Betto (il Pinturicchio) della Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena, nel quale erano previsti dei “disegni che oggi chiamano grottesche”). Dalle grotte romane (così si chiamavano gli anfratti delle dimore patrizie di epoca imperiale (Domus Aurea), scavati inizialmente sotto la direzione di Raffaello nei primo decennio del Cinquecento), dove si trovavano resti di pitture, alle quali si ispirarono diversi artisti del Rinascimento (“ridotte dalle mani di Gio. da Udine... a tanta bellezza”: 1550, G. Vasari, che nella vita del pittore friulano narra della loro scoperta, annotando: “grottesche furono dette dall'essere state entro alle grotte ritrovate”). “Queste grottesche hanno acquistato questo nome dai moderni per essersi trovate in certe caverne della terra in Roma dagli studiosi” (av. 1571, B. Cellini), “una spezie di pittura licenziosa e ridicola molto, fatte dagli antichi per ornamenti di vani” (1550, G. Vasari).

 

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