Caspar David Friedrich. La grande riserva. 1832 ca. Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda
Protagonista dell'opera di Friedrich è la natura, intesa come riflesso del trascendente nella realtà concreta, manifestazione dell'invisibile e del divino, custode di misteriosi geroglifici spirituali, ma anche spazio interiore, paesaggio dell'anima dell'artista.
Caspar David Friedrich nasce nella cittadina marittima tedesca di Greisfwald nel 1774, sede di un'antica università.
La sua è una numerosa famiglia piccolo borghese. Il piccolo Caspar, insieme ai suoi fratelli, riceve una cultura classica e artistica già nell'ambiente familiare, poiché il padre, commerciante di sapone, è amante della poesia e della musica, e fa impartire ai figli lezioni di latino.
Nonostante le premesse, l'infanzia e l'adolescenza di Friredrich cono colpiti da episodi dolorosi che lo segneranno profondamente.
Nel 1781 muore la madre del pittore e quasi un anno dopo muore una sorellina di 20 mesi.
Nel 1787, mentre pattina, il ghiaccio si spezza sotto i suoi piedi. Il fratello dodicenne Johan Cristoffer si lancia per salvarlo, ma annega.
Secondo alcuni contemporanei il carattere malinconico di Friedrich è dovuto a tali sciagure, ma l'amica Caroline Bardua ritiene che "quel carattere singolare lo avesse avuto in dono dalla natura".
La determinazione e la forza di carattere di Friedrich, (contrariamente alla letteratura contemporanea che lo descrive come vinto dalla depressione), emerge nei primi documenti artistici autografi del 1788-89. Sono fogli scritti in bella grafia, datati ogni primo del mese, in cui il pittore scrive massime morali. Probabilmente il dodicenne Friedrich vuole tenere davanti a sè delle frasi-guida, come regole di comportamento e di aiuto morale. Ma è interessante vedere che già dall'adolescenza Friedrich sceglie di portare la sua arte verso contenuti etici ideali. L'arte, per Friedrich è intesa soprattutto come visione interiore.
Nel 1791 muore in circostanze tragiche anche la sorella Maria.
I numerosi lutti familiari verranno elaborati da Friedrich nelle opere in cui il tema della morte è affrontato e coraggiosamente sublimato.
La seconda parte della sua vita è più serena, si dedica dapprima allo studio, perfezionando la sua formazione, e poi al lavoro autonomo di artista.
Nel 1794 comincia a prendere lezioni di disegno da Gottfried Quistorp, insegnante universitario nella stessa città di Greisward.
Qui ha modo di ascoltare il famoso teologo e poeta Kosegarten. Sarà attraverso di lui che Friedrich indirizza la sua attenzione alla natura come manifestazione del divino e all'arte come percorso verso il divino. Sempre Kosegarten gli farà conoscere le famose scogliere di Rugen, che ispireranno i suoi capolavori.
Nello stesso anno Caspar David Firedrich si trasferisce a Copenaghen, e compie i suoi studi all'Accademia, dove conosce artisti come Albigaard, Juel (insegnanti nella stessa accademia) si dedica allo studio della filosofia di Schelling, e di Herder.
Nel 1798 si trasferisce a Dresda, dove si svolge gran parte della sua attività, a eccezione di qualche viaggio in Boemia, a Berlino, a Iena.
Entra presto nell'ambiente culturale romantico, accanto a Novalis, Tieck, Goethe, lo scrittore Von Kleist, e altri. Qui la sua pittura si sviluppa, libera dalle costrizioni scolastiche, e aderente alla sua personale convinzione al fine di vedere l'opera "con l'occhio dello spirito".
Le esposizioni a cui partecipa sono relativamente poche, ma i suoi lavori sono molto apprezzati, è nominato membro dell'accademia di Berlino e di Dresda, il re Federico Guglielmo III acquista il Mattino sul Riesengebirge. Conosce il naturalista Gustav Carus e il paesaggista norvegese Christian Clausen Dahl, che diventano suoi allievi.
Nel 1810 si sposa con Caroline Bommer e due anni dopo si trasferisce in una grande casa a Dresda con lo studio sulle rive dell'Elba. Qui vive con la moglie e i figli, e riceve spesso visite di amici artisti, poeti e dei principi Cristiano Federico di Danimarca, Federico Guglielmo di Prussia e del futuro zar Nicola I.
Nel 1824 si ammala, trascorre il resto della sua vita tra malattia e periodi di cura, ma continua sempre a dipingere.
Muore a Dresda il 7 maggio 1840.
Grande protagonista dell'opera di Friedrich è la natura, intesa non come semplice oggetto di osservazione, ma in maniera simbolica, come riflesso del trascendente nella realtà concreta. La natura è manifestazione dell'invisibile e del divino, custode di misteriosi geroglifici spirituali, ed è anche intesa come spazio interiore, paesaggio dell'anima dell'artista. Questa particolare visione rende l'opera di Friedrich decisamente moderna rispetto ai suoi contemporanei.
Nella pittura, ancora per tutto l'Ottocento, la natura è uno spazio vitale dove lo spettatore è invitato a "entrare". L'uso della prospettiva e la tradizionale scansione dei piani di profondità accompagnano lo sguardo in modo progressivo dal primo piano allo sfondo. Questa introduzione graduale mette l'osservatore "a proprio agio" dentro al quadro, o quanto meno rende l'osservazione più "invitante".
Nei paesaggi di Friedrich invece, questa gradualità scompare: si genera uno stacco netto tra il primo piano, molto vicino a chi guarda, e lo sfondo, lontanissimo e irraggiungibile.
Il paesaggio quindi risulta più come una visione che come una natura osservata, produce un effetto di "spaesamento" rispetto all'infinito che l'artista ci fa percepire, ma anche di ammirazione verso la grandiosità della natura.
I diversi piani di profondità svelano anche i loro significati: lo sfondo, spettacolare e misterioso, rappresenta il mondo divino o ultraterreno, il primo piano, dove si trova spesso una figura umana, e per identificazione, lo spettatore, rinvia alla vita terrena.
Altro tema spesso ricorrente nell'opera di Friedrich è quello del viandante (a volte sostituito da un turista, o da qualcuno che osserva o si affaccia su un paesaggio), solitamente visto di spalle. Oltre a riprendere il tema della transitorietà della vita, il viandante rappresenta anche la sete di conoscenza e di avventura degli uomini contrapposta alla manifestazione del divino (il paesaggio).
Elementi come il ghiaccio, le rovine, gli alberi frondosi o morti, il tramonto, l'alba, la nebbia, ecc. sono tutti motivi simbolici, che rinviano a concetti come l'eternità, la caducità delle cose umane, la contrapposizione tra vita e morte, le fasi della vita, ecc.
Tutti gli oggetti rintracciabili nell'opera di questo artista, non sono mai presenti per ragioni decorative, ma hanno sempre una precisa ragione d'essere, sono segni di un linguaggio cifrato: è il linguaggio misterioso della natura in cui la divinità si manifesta.
I quadri di Friedrich possiedono un fascino particolare, colpiscono con molta forza di suggestione anche lo spettatore meno preparato.
L'energia seduttiva di queste visioni dipende soprattutto dalla sua concezione profondamente spirituale e psichica dell'arte.
Lui stesso sostiene che "L'uomo, l'artista non ha altra risorsa che il proprio io spirituale", e tutto nelle sue opere è rigorosamente orientato sulla poetica del sublime. I soggetti, le composizioni, le forme, i colori, le linee, la spazialità , trasmettono a chi guarda la forza di questo grande desiderio di verità , di infinito.
I suoi dipinti sono stati definiti come "dialoghi con Dio", perchè riescono a farci percepire il sentimento religioso con cui Friedrich vive la sua pittura. La pittura è la via che gli permette (e permette a chi guarda) di contemplare l'assoluto.
L'atteggiamento meditativo e la riflessione sul senso delle cose osservate e filtrate attraverso la propria interiorità , necessitano anche di condizioni di lavoro particolari. Friedrich, per ottenere determinati risultati, fa molta attenzione anche all'ambiente di lavoro. Tutto viene curato e organizzato per favorire la giusta atmosfera adatta al raccoglimento e alla concentrazione.
Friedrich lavorava in uno studio <<completamente spoglio (...) Null'altro che il cavalletto, una sedia e un tavolo, sul quale era appesa, per tutta decorazione, una riga a T (...) perchè Friedrich riteneva che tutti gli oggetti esteriori disturbassero il mondo delle immagini interiori.>> Così racconta il giovane von Kugelgen, figlio di un amico pittore, conformemente a quanto dicono altri frequentatori e amici.
E' molto indicativo ciò che Friedich sottolinea: "il pittore non deve dipingere ciò che vede davanti a sè, ma anche ciò che vede in sè. Se però in sè non vede nulla, tralasci pure di dipingere ciò che vede davanti a sè".
Tali concezioni, particolarmente moderne, della poetica di Friedrich, sono state poi riprese dalla pittura dell'espressionismo astratto americano, un esempio interessante è quello delle opere degli anni '50 di Mark Rothko.
Nell'opera di Friedrich, di gusto tipicamente nordico, troviamo una grande distanza dalla cultura e dai modelli classici.
Firedrich evita sempre le forme gradevoli, rotonde, usa sempre in prevalenza colori freddi, mai la sensualità , la morbidezza, il calore della pittura mediterranea. Predilige forme acute e spigolose, spesso introduce nei suoi quadri rocce, sassi pietre, ghiacci, elementi che si prestano a un'immagine dura e tagliente, forme acute e con una monocromia finemente differenziata. Il disegno è preciso nella definizione dei dettagli e nei profili nitidi, dagli stacchi perfetti. Ma ogni particolare è sempre rigorosamente controllato da un'attenzione intellettuale che gli permette di evitare la pura descrizione, a favore dei valori simbolici.
Nelle opere della maturità la componente simbolica sui fa più forte e le forme diventano via via più semplificate e tendenti all'astrazione.
Anche le composizioni sono rigorosamente geometriche, goticheggianti, seguono strutture molto lineari e precise, sono spesso simmetriche, deformate, allungate o allargate, secondo un ordine diverso da quello armonico dell'arte classica, ma basate su simboli e significati particolari.
La pittura quindi si sviluppa sul sottile equilibrio tra un "vedere esteriore" e un "vedere interiore". Da un lato lavora con meticolosa umiltà e disciplina, studiando la natura con fedelissimi studi dal vero. Dall'altro crea e compone secondo un ordine nato da riflessioni e meditazioni figurative, seguendo geometrie simboliche e chiare.
Per questo Friedrich lavora con grande concentrazione e consapevolezza, nei suoi quadri non c'è nulla che non abbia un senso.
Dal suo lavoro si sviluppa una particolare tensione, rivelatrice di un forte senso spirituale. La pittura diventa un atto religioso, un processo per poter osservare la natura. La natura intesa come riflesso del trascendente nella realtà concreta.
A. Cocchi
Caspar-David Friedrich
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H. Borch-Supan L'opera completa di Friedrich in: Classici dell'arte Rizzoli n. 84. Milano, 1976
E. di Stefano. Friedrich in: Art Dossier n. 164. Giunti, Firenze, 2001
G. Dorfles, F. Laurocci, A. Vettese. Storia del'arte. L'Ottocento. Vol. 3. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Begamo 2005
E. Demartini, C. Gatti, L. Tonetti, E.P. Villa. Vivere l'arte. Dal Neoclassicismo a oggi. Vol. 3 Edizioni Scoolastiche Bruno Mondadori Arte. Bologna, 2008
AAVV La nuova enciclopedia dell'arte Garzanti 1986