Piero della Francesca. Flagellazione di Urbino. 1460 ca. Tempera e olio su tavola. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
La Flagellazione di Urbino, realizzata da Piero della Francesca, è una piccola tavoletta lignea di circa 60 centimetri per 80, ma è anche uno dei massimi capolavori del '400. E ' conservata alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.
Immagine-simbolo della visione razionale e prospettica del Rinascimento, questo dipinto colpisce innanzi tutto per quella ricerca di accordo armonico tra luce, colore, forma e spazio che iniziò già dall'insegnamento ricevuto da Domenico Veneziano durante il suo apprendistato a Firenze.
A questi valori si associa il senso di perfezione del disegno e della composizione, impostati sui nuovi principi geometrici e matematici a cui l'artista si dedicò in tutta la sua vita e soprattutto durante il suo soggiorno ad Urbino, presso la corte del duca Federico da Montefeltro.
Non bisogna dimenticare infatti, che Piero oltre che un grande artista fu anche un matematico di spicco e pubblicò i suoi studi scientifici su alcuni libri, come il Trattato d'abaco. In altri libri, inoltre come il De prospectiva pingendi e il De quinque corporibus regularibus, Piero approfondì lo studio della geometria applicata al disegno.
In questa tavoletta la costruzione geometrica di Piero comincia già nell'inquatura della scena. Il dipinto, nel suo formato rettangolare, non ha dimensioni casuali, ma corrisponde alle perfette proporzioni di un rettangolo aureo ed ogni elemento presente nel quadro corrisponde a precisi rapporti ottenuti geometricamente. La colonna del portico che divide le due scene, si trova esattamente sul punto medio, dove si genera un quadrato e un altro rettangolo che ripete le stesse proporzioni di quello maggiore.
Basandosi sull'applicazione della geometria e su valori matematici precisi, in questa tavoletta Piero ha realizzato lo spazio prospettico in una costruzione in cui tutto è previsto e calcolato come in un vero e proprio progetto. La costruzione esatta della prospettiva centrale, con tutte le linee che convergono in un punto di fuga crea il motivo della scacchiera sul pavimento, dei lacunari nel soffitto e del disegno delle architetture.
La prospettiva di Piero, con le sue regole razionali, è applicata non solo alla costruzione spaziale ma anche a:
- figure,
- spazi vuoti
- campi di colore
- incidenza della luce,
- ombre.
Le singole figure tendono a forme geometriche: coni, sfere, cilindri, secondo un criterio di sintesi ed essenzializzazione che verrà ripreso molto più avanti con Cézanne o con il Cubismo. Questi volumi geometrici sono luminosi e colorati, posti nello spazio e sottoposti alla stessa prospettiva dell'ambiente.
Alle regole geometriche rispondono anche l'incidenza della luce - intensa e bianchissima - e le ombre che si generano. I colori sono chiari e splendenti, accostati a contrastro per far risaltare ogni cosa. Sono anche soggetti a variazioni tonali anch'esse graduate con una regolarità matematica per evidenziare i volumi di ogni forma e la loro spazialità.
Altra caratteristica di questo dipinto è la precisione delle forme, la definizione dei contorni e lo stacco netto tra i campi cromatici di colori contrastanti tra loro. Ciò suggerisce l'impressione di una nitidezza d'immagine, piena visibilità e "alta definizione" di ogni dettaglio, anche nei particolari più piccoli e lontani.
Nel suo trattato De prospectiva pingendi Piero descrive gli effetti visivi del colore in base alla distanza, sa che nella visione della realtà ci sono alcuni colori che sembrano più vicini e altri che sembrano più lontani. O dice ad esempio che due forme con colori contrastanti si distinguono e sembrano più vicine rispetto a quelle con colori simili, che invece tendono a fondersi e ad allontanarsi. Nel suo dipinto però sembra contravvenire di proposito a queste regole.
La scena della flagellazione di Cristo, sulla sinistra, dal punto di vista prospettico viene posizionata lontana rispetto al primo piano. E' più piccola e perfettamente proporzionata alla sua distanza, geometricamente esatta. Eppure dal punto di vista percettivo è talmente nitida da sembrare più vicina. I contorni delle forme e i contrasti dei colori anzichè essere sfuocati come avviene normalmente nel processo visivo sono talmente definiti che sembrano venire a galla sulla superficie del quadro. Sembra quasi che l'artista usi le sue stesse regole per giocare con la prospettiva, come se volesse divertirsi a creare inganni ottici, suggerendo ora un effetto di profondità, ora un effetto di avanzamento.
Giocare con l'arte e le sue regole oltre che essere un atteggiamento modernissimo e di grande libertà espressiva, è anche un modo per sottolineare che un'opera pittorica non è soltanto una "rappresentazione" della realtà, quanto piuttosto la "presentazione" di un'idea o di un "progetto" mentale.
Un'altra impressione che deriva dall'osservazione dell'opera è il senso di staticità che si coglie osservando il quadro:
il tempo sembra eliminato dal dipinto, tutto è immobile, bloccato in una perfezione ideale eterna, fuori dal tempo. Quello che viene rappresentato non è il mondo reale, ma un mondo perfetto che può essere solo pensato, immaginato, creato dalla mente. Per questo lo stile di Piero della Francesca non è uno stile realistico, ma astratto e concettuale.
Oltre ad essere uno dei dipinti più studiati, La Flagellazione di Urbino è anche uno dei più difficili enigmi della storia dell'arte.
L'opera è firmata, sul basamento del trono di Pilato si legge: "Opus Petri de Burgo S c i Sepulcri", la mancanza di ogni riferimento alla data, alla
provenienza e qualsiasi altra notizia ha stimolato tra gli esperti diverse linee interpretative.
I dubbi principali riguardano sia le due scene rappresentate sia l'identità dei personaggi rappresentati in primo piano.
La colonna del portico divide la tavoletta in due parti che sembrano corrispondere a due tempi storici diversi, come se due epoche storiche fossero
paragonate tra loro o accostate per qualche motivo. A destra sono rappresentti tre personaggi in abiti rinascimentali, quindi appartenenti alla contemporaneità di Piero. Sono anche in primo piano, quindi più vicini sia nello spoazio che nel tempo. Dietro di loro si vede uno scorcio di una via con palazzi rinascimentali (in cui qualcuno ha riconosciuto uno scorcio di Urbino mentre per altri rappresenta una città ideale) e una torre bianca più
lontana. A sinistra in un edificio classico, è rappresentata la flagellazione di Cristo davanti a Pilato. La scena è più lontana, sia nello spazio, prospetticamente in profondità, sia nel tempo, perchè appartiene al passato. Il tempo storico è ben identificato dalla colonna con la statua di bronzo
dorato: è un riferimnento all'Idolino di Pesaro, un reperto archeologico di età imperiale che Piero conosceva.
Si intuisce che c'è un parallelismo simbolico tra le due scene rappresentate nello stesso quadro, ma non è ancora chiaro il motivo.
Secondo alcuni studiosi Cristo flagellato dai personaggi in costumi orientali potrebbe alludere alla caduta di Costantinopoli sotto l'assedio dei turchi e alle tribolazioni dei cristiani, mentre i tre personaggi sulla destra potrebbero rappresentare i principi che aderirirono al progetto del papa Pio II Piccolomini di organizzare una crociata per la riconquista della città.
Dall'analisi stilistica la tavoletta di Urbino presenta una grande attenzione per la ricostruzione dei monumenti antichi e molte affinità con il ciclo pittorico delle Storie della Croce nella chiesa di San Francesco ad Arezzo. Quindi è probabile che fosse già avvenuto l'incontro con Leon Battista
Alberti, conosciuto a Rimini nel 1451 e che gli affreschi di Arezzo fossero già almeno avviati.
A. Cocchi
Piero della Francesca
Mappa concettuale con cenni sulla vita e sintesi sulle opere princpali. Autore: A. Cocchi
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La mappa concettuale di Geometrie fluide propone una sintesi chiara e facile da studiare sulla vita e sulle opere principali di Piero della Francesca. Ogni immagine scelta come esempio è accompagnata da una breve spiegazione.
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