Il movimento artistico dei Fauves

Albert Marquet. Veduta di Parigi con il Louvre. 1906. Olio su tela. Parigi, Museo Faure. Foto del Museo Faure
Albert Marquet. Veduta di Parigi con il Louvre. 1906. Olio su tela. Parigi, Museo Faure. Foto del Museo Faure

 

La pittura dei Fauves segue essenzialmente un principio di libertà che conduce ad una totale autonomia del quadro, concepito come un organismo autonomo. I colori, le linee e le forme descrivono un mondo emozionale, il gusto di vivere e di sentire.

La vicenda delle Belve

 

Il nome Fauves (in francese: 'belve') si intende un gruppo di artisti che si manifestò per la prima volta a Parigi nel Salone d'Autunno del 1905, in una mostra collettiva organizzata da Georges Desvallières, vicedirettore del prestigioso Salone parigino. Egli decise di offrire al pubblico una panoramica sui nuovi artisti emergenti, e dispose nella stessa sala opere di Henry Matisse, Albert Marquet, André Derain, Maurice De Vlaminck, Henry Manguin, Charles Camoin.
Altri artisti con opere dalle caratteristiche simili esponevano nelle altre sale, si trattava di Othon Friesz, Georges Roault, Kees Van Dongen. Lo stile di questi artisti era condiviso anche da Raoul Dufy e George Braque, ma le loro opere non vennero esposte in quell'occasione.

Il nome 'belve' deriva dal critico francese Louis Vauxcelles che, sul quotidiano Gil Blas definì così quegli artisti che usavano il colore con una violenza espressiva considerata  'selvaggia' per il gusto di allora. Anche J. B. Hall, sostenitore di un gusto più tradizionale, non apprezzava il lavoro di questi artisti e li definì come "buffoni" che non sanno dipingere e sporcano le tele a caso.

Ma la critica non condivideva sempre lo stesso parere, infatti nella stessa mostra questi artisti vennero molto apprezzati da altri intenditori e mercanti d'arte come Ambroise Vollard e Berthe Weill, che ne compresero la qualità estetica e la portata innovativa del loro lavoro e iniziarono a commerciare e far conoscere le loro opere.

I Fauves (come anche il gruppo tedesco della Brucke) non hanno mai costituito un vero movimento, gli artisti che ne hanno fatto parte non hanno mai creato un gruppo con un'organizzazione e un programma. Ognuno di loro mantenne la propria autonomia, e molti giunsero a risultati simili per vie molto diverse. Il principio di libertà espressiva a cui tutti i Fauves si sono sempre attenuti portò gli artisti a seguire in modo indipendente la propria ricerca espressiva: infatti, solo due anni dopo la loro esposizione, al Salone d'Autunno del 1907 una mostra dedicata a Cézanne determinò nuove importanti influenze che li spinse a proseguire il lavoro ognuno per la propria strada.

 

 

Gli elementi comuni dei Fauves

 


Esistono solo alcune caratteristiche comuni che permettono di raggrupparli tutti secondo una generale concezione dell'arte. Innanzi tutto seguono due principi fondamentali:

 

  • l'autonomia del quadro rispetto alla realtà esterna;
  • l'obiettivo di descrivere il gusto di vivere, di sentire, di emozionarsi (Van Dongen), secondo quel principio di libertà insegnato da Van Gogh e Gauguin.

In altre parole:

  • non si cerca più l'impressione proveniente dall'esterno, o la somiglianza esteriore, ma si dipinge direttamente la sensazione e l'emozione dell'artista, cercando una sorta di mimesi dell'interiorità, portando "fuori" e rendendo visibile (ex-primere) l'energia profonda che caratterizza l'esistenza. 
  • La natura non è più oggetto di imitazione, ma la fonte delle emozioni e della 'gioia di vivere', da cui attingere segni per una libera trascrizione.

Di conseguenza, il quadro dei Fauves è inteso come un organismo autonomo, che non deve 'copiare' la realtà esterna, ma offre una realtà parallela e indipendente che è quella ricostruita dalle emozioni.

 

Gli elementi dello stile

 

Attraverso una ricerca sperimentale i Fauves elaborarono un nuovo stile per realizzare l'autonomia del quadro. Punto  fondamentale per l'estetica Fauve è che la composizione  deve 'reggersi da sola':  tutti gli elementi del quadro si devono trovare in armonia tra loro, come una sinfonia di colori, linee e forme, indipendentemente dal soggetto. L'opera pittorica viene costruita come un'opera musicale: i colori cantano, le linee danzano, le forme creano un ritmo, e così via.

Quindi:

  • Il colore è usato secondo un principio rigoroso di massima semplificazione cromatica e insieme di una libertà totale. Le tinte vengono scelte e accostate come se fossero delle voci o dei suoni. Per questo si prediligono i contrasti e  non seguono più i principi accademici del chiaroscuro, del tonalismo, e simili.
  • Le linee sviluppano dei  movimenti  che assomigliano a quelli della danza
  • le forme sono essenziali, semplificate, prive di dettagli descrittivi. Sono collocate nel campo visivo seguendo dei  'ritmi', diventano dei 'motivi' che si richiamano nella composizione; spesso si allargano, si restringono, si allungano, subiscono delle trasformazioni.
  • Lo spazio e la profondità non sono costruiti secondo le regole prospettiche tradizionali, ma vengono 'orchestrati' nel campo visivo del quadro per evocare un'atmosfera emozionale.

Molte di queste soluzioni i Fauves le  traggono dall'insegnamento di Gauguin e di Van Gogh.
 

 

L'espressione della gioia di vivere

 

L'opera deve trasmettere in modo diretto la bellezza della vita, una visione serena e gioiosa del mondo.

Accanto al sostanziale amore per la vita, in questi quadri si esprime anche l'amore per il lavoro: la pittura richiede disciplina e attenzione costante, anche dietro a un segno o a una macchia dall'apparenza spontanea o casuale deve esserci una lunga e cosciente preparazione. A questo vanno riferite le tecniche del puntinismo e del cloisonnismo, largamente usate da questi artisti.

Nonostante esistano molti punti di contatto e somiglianza tra i Fauves e gli espressionisti tedeschi ed austriaci, si riscontrano anche parecchie differenze.
Rispetto ad essi, gli artisti francesi sono estranei sia alla critica sociale sia alla volontà di creare opere 'violente' per esprimere un disagio esistenziale. La 'durezza espressiva' degli altri espressionisti si ammorbidisce nei Fauves, per una visione più mediterranea, solare, vitalistica, positiva.

 

A. Cocchi

 

 

 

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La Scuola di Chicago.
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Bibliografia

 

G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerario nell'arte vol. 3
E. Bernini, R. Rota. Figura 2. Profili di storia dell'Arte. Laterza Editori, Bari 2002G. Dorfles, A. Vettese Arti visive. Protagonisti e movimenti. Il Novecento. Edizioni Atlas, Begamo, 2004
G. Dorfles, A. Vettese Storia dell'Arte.  Vol. 4. Novecento e oltre. Edizioni Atlas, Begamo, 2009
E. Demartini, C. Gatti, E.P. Villa. L'arte tra noi. Vol. 5 Il Novecento. Electa Bruno Mondadori, Roma 2007
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986

 

 

Non essendo disponibili riproduzioni di pubblico dominio, per le immagini si rinvia ai testi della bibliografia e alle monografie sui Fauves e sui singoli artisti

 
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