Eugene Delacroix. La morte di Sardanapalo. 1827. Olio su tela. Parigi, Louvre
Delacroix affida alla forza emozionale del colore e al dinamismo delle sue composizioni una straordinaria capacità di coinvolgimento dello spettatore. Dalle visioni più languide e sensuali a quelle più crude e terribili, l'artista trova sempre nella sua pittura risultati spettacolari. Lo spirito malinconico e sognante si mescola con improvvisi momenti di realismo.
Probabile figlio naturale del marchese di Talleyrand, poichè il padre, Charles Delacroix, era gravemente menomato da un'operazione subita, Eugène Delacroix nacque a Charenton-Saint Maurice il 26 aprile del 1798. Charles Delacroix, prefetto della Gironda, morì nel 1805, quando Eugène era ancora un bambino.
Di solida cultura classica, Delacroix è uno degli artisti più colti della sua generazione. La sua adolescenza si è divisa tra la scuola e l'apprendimento della pittura l'atelier. Il giovane Eugene studiò al Liceo Imperiale di Parigi fino al 1814, quando morì la madre. Pur vivendo in una difficile situazione economica, frequentò i maggiori pittori dell'epoca. In particolare, nel 1815 entrò nell'atelier del parigino Pierre-Narcisse Guérin, un pittore neoclassico molto rigoroso e severo. Presso il Guérin, il giovane Delacroix apprese importanti insegnamenti, ma soprattutto avvinne l'incontro con Theodore Géricault, decisivo per il suo orientamento artistico.
Nel 1817 si iscrisse all'école delle Belle Arti di Parigi: una scuola molto difficile, dove veniva impartito un insegnamento rigido e di stampo neoclassico, basato soprattutto sullo studio e la copia delle opere antiche.
Nel frattempo, Delacroix entrò nel gruppo dei giovani pittori intorno a Géricault, che rappresenta la nuova tendenza, un modo di superare il Neoclassicismo e le sue regole.
Ma è stato fondamentale per la sua cultura la frequentazione del Museo del Louvre, dove Delacroix trascorse molto tempo per studiare i dipinti della collezione parigina. Soprattutto si concentrò sulla pittura di Raffaello, maestro verso il quale nutrì sempre grande ammirazione, su quella dei maestri veneti come Giorgione e Tiziano e dei coloristi come Rubens. Da questi derivò il grande fascino per il colore, il gusto della bellezza classica e il naturalismo: egli ricevette un'influenza fortissima da questo tipo di pittura. Accanto all'interesse per la pittura Delacroix affincò quelloo per la alla lettura, alla quale si dedicò molto, predilesse Dante, Tasso, Shakespeare e Walter Scott, le cui opere fornirono numerosi spunti per i suoi quadri.
Grazie all'amicizia e all'aiuto di Gericault, a partire dal 1819, il giovane pittore ottenne alcune commissioni che gli permisero di avviare la sua attività artistica in modo autonomo.
Delacroix elaborò via via uno stile che risultò essere esattamente l'opposto del Neoclassicismo, fino a diventare uno dei più grandi coloristi ed esponenti del Romanticismo.
Nel 1822 dipinse Dante e Virgilio all'inferno. Il quadro, presentato al Salon parigino nello stesso anno portò al pittore una certa notorietà e suscitò critiche molto contrastanti.
Nel 1823, in seguito alle sanguinose vicende della guerra greco-turca, Delacroix cominciò a lavorare a uno dei suoi quadri più impegnativi del periodo giovanile: Il Massacro di Scio, che proponeva un episodio di storia contemporanea, e lo espose al Salon del 1824, ottenendo un buon successo.
Pur mantenendo sempre una certa autonomia, nello stesso anno frequentò il gruppo degli intellettuali romantici, composto da personaggi come Sthendal, Alexandre Dumas, e altri, capeggiati da Victor Hugo. Il rapporto con Hugo però fu piuttosto controverso e finì con una brusca rottura.
Negli anni immediatamente successivi seguirono un soggiorno in Inghilterra e la realizzazione di capolavori come La Grecia spirante sulle rovine del Missolungi e la Morte di Sardanapalo. Quest'ultima è un'opera che suscitò grande scandalo e critiche fortemente negative.
Nonostante sia stato solitamente abbastanza restio a schierarsi politicamente, dopo l'insurrezione popolare del 1830, in reazione alla decisione di Carlo X di sciogliere le camere e sospendere la libertà di stampa, Delacroix decise di partecipare alla rivoluzione attraverso la sua pittura. Realizzò La Libertà guida il popolo, uno dei massimi capolavori del Romanticismo e quadro-simbolo della rivolta popolare del 1830. Presentato al Salon del 1831, provocò l'indignazione di parecchi critici parigini.
Nel 1832 viaggiò in Marocco, Tunisia e Spagna, riportando le impressioni dei quei luoghi sul suo taccuino da viaggio, con una serie di acquerelli che in seguito gli fornirono lo spunto per alcune opere di genere esotico e folcloristico. Ma, proprio in virtù di quell'esperienza Delacroix portò avanti una nuova ricerca espressiva basata sul colore e i contrasti cromatici. Nacquero capolavori come Le donne di Algeri nei loro appartamenti, Il sultano del Marocco, e la Festa di nozze ebraiche in Marocco.
Gli ultimi vent'anni dalla sua vita sono segnati da importanti riconoscimenti pubblici e commissioni prestigiose, ma anche da periodi di malattia, che si sono alternati al lavoro del pittore. Lo stile della sua maturità si evolse in maniera estremamente libera, aumentando la carica espressionistica e l'intensità del colore, la sua pittura ebbe una forte influienza sulla pittura delle generazioni successive di artisti: dalla formazione dell'impressionismo fino alle avanguardie storiche.
Delacroix morì a Parigi il 13 agosto del 1863.
A. Cocchi
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G. G. Lemaire. Delacroix. Dossier Art n. 74. Giunti, Firenze 1992
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerario nell'arte vol. 3 Dall'età dei lumi ai nostri giorni Zanichelli, Bologna 1996
AAVV La nuova enciclopedia dell'arte Garzanti 1986