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Gustave Courbet. Gli spaccapietre (Dresda)

Gustave Courbet. Gli spaccapietre. 1849. Olio su tela. Già a Dresda, Gemaldegallerie, l'opera è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale.Gustave Courbet. Gli spaccapietre. 1849. Olio su tela. Già a Dresda, Gemaldegallerie,
l'opera è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale.

 

Capolavoro tra i più noti di Gustave Courbet, pprincipale protagonista del Realismo francese, è un'opera di denuncia, che mette a fuoco la povertà, la precarietà della vita, la durezza del lavoro nella società dell'800.

Un'opera di denuncia

 

Gli spaccapietre  è un'opera dipinta da Courbet nel 1849. Un tempo conservata a Dresda,  presso la Gemaldegallerie, è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. 

Realizzata nell'anno successivo alla pubblicazione del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, l'opera è un esplicito riferimento all'ideologia socialista e all'utopia dell'uguaglianza sociale e del superamento delle classi che in quegli anni si andava definendo.

 Si tratta di una delle tante versioni che hanno come soggetto questi operai. Senza indulgere ad una visione sentimentale Courbet voleva studiare a fondo la realtà, mantenendo un distacco oggettivo. Ha lavorato con metodo, realizzando molti studi, molti bozzetti e diverse versioni dello stesso soggetto.
L'occhio indagatore dell'artista ha guidato i suoi pennelli  mettendo a nudo, in maniera spietata, ogni dettaglio, anche i quelli meno piacevoli, senza abbellimenti. Così tramite la luce e il colore, anzichè nascondere, ha messo in evidenza le toppe sulle maniche della camicia, lo strappo del panciotto, le calze bucate, gli zoccoli vecchi, consumati. E poi gli strumenti del lavoro, la gerla, la pala i picconi, a destra la pentola con il pane.
Tutto, nel quadro assume la stessa importanza visiva: ogni oggetto ha un preciso valore e significato. L'ambiente è un paesaggio spoglio, essenziale: l'mobra scura dello sfondo, per contrasto con la luce in primo piano, mette in rilievo i due operai. Questi, visti dal basso e spinti in avanti, verso lo spettatore, diventano monumentali, bloccati nei loro gesti, come se il tempo si fosse fermato in un'istantanea.
Molto sigificative sono anche le dimensioni notevoli del dipinto, scelte dal pittore per una scena che gran parte della critica di allora considerava volgare, indegna di rappresentazione, e che poteva essere tollerata solo se piccola. Anche le dimensioni del quadro sono una provocazione di Courbet.
Questo, come altri dipinti di Courbet, è un'opera di denuncia, che mette a fuoco in maniera molto lucida temi come la povertà, la precarietà della vita, la durezza del lavoro della realtà ottocentesca. L'artista in questo dipinto, come anche in altri suoi lavori, propose un'immagine di carattere altamente sociale, ma anche allegorica, riferita alla vita e ai suoi protagonisti. I suoi personaggi non sono elementi di spicco della società, o esempi da seguire per virtù, ma vengono presentati come operai anonimi, considerati senza valore dalla classe dirigente; quindi sono visti senza volto, girati di spalle o con la faccia nascosta dal cappello.

 

A. Cocchi.

 

 

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Realisti francesi. Mappa concettuale

Realisti francesi.  

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Bibliografia

 

G. Cricco, F. P. Di Teodoro Itinerario nell'arte vol. 3. Zanichelli editore. Bologna 2004
C. Bertelli, G, Briganti, A. Giuliano Storia dell'arte italiana. Vol. 4, Electa Mondadori editore.
J. J. Fernier, Courbet. Dossier Art n. 99. Giunti, Firenze 1995

 

 
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