Giotto. Compianto sul Cristo morto. Dett. 1303-05. Affresco. Padova, Cappella Scrovegni
Giotto interpreta il tema del dolore in senso universale. Si sofferma sul dolore umano delle donne e degli apostoli e lo contrappone al dolore divino, assoluto degli angeli.
Il Compianto sul Cristo morto fa parte degli affreschi eseguiti da Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova.
In questo dipinto Giotto raggiunge un senso di drammaticità altissima attraverso una sensibile concertazione dei mezzi pittorici.
La sapiente composizione conduce l'occhio verso quello che è il nucleo espressivo della scena: l'abbraccio della Madonna e Cristo. Tutte le linee, gli sguardi, i gesti, gli elementi naturali e le figure, convergono verso quel punto. Questo centro drammatico coincide con il centro dell'attenzione, ma non con il centro geometrico, poichè si trova spostato a sinistra e verso il basso. E' una disposizione creata per suscitare un forte squilibrio visivo.
La collina sullo sfondo segna una fascia obliqua che attraversa tutto il quadro. E' un potente vettore visivo che trascina l'occhio verso il basso e trasmette la senzazione di un cadere, un precipitare, un movimento in discesa che si segue con riluttanza, con disagio. Anche la disposizione delle figure accompagna questo senso di caduta. Si passa infatti dallle linee verticali dei due apostoli a sinistra a figure via via più inclinate fino a quella orizzontale del Cristo disteso. La raffinata costruzione compositiva di Giotto, con il passaggio dalla verticalità all'orizzontalità , oltre alla funzione psicologica ha anche una funzione simbolica molto forte. Rinvia ai concetti di vita e di morte.
Ma la stessa composizione contiene anche altri livelli di significato.
Lo spazio aperto del cielo si contrappone allo spazio terreno, chiuso dalla collina come un muro oltre il quale sembra che non ci sia più nulla. E' la rappresentazione del contrasto tra il mondo terreno, limitato, finito e inferiore, e l'ambiente celeste infinito e superiore.
Giotto. Compianto sul Cristo morto. 1303-05. Affresco. Padova, Cappella Scrovegni
Anche il tema del dolore è interpretato in senso universale. Giotto si sofferma sul dolore umano delle donne e degli apostoli e lo contrappone al dolore divino, assoluto degli angeli. La sensibilità e la capacità di introspezione psicologica di Giotto riesce a rendere i diversi modi di reagire davanti al dolore. Crea una scena di forte coinvolgimento emotivo utilizzando un linguaggio molto simile a quello teatrale: si comporta come un regista che fa recitare i suoi personaggi. Dal dolore misto a pietà della Madonna che abbraccia Cristo come a non volerlo lasciare, al gesto sconsolato della Maddalena che sostiene i piedi del Signore. Dalla donna che sostiene per le mani Gesù, in un tentativo di risveglio, come a non voler credere che sia morto, all'urlo di san Giovanni piegato in avanti e con le braccia lanciate in fuori. Dal pianto e dalle preghiere delle donne a sinistra fino alla rassegnazione muta e immobile delle figure di spalle, dove sembra che tutto sia ridotto al mistero, al silenzio.
Ci sono anche delle contrapposizioni di movimento nei gesti delle le figure, molto espressivi che creano un ritmo con accelerazioni diverse. Tale movimento giunge a un massimo di accelerazione con le figure degli angeli, sparsi nel cielo come uccelli impazziti, mostrano gli effetti del dolore nelle sue fasi estreme. Sembra di vedere lo stesso corpo lanciato in alto, in basso e in tutte le direzioni con violenza e movimenti convulsi. Questa parte del dipinto è l'immagine della disperazione assoluta, cosmica.
Eppure nel quadro Giotto inserisce anche una componente positiva, di speranza.
Intanto gli splendidi colori, la gamma chiara, delicata, con i rosa, i verdi chiari, i lilla, i gialli, gli arancioni: sono colori luminosi, positivi. E la stessa stesura, che caratterizzerà la pittura della maturità di Giotto, con i passaggi dal tono più intenso del colore a zone chiarissime, quasi bianche, evitando l'uso dei grigi, determina un effetto di luminosità cromatica molto suggestiva. In virtù di questi colori, ogni elemento, soprattutto i personaggi, sembrano emanare una luminosità dall'interno. Questo effetto rinvia a una luce interiore, come se volesse indicare la presenza dell'anima o una presenza spirituale che pervade tutto lo spazio. Nell'insieme si determina un'armonia cromatica che sembra distaccarsi dal tono drammatico del soggetto.
Sulla destra, in cima al crinale della collina che l'occhio può risalire con una certa fatica, si trova l'albero, spoglio ma con le gemme. E' un simbolo che rinvia all'immortalità dello spirito, e accompagnato dal movimento in salita, indica il passaggio dalla morte alla vita eterna. Nella composizione è un elemento verticale che genera un vettore verso l'alto.
Proprio sotto l'albero, e in linea con esso, vi sono due apostoli, forse Pietro e Paolo, che osservano la scena con un'espressione addolorata, ma molto composti. Non sono coinvolti dalle esternazioni disperate degli altri, ma attendono la Resurrezione di Cristo, sostenuti dalla speranza e dalla loro fede.
A. Cocchi
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