Santarcangelo conserva importanti edifici storici non solo medioevali e romanici, anche nel ‘700, nonostante vi fossero già molte chiese, si costruirono monumenti religiosi ancora oggi centrali, come appunto, la Chiesa Collegiata.
Dedicata alla Beata Vergine del Rosario, fu progetta e in seguito eretta per le numerose richieste della comunità locale di avere un’ulteriore chiesa che fosse anche parrocchiale, poichè solo l’antica Pieve di San Michele Arcangelo e la chiesa di Sant’Agata lo erano. Si optò per il sito prescelto, sebbene si trovasse in un’area alquanto limitata fra le mura castellane e la fossa dei mulini (oggi mutata), per la sua centralità rispetto ai percorsi cittadini.
La prima pietra venne posta nell’Ottobre del 1744, e il cantiere fu sotto la supervisione di alcuni capomastri santarcangiolesi, come Giovan Battista Parri e Sante Medici. Un numero notevole di cittadini, per iniziativa privata, sostenne le spese di costruzione della Collegiata, denari che si andavano a sommare alle sovvenzioni ricavate dalle chiese soppresse.
La Collegiata è tuttora la chiesa più grande di Santarcangelo (anche perché non si è costruito molto entro le mura in tempi recenti).
L’esterno è in semplice mattone a vista, uno stile molto rigoroso e classicheggiante, minimale e lontano da altri stili architettonici diffusi in Italia nel medesimo periodo. La facciata è racchiusa tra due torri campanarie, delle quali una, quella di destra, per esaurimento delle risorse economiche, è rimasta incompiuta; il completamento del campanile di sinistra come anche il portale posto sull’unico accesso alla chiesa, risalgono al recentissimo 1937. Le decorazioni esterne sono quasi assenti, eccettuate le sobrissime cornici (che si rifanno vagamente allo stile veneziano). L’edificio termina posteriormente con un’imponente struttura absidale che sovrasta la parte più periferica e moderna del centro.
La pianta è a croce latina (lunga 52m.), con un transetto non molto profondo (largo 26m.); tale conformazione, facilmente riscontrabile da una veduta panoramica esterna, si perde entrando all’interno per via delle numerose cappelle ivi contenute. Nonostante il ricco corredo di altari e dipinti, anche l’interno si presenta abbastanza semplice, spazioso ed elegante.
Tra queste innumerevoli opere d’arte, o semplicemente parti integranti degli arredi liturgici, come l’elegante Organo posto sopra il portale, si segnalano alcune particolarmente pregiate.
Sul lato desto del transetto, possiamo trovare il magnifico Crocifisso, eseguito a tempera su tavola lignea, indubbiamente di scuola giottesca riminese del XIV secolo attribuito a Pietro da Rimini o al Maestro del refettorio di Pomposa. Quest’opera si trova nella Collegiata solo dal 1934, prima era conservata all’interno della Pieve, l’ultimo restauro è avvenuto nel 1988 (una breve documentazione fotografica dei vari restauri nelle loro fasi è esposta proprio sotto l’opera all’interno della Chiesa)
Spostandoci sul lato sinistro, nella seconda cappella, abbiamo la pala del Cagnacci (vedi link degli Approfondimenti) raffigurante Gesù Bambino, San Giuseppe e sant’Egidio; protettori rispettivamente dei falegnami e dei fabbri, si dice infatti che fossero state proprio queste due corporazioni locali a commissionare l’opera.
La chiesa possedeva anche, a sinistra dell’altare maggiore, il bellissimo polittico del veneziano Jacobello da Bonomo, ora in esposizione al Museo Storico Archeologico di Santarcangelo.
C. Arfilli;
J. Harvey;
T. Manzo;
N. Rossi.
(alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)